«Ci salva la famiglia. è ancora l’anello forte del nostro modello sociale, ma ora la famiglia rischia di essere stretta in una tenaglia. Un cambio d’epoca, nell’incertezza. Colpa della demografia che ci consegna una famiglia rattrappita, con meno figli e più anziani, ma anche più donne che lavorano. Accade dietro le quinte, perché proprio la “vecchia famiglia” ha tamponato gli effetti pesantissimi della recessione. La famiglia è stata l’ultimo -e forse l’ unico- baluardo perché la crisi sociale non straripasse, perché il tasso di disoccupazione rimanesse (apparentemente) sotto la media europea, perché si tenessero insieme genitori e figli e ancora i nonni. La famiglia, con le sue reti informali di solidarietà, è stata la nostra barriera protettiva, il nostro grande ammortizzatore sociale». L’articolo continua lamentandosi con un paese che «destina ai nuclei familiari circa la metà delle risorse che mediamente impegnano le altre nazioni europee». Dopo aver analizzato i tassi di consumo delle famiglie italiane, si sottolinea come «anche il lavoro è stato “salvato” dalla famiglia. Che ha protetto i giovani sui quali la crisi si è scaricata con più violenza. Ha retto il capofamiglia, sostenuto, quando necessario, dalla cassa integrazione. La famiglia ha svolto il consueto ruolo di ammortizzatore sociale, sopportando il peso della mancanza di occupazione dei figli». Eppure l’istituzione della famiglia ha numerosi nemici, proprio perché è un’istituzione prettamente cristiana. Se la famiglia salterà, salterà anche la società, perché «il figlio unico non potrà più di tanto occuparsi dei propri genitori anziani. Salterà perché crescerà in maniera esponenziale la domanda di servizi e di assistenza sanitaria se si pensa che già oggi il 90% degli over 85 ha una malattia cronica. L’assistenza agli anziani è oggi in buona misura delegata proprio alla famiglia». Concludendo, se sicuramente è da apprezzare la scelta di pubblicare un articolo del genere da parte di Repubblica, appare abbastanza contraddittorio il fatto che questo quotidiano, indipendentemente dall’oggettiva vicinanza a certe aree politiche, mentre si offre spesso come principale portavoce della cultura laicista, libertina, modernista e bioeticamente abortista, ogni tanto si metta anche a lamentarsi delle dirette conseguenze e, cioè, la crisi della famiglia, l’invecchiamento della popolazione e il calo demografico.