|
De: MOTHERSIXTEN (Mensaje original) |
Enviado: 25/02/2014 09:08 |
Dove sei adesso? Se solo ci potessimo toccare, se le nostre separate entità potessero incastrarsi come un puzzle cinese ...
Amore: la felicità di combaciare perfettamente con tutti i pezzetti di te.
E insieme il puzzle è risolto..
Muriel Rukeyser
|
|
|
|
Primer
Anterior
2 a 10 de 10
Siguiente
Último
|
|
La tenerezza come l'amore sono le uniche cose al mondo che crescono quando si condividono.
"Jacques Salomè"
|
|
|
|
Ti amai e amandoti solo te non vedevo... eri il cielo e il mare, eri la notte e il giorno Solo quando ti persi Io ti conobbi... Quando ti avevo innanzi Al mio sguardo perduto Non eri la mia amante Eri l’universo Or che non mi appartieni, sei solo della tua grandezza. Mi eri lontana nell'anima, per questo non ti vedevo... Presenza in me così quieta, che non la sentivo. Sol quando l’esser mio ti perse Vidi che non eri tu. Non so cosa eri. Credo Il mio modo di guardare, il mio sentire il mio ardore il mio modo di pensare... Eri l’anima mia, fuori Dal Luogo e dall'Ora... Oggi ti cerco e piango Per poterti ritrovare Neppure ti rammento In qual modo ti amai Né fosti un sogno mio Perché ti piango io? Non so... Ti persi e oggi sei Reale nel mondo de reali... Come l'ora che fugge, fuggi e tutto è uguale a se stesso e è così triste ciò che vedo che esiste. In quale spazio fittizio, in quale tempo immoto fosti il cilicio che io, nella fede chiuso, non sentivo e oggi sento che mi desto e non mi mento... E le tue mani, tuttavia, sento nelle mie mani, il nostro sguardo fisso e muto quanti momenti vani al di là di noi visse né nostro, tuo o mio Quante volte sentimmo Con l’anima il nostro contatto Quante volte seguimmo Per il cammino astratto che v’è tra anima e anima Ore quieta calma! E oggi mi domando Chi fu che amai, baciai Con chi persi la fine Dei sogni che sognai... Ti cerco e neanche vedo Il mio stesso desiderio Cosa fu reale in noi? Cosa fu in noi sogno? Di cosa, di che voce Noi fummo La doppia eco ridente Che unità avemmo? Che cosa perdemmo? Noi non sognammo. Eri Reale e reale ero io Le tue mani - cosi sincere... I miei gesti - così leali... Tu e io fianco a fianco... Questo... e questo finito... Come vi fu tra noi amore E cessò di esservi? So che oggi è vago dolore Ciò che allora era piacere Ma non so che passò Su noi e ci destò Ci amammo davvero? Ci amiamo ancora? Se ci penso vedo che eri Quale sei ora... e finisce. Tutto ciò che fu amore; così quasi senza dolore. Senza dolore... Stupore vago D’aver dovuto amare Quasi mi ubriaco Al solo pensarlo Cosa mutò e dove? Cosa in noi si nasconde? Forse senti come me E non sai dirlo Essere è essere nostro velo Amare è coprirlo, oggi che ti lasciai so che ti amai... Siamo la bruma E all'interno vediamo Cadono una a una Le comprensioni che abbiamo E restiamo nel freddo Dell'Universo vuoto Che importa? Se ciò che fu Tra noi fu amore, Se per amarti mi duole Non amarti più, e il dolore Ha un senso intimo, niente sarà perduto... E oltre noi, nell'Adesso In cui non siamo veli Vivremo l’Ora Voltati verso Dio E nel silenzio Comprenderemo tutto.
Fernando Pessoa
|
|
|
|
De: Ver@ |
Enviado: 01/03/2014 15:03 |
Non avremmo mai voluto scrivere questo pezzo, eppure ci tocca farlo. Il terremoto ha devastato L’Aquila e le sue terre, e nulla possiamo aggiungere a tutto quello che la stampa e la televisione vi hanno raccontato sino ad ora. E’ chiaro che in un momento come questo, quando la gente abruzzese piange i suoi cari, nessuna parola in più va detta perchè comunque non servirebbe a riportarli indietro alla vita e nulla deve distogliere l’attenzione di tutti noi dal prenderci cura dei nostri conterranei e della loro sofferenza. Ora tutte le energie devono consolare chi ha perso qualcuno, e poi aiutare ed assistere chi ha perso qualcosa. Ma dopo, quando arriverà il dopo consolatore che arriva sempre dopo le tragedie, per immani che esse vogliano essere, quel dopo ambisce alla rinascita e si può risorgere solo fondando il nuovo sulle proprie solide radici, sulla propria terra, sui propri paesi e sulla propria memoria. Ecco allora che l’algido bene monumentale o artistico, quella chiesa o quel castello che erano il cuore simbolico del paese, diventano il focolare della memoria attorno al quale raccogliersi e raccogliere le proprie energie per ricostruire. Questo patrimonio ha sofferto danni gravissimi e queste foto, raccolte proprio oggi 6 aprile, vi mostrano ciò che non c’è più, e ve lo mostrano affinchè torni ad esserci.
|
|
|
|
Le parole
Le parole non hanno occhi né gambe, non hanno bocca né braccia, non hanno visceri e spesso nemmeno cuore, o ne hanno assai poco. Non puoi chiedere alle parole di accenderti una sigaretta ma possono renderti più piacevole il vino. E certo non puoi costringere le parole a fare qualcosa che non voglion fare. non puoi sovraccaricarle e non puoi svegliarle quando decidono di dormire. Qualche volta gli scrittori si uccidono quando le parole li lasciano. Altri scrittori fingeranno di averle ancora in pugno anche se le loro parole sono già morte e sepolte. Le parole sono uno dei più grandi miracoli al mondo, possono illuminare o distruggere menti, nazioni, culture. Le parole sono belle e pericolose. Se vengono a trovarti, te ne accorgerai e ti sentirai il più fortunato della terra. Nient’altro avrà più importanza e tutto sembrerà importante. Ti sentirai il dio sole, riderai del tempo che fugge, ce l’avrai fatta, lo sentirai dalle dita fino alle budella, e sarai diventato, finché dura, un fottutissimo scrittore che rende possibile l’impossibile, scrivendo parole, scrivendole, scrivendole.
Charles Bukowski
|
|
|
|
Per amare veramente una donna Per capirla - devi conoscerla profondamente Sentire ogni pensiero - vedere ogni sogno E darle ali - quando lei vuole volare Così quando ti troverai steso indifeso nelle sue braccia Sai che tu ami veramente una donna
Quando ami una donna dille Che lei è veramente voluta Quando ami una donna dille che lei è l'unica Perché lei ha bisogno di qualcuno che le dica Che durerà per sempre Così dimmi se hai mai amato veramente Veramente veramente una donna?
Per amare veramente una donna Lascia che ti abbracci - Finchè tu sai che ha bisogno di essere toccata Tu devi respirarla - assaggiarla realmente Finchè non la senti nel tuo sangue E quando tu puoi vedere i tuoi futuri bambini nei suoi occhi Sai che tu ami veramente una donna
Quando ami una donna dille Che lei è veramente voluta Quando ami una donna dille che lei è l'unica Perché lei ha bisogno di qualcuno che le dica Che starete sempre insieme Così dimmi se hai mai amato veramente Veramente veramente una donna?
Tu devi darle della fiducia - abbracciarla forte Un po' di dolcezza - trattarla bene Lei starà sempre al tuo fianco, prendendosi buona cura di te Sì tu devi realmente amare la tua donna...
Bryan Adams
|
|
|
|
Non posso essere sola, mi viene a visitare una schiera di ospiti, non sono registrati, non usano la chiave, non han né vesti, né nomi, né climi, né almanacchi, ma dimore comuni, proprio come gli gnomi, messaggeri interiori ne annunciano l'arrivo, invece la partenza non è annunciata, infatti non sono mai partiti. Emily Dickinson
|
|
|
|
|
Esempi di versi Maltusiani:
« Maltusiano è quella cosa
ch'ogni cosa agguanta e inguanta, il pungetto bene impianta ma si ferma sul più bel. »
|
(dal Almanacco Purgativo del 1914) |
« Petrolini è quella cosa
che ti burla in ton garbato, poi ti dice: ti à piaciato? se ti offendi se ne freg. »
|
(Ettore Petrolini) |
« Parlamento è quella cosa
che ci vanno tutti quanti, i più bischeri e birbanti vanno pure al minister. »
|
(dal Almanacco Purgativo del 1914) |
|
|
|
|
In letteratura i Versi Maltusiani furono una vera e propria moda letteraria diffusa in Italia nei primi anni del Novecento grazie ai futuristi che gravitavano attorno alla rivista Lacerba. Erano chiamati "Maltusiani" perché facendo riferimento alle teorie dell’economista inglese Thomas Robert Malthus, sostenitore della necessità della limitazione delle nascite, ed essendo allora il metodo anticoncezionale più diffuso il coitus interruptus, i versi maltusiani avevano la caratteristica di interrompere l'ultima parola dell'ultimo verso. Scrittori del calibro di Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Filippo Tommaso Marinetti, Luciano Folgore o l'attore e drammaturgo Ettore Petrolini si dilettarono in questo tipo di componimento.
Poeti improvvisatori in lingua sarda |
Bruno Agus (in piedi) da sinistra: Salvatore Ladu, Giuseppe Porcu e il tenore di Ula Tirso
durante l'esibizione a Gupini
Poeti improvvisatori in lingua sarda |
Bruno Agus (in piedi) da sinistra: Salvatore Ladu, Giuseppe Porcu e il tenore di Ula Tirso
durante l'esibizione a Gupini
| |
|
|
|
|
Pensare a te è cosa delicata.
È un diluire di colore denso e pieno e il passarlo in acquarello finissimo con un pennello di martora. Un pesare chicchi di nulla in bilancia minima, un intrecciare fili di ferro cauto e attento, un proteggere la fiamma contro il vento, un pettinare chiome di bambini. Un districare fili da cucito, un correre su lana, ché nessuno senta o sappia, un planare di gabbiano come un labbro sorridente. Penso a te con tanta tenerezza come se fossi vetro o velo di porcellana che al solo pensarti ti potresti spezzare.
António Gedeão
|
|
|
Primer
Anterior
2 a 10 de 10
Siguiente
Último
|