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De: Orso Tony (Mensaje original) |
Enviado: 22/03/2014 00:23 |
Nato il 21 marzo 1938 a Cassine (Alessandria) crebbe artisticamente a Genova frequentando grandi cantautori come Bruno Lauzi, Gino Paoli e Fabrizio De André.
Il suo grande amore musicale era il jazz... ed infatti la sua prima band si chiamava "Jelly Roll boys jazz band".
Luigi Tenco (Cassine, 21 marzo 1938 – Sanremo, 27 gennaio 1967)
I suoi esordi con il nome d'arte Gigi Mai (ne userà poi diversi altri)non furono baciati dal successo nè di pubblico nè di critica.
Dal 1959 iniziano i suoi successi soprattutto con "Mi sono innamorato di te" e "Io sì"... poi nel 1964 con "Ho capito che ti amo" e nel 1966... con "Un giorno dopo l'altro" e "Lontano, lontano"
Nel 1967 partecipa al festival di Sanremo già attanagliato da problemi psicologici con ""Ciao amore, ciao" cantata in coppia con Dalida e nel vederla bocciata dalla giuria a favore di altre canzoni di scarso valore si tolse la vita...
E' stato un cantautore davvero "autentico" in quanto non cedette mai a pressioni commerciali o si abbassò a volgarizzazioni della sua vena poetico-musicale...
Milioni di giovani dell'epoca (tra i quali il sottoscritto) lo amavano per questo e rimasero sconvolti quando appresero della sua morte.
Per me, ma non solo per me, le sue erano quasi tutte "canzoni poesie".
Ed è proprio con la canzone poesia che segue che mi fa piacere ricordarlo e rendergli omaggio...
La canzone è tutta sua… testo e musica… ed appare a me…, ma non solo…, come una delle sue canzoni più incisive… più sensuali… più romantiche ed intriganti…
Direi che per questi aspetti rappresenta un vero e proprio unicum tra le sue canzoni...
E’ bello ascoltarla sia nella versione maschile sofferta e profonda del grande Luigi… che nella versione femminile cantata con la consueta sensualità ed intensità dalla classica Ornella Vanoni…
Prima però… leggiamo il testo… per apprezzarne il valore "poetico".
IO SI’
- Tenco -
Io sì, che t’avrei fatto vivere una vita di sogni che con lui non puoi vivere Io sì, avrei fatto sparire dai tuoi occhi la noia che lui non sa vedere ma ormai… Io sì, t’avrei detto il mio amore cercando le parole che lui non sa trovare Io sì, t’avrei fatta invidiare dalle stesse tue amiche che di lui ora ridono, ma ormai… Io sì, t’avrei fatta arrossire dicendoti “ti amo” come lui non sa dire Io sì, da te avrei voluto quella tua voce calda che a lui fa paura ma ormai… Io sì, t’avrei fatto capire che il bello della sera non è soltanto uscire Io sì, t’avrei insegnato che si incomincia a vivere quando lui vuol dormire, ma ormai… Io sì, che t’avrei insegnato qualcosa dell’amore che per lui è peccato Io sì, t’avrei fatto sapere quante cose tu hai che mi fanno impazzire ma ormai…
Ascoltiamola dunque cantata dall’autore…
e, se ci va, anche dalla Vanoni…
Ciao da Tony Kospan
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« Io sono uno che sorride di rado, questo è vero, ma in giro ce ne sono già tanti che ridono e sorridono sempre, però poi non ti dicono mai cosa pensano dentro » |
(Luigi Tenco, Io sono uno, 1966) |
Biografia
Gli inizi
Nacque da una relazione extraconiugale della madre, Teresa Zoccola, cameriera presso una famiglia molto benestante di Torino (la famiglia Micca) con Ferdinando (1921-1983), il figlio sedicenne della famiglia
. La madre venne poi allontanata e ritornò a Cassine, e Luigi prese il cognome del marito della ragazza, Giuseppe Tenco, che morì in circostanze mai del tutto chiarite prima che lui nascesse.
I due avevano già un figlio, Valentino.
Trascorse la prima infanzia tra Cassine e Ricaldone (paese originario della madre) fino a che, nel 1948, la famiglia si trasferì in Liguria, dapprima a Nervi e poi a Genova, dove la madre aprì un negozio di vini. Frequentò, con discreto profitto, dapprima il liceo Ginnasio Andrea Doria per poi trasferirsi al liceo scientifico.
Nel 1953 fondò un gruppo musicale, la Jelly Roll Boys Jazz band (composta da Danilo Dègipo alla batteria, Bruno Lauzi al banjo, Alfred Gerard alla chitarra ed egli stesso al clarinetto), che propone tra i tanti brani di Nat King Cole e Kid Ory.
Iniziò a suonare il sax nel 1957, quando venne chiamato da Marcello Minerbi (in seguito fondatore dei Los Marcellos Ferial ed arrangiatore per Claudio Lolli in Aspettando Godot) nel Trio Garibaldi, con Ruggero Coppola alla batteria e Minerbi al pianoforte; proprio per il trio Tenco scrive la sua prima canzone, la sigla di apertura dell'orchestra.
Seguì nel 1958 la costituzione del gruppo i Diavoli del Rock con Graziano Grassi, soprannominato Roy, alla batteria e Gino Paoli alla chitarra.
Iscrittosi alla facoltà di ingegneria, passò poi a quella di scienze politiche. In questo periodo entrò a far parte del Modern Jazz Group di Mario De Sanctis.
Nel 1959 si trasferì a Milano, ospite con l'amico Piero Ciampi di Gianfranco Reverberi che, lavorando come arrangiatore alla Dischi Ricordi, lo fece partecipare come session man alle registrazioni di La tua mano di Gino Paoli e Se qualcuno ti dirà di Ornella Vanoni; si trasferì poi con Ciampi alla Pensione del Corso, in Galleria del Corso 1, dove alloggiavano anche Paoli, Sergio Endrigo, Franco Franchi, Bruno Lauzi ed altri artisti.
Ottenne poi un contratto discografico con la Dischi Ricordi come cantante; il suo esordio con il gruppo I Cavalieri risale al 1959.
Il gruppo - che gravitava intorno alla casa discografica Tavola Rotonda, sottoetichetta della Ricordi, da cui il nome, e del quale facevano parte Gianfranco Reverberi, Paolo Tomelleri, Enzo Jannacci e Nando de Luca - incise un EP con quattro brani, Mai/Giurami tu/Mi chiedi solo amore/Senza parole (che vennero anche pubblicati suddivisi in due 45 giri), pubblicato a nome Tenco.
Dopo questa incisione, Tenco adottò gli pseudonimi di Gigi Mai, Dick Ventuno e Gordon Cliff, chiedendo a Nanni Ricordi di non apparire con il suo vero nome per non subire danni d'immagine essendo studente di scienze politiche ed iscritto ad un partito politico.
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Cronologia degli eventi Il primo 33 giri di Tenco uscì proprio quell'anno; conteneva successi quali Mi sono innamorato di te e Angela, ma anche Cara maestra che non fu ammessa all'ascolto dalla Commissione per la censura (per quest'ultimo brano fu allontanato dalle trasmissioni RAI per due anni).Nel 1961 uscì il suo primo 45 giri inciso come solista e con il suo vero nome, intitolato I miei giorni perduti. Nel 1962 cominciò una breve esperienza cinematografica, con il film La cuccagna di Luciano Salce (con Donatella Turri tra gli interpreti), pellicola nella quale cantò il brano La ballata dell'eroe, composta dall'amico Fabrizio De André. Sempre negli anni sessanta strinse un'amicizia importante con il poeta anarchico genovese Riccardo Mannerini. Nel 1963 si ruppe l'amicizia con Gino Paoli, a causa della relazione di questi con la giovane attrice Stefania Sandrelli, che Tenco non approvava. Nel settembre dello stesso anno le sue canzoni Io sì e Una brava ragazza furono nuovamente bloccate dalla censura. Poco prima aveva abbandonato la Dischi Ricordi per la Jolly. Agli inizi del 1965 fa la sua seconda apparizione cinematografica, nel film musicale 008: Operazione ritmo, di Tullio Piacentini, distribuito con successo in tutta Italia. Nel 1965, dopo vari rinvii che aveva ottenuto, partì per il servizio militare, che completò tuttavia in gran parte con ricoveri ospedalieri. L'anno successivo stipula un contratto con la RCA Italiana ed incide Un giorno dopo l'altro, che diventa sigla dello sceneggiato televisivo Il commissario Maigret. Altri successi dell'epoca sono Lontano lontano (in gara a Un disco per l'estate 1966), Uno di questi giorni ti sposerò, E se ci diranno, Ognuno è libero. A Roma, conobbe la cantante italo-francese Dalida, con la quale ebbe una relazione. Luigi Tenco sul palco di Sanremodurante l'esecuzione diCiao amore ciao Nello stesso periodo collaborò con il gruppo beat The Primitives, guidato da Mal, per i quali scrisse, in collaborazione con Sergio Bardotti, il testo italiano di due canzoni: I ain't gonna eat my heart anymore, che diventa il grande successo Yeeeeeeh!, e Thunder'n Lightnin, tradotta inJohnny no! e contenuta nell'album del gruppo Blow Up. Nel 1967 si presentò (qualcuno sostenne suo malgrado) al Festival di Sanremo con la canzoneCiao amore ciao, cantata, come si usava a quel tempo, da due artisti separatamente (in questo caso si trattava dello stesso Tenco e di Dalida). In realtà il brano aveva un altro testo e un altro titolo, Li vidi tornare (il provino con il testo originale venne pubblicato qualche anno dopo in un'antologia della RCA Lineatre), ma Tenco decise di modificare le parole originali, che parlavano di alcuni soldati che partivano per la guerra durante il Risorgimento. Il brano di Tenco non venne apprezzato dal pubblico e non fu ammesso alla serata finale del Festival, classificandosi al dodicesimo posto nel voto popolare. Fallito anche il ripescaggio, dove fu favorita la canzone La rivoluzione di Gianni Pettenati, pare che Tenco sia stato preso dallo sconforto.
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De: Marika |
Enviado: 22/04/2014 00:51 |
http://www.youtube.com/watch?v=DAhtAf2NMrE&list=RDbcv17Lov62Y&feature=share&index=1 |
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LUIGI TENCO
« Io sono uno che sorride di rado, questo è vero, ma in giro ce ne sono già tanti che ridono e sorridono sempre, però poi non ti dicono mai cosa pensano dentro »(Luigi Tenco, Io sono uno, 1966)
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CIAO AMORE CIAO
La canzone è in parte una canzone d’amore e in parte una canzone di critica verso la società moderna.Il testo parla infatti di una persona che, stanca della vita di campagna e del lavoro nei campi (in cui – si dice – la sopravvivenza è esclusivamente legata alla variabilità delle condizioni atmosferiche), è decisa a partire per la città, per cercare nuove opportunità professionali ed inseguire nuovi sogni: per fare questo, però, deve lasciare la persona amata, che rimane nei luoghi d’origine. Nel “nuovo mondo”, però, la persona protagonista del brano sembra trovarsi un po’ “spaesata”, tanto da aver voglia di tornare sui propri passi, anche se mancano i soldi.Il disagio che avvolge il protagonista in questa sua nuova avventura è espresso, tra l’altro, in frasi molto significative come in un mondo di luci, sentirsi nessuno (seconda strofa del brano), frase questa che inoltre testimonia ancora una volta la celeberrima malinconia e il pessimismo caratteristico delle canzoni di TencoPer quanto riguarda la melodia, il ritornello è – confrontato ad altre canzoni di Tenco e con il tema del brano – insolitamente allegro, forse perché in questo ritornello, nel quale vengono ripetute le parole del titolo, ovvero viene fatto riferimento al saluto d’addio alla persona amata, è insito un grido di speranza in un futuro migliore (pur con un pizzico di malinconia dovuto all’abbandono).Vi sono, infine, delle differenze tra la versione di Tenco e quella di Dalida: la prima inizia, infatti, subito con la parte cantata, mentre la seconda inizia con un preludio strumentale.
Ciao amore ciao
Luigi Tenco
La solita strada, bianca come il saleil grano da crescere, i campi da arare.Guardare ogni giornose piove o c'e' il sole,per saper se domanisi vive o si muoree un bel giorno dire basta e andare via.Ciao amore,ciao amore, ciao amore ciao.Ciao amore,ciao amore, ciao amore ciao.Andare via lontanoa cercare un altro mondodire addio al cortile,andarsene sognando.E poi mille strade grigie come il fumoin un mondo di luci sentirsi nessuno.Saltare cent'anni in un giorno solo,dai carri dei campiagli aerei nel cielo.E non capirci niente e aver voglia di tornare da te.Ciao amore,ciao amore, ciao amore ciao.Ciao amore,ciao amore, ciao amore ciao.Non saper fare niente in un mondo che sa tuttoe non avere un soldo nemmeno per tornare.Ciao amore,ciao amore, ciao amore ciao.Ciao amore,ciao amore, ciao amore ciao.
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