La fine è il mio inizio è il titolo dell’ultimo libro scritto dal giornalista Tiziano Terzani, assieme al figlio Folco, ed è anche il titolo del film diretto dal regista tedesco Jo Baier, che vedremo in sala il prossimo 1° aprile.
Una pellicola difficile questa, perché essenzialmente basata su alcuni dialoghi padre-figlio, poche settimane prima della morte del giornalista fiorentino. Siamo a Orsigna, nella casa di famiglia della famiglia Terzani, dove Tiziano si è ritirato a vita privata con la moglie: è malato di cancro all’intestino e non vuole più vedere i medici, è tranquillo e aspetta la fine della sua vita serenamente. Sente l’esigenza però di richiamare il figlio Folco, che vive a New York e di professione gira documentari, per parlare con lui: “E se io e te ci sedessimo ogni giorno per un’ora e tu mi chiedessi le cose che hai sempre voluto chiedermi e io parlassi a ruota libera di tutto quello che mi sta a cuore dalla storia della mia famiglia a quella del grande viaggio della vita?”. Ed è proprio quello che fanno: seduti all’aria aperta, il giornalista dai vestiti bianchi come la sua lunga barba e il figlio trentacinquenne, con cui il rapporto non è stato tra i più semplici, parlano a lungo, accompagnati solo da un registratore, che incide per sempre le parole di un uomo che ha vissuto tante vite, tutte straordinarie e tutte complesse.
La macchina da presa è fissa sui due personaggi, indugia sulle loro parole che sembrano posarsi leggere sulla splendida natura che circonda i due uomini. In disparte, c’è Angela, moglie di Tiziano e madre di Folco, che non interferisce mai con i due, ma che è presenza costante e rassicurante per tutto il film, così come fece durante la carriera di Terzani, accompagnandolo in tutti i luoghi in cui si spinse, dalla Cina al Giappone, fino a quando la sua ricerca di un senso altro e vero non spinse suo marito sulle cime dell’Himalaya, solo con grande saggio per tre anni, che gli insegnò ad accettare in maniera serena la morte che a grandi passi si avvicinava. Ma quando tornò, per ritirarsi in Toscana, lei fu lì, pronta ad accoglierlo, senza chiedere nulla, nemmeno di riposare l’uno accanto all’altro nello stesso letto.
Terzani non era certo un uomo facile, presenza ingombrante destinata a schiacciare gli altri membri della famiglia, su tutti Folco, reo secondo il padre “di non riuscire a terminare mai nulla”. Ma questa volta, l’uno davanti all’altro, è importante e decisivo dialogare e portare a termine il loro discorso, dirsi tutto ciò che ritengono importante, e avvicinarsi insieme e senza tristezza alla morte, cercando di coglierne il senso ultimo.