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De: Ver@ (Mensaje original) |
Enviado: 13/06/2015 04:03 |
LA VECCHIETTA CHE ASPETTAVA
DIO
C'era una volta un'anziana signora che passava in pia preghiera molte ore della giornata.
Un giorno sentì la voce di Dio che le diceva: "Oggi verrò a farti visita".
Figuratevi la gioia e l'orgoglio della vecchietta. Cominciò a pulire e lucidare, impastare e infornare dolci.
Poi indossò il vestito più bello e si mise ad aspettare l'arrivo di Dio. Dopo un po', qualcuno bussò alla porta. La vecchietta corse ad aprire.
Ma era solo la sua vicina di casa che le chiedeva in prestito un pizzico di sale.
La vecchietta la spinse via: "Per amore di Dio, vattene subito, non ho proprio tempo per queste stupidaggini!
Sto aspettando Dio, nella mia casa! Vai via!". E sbattè la porta in faccia alla mortificata vicina. Qualche tempo dopo, bussarono di nuovo. La vecchietta si guardò allo specchio, si rassettò e corse ad aprire.
Ma chi c'era? Un ragazzo infagottato in una giacca troppo larga che vendeva bottoni e saponette da quattro soldi.
La vecchietta sbottò: "Io sto aspettando il buon Dio. Non ho proprio tempo. Torna un'altra volta!".
E chiuse la porta sul naso del povero ragazzo. Poco dopo bussarono nuovamente alla porta. La vecchietta aprì e si trovò davanti un vecchio
cencioso e male in arnese. "Un pezzo di pane, gentile signora, anche raffermo...
E se potesse lasciarmi riposare un momento qui sugli scalini della sua casa", implorò il povero. "Ah, no! Lasciatemi in pace! Io sto aspettando Dio! E stia lontano dai miei scalini!"
disse la vecchietta stizzita. Il povero se ne partì zoppicando e la vecchietta si dispose di nuovo ad aspettare Dio. La giornata passò, ora dopo ora. Venne la sera e Dio non si era fatto vedere.
La vecchietta era profondamente delusa. Alla fine si decise ad andare a letto.
Stranamente si addormentò subito e cominciò a sognare. Le apparve in sogno il buon Dio che le disse:
"Oggi, per tre volte sono venuto a visitarti, e per tre volte non mi hai ricevuto".
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De: Ver@ |
Enviado: 13/06/2015 10:19 |
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De: Ver@ |
Enviado: 13/06/2015 11:01 |
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La nuvoletta gentile
Una nuvoletta nera, piena d’acqua, se ne andava per il cielo, spinta dal vento. “Dove posso far cadere la mia acqua?” domandò tra sé. Guardò giù sulla terra. Vide in un prato tanti bambini che si divertivano, cantavano e ridevano. “No, non devo far cadere la mia acqua sopra quei bambini, si bagnerebbero e potrebbero prendersi un male. E’ meglio che vada avanti ancora un poco”. La nuvoletta fece un’altra passeggiata. Si fermò e guardò giù. Vide un ruscello che correva tranquillo. “No, il ruscello non ha bisogno della mia acqua, andrò avanti ancora.” Riprese il suo cammino. Si fermò un’altra volta… guardò sulla terra e vide tanti fiorellini con le corolle abbassate… i petali sciupati, i gambi ingialliti. E sentì anche le voci di lamento: “Abbiamo sete, regalaci un po’ d’acqua o nuvoletta!” La nuvola disse tra sé: “Sopra questi fiori posso lasciar cadere la mia acqua. Hanno sete e non aspettano altro”. Difatti la nuvoletta lasciò cadere tante gocce… la pioggia benefica riportò la freschezza e la gioia ai fiori assetati. |
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De: Ver@ |
Enviado: 20/06/2015 13:19 |
C’era una volta. in un inverno freddissimo, un uccellino che volava su un campo innevato. Avendo le zampette piene di neve cercava un posto su cui appoggiarsi. Dall’alto sembrava che tutto fosse ricoperto di neve. Scendendo più in basso, però, si accorse che c’era una pietra che ne era priva.
Allora l’uccellino si avvicinò e chiese al sasso: “Scusami, sono
infreddolito e ho le zampette piene di neve, posso poggiarmi su di te
per qualche istante?” Il sasso lo guardò e subito disse “Ma certo!”. L’uccellino si posò, si asciugò le zampette e dopo qualche minuto riprese il viaggio.
Nel ripartire disse alla pietra: “Grazie, sei stato veramente gentile,
eri l’unico su cui potevo poggiarmi. Ti sarò sempre debitore”. Ma il sasso rispose: “Grazie a te! Ora non mi chiederò più che ci sto a fare”.
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L'ELEFANTE
C'erano una volta sei saggi, che però erano ciechi.
In città fu condotto un elefante ed essi vollero conoscerlo,
perchè non ne avevano mai visto uno.
Essendo ciechi decisero di conoscerlo toccandolo.
Il primo toccò l'orecchio grande e piatto e disse:
"è; come un ventaglio".
Un altro toccò le zampe e disse: "è; come un albero".
Il terzo, toccando la coda, disse: "sbagliate entrambi: è; come una fune".
Il quarto toccò le zanne e disse: "macchè;, è; come una lancia".
Il quinto, toccando il fianco dell'animale disse.
"ma no! E' una muraglia".
L'ultimo, afferrata la proboscide, disse:
"avete tutti torto, è; come un serpente".
I sei saggi ciechi si accapigliarono per un'ora gridando:
"Ventaglio!Albero!Fune!Lancia!Muraglia!Serpente!"
E non riuscirono a capire
come fosse fatto un elefante!
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De: Ver@ |
Enviado: 23/06/2015 00:36 |
Da più di un'ora il Gatto stava nel granaio a far la posta a un piccolo Topo appollaiato su di una trave del tetto. Finalmente, al corto di pazienza, fingendo una condiscendenza rara: _Sapresti dirmi_ incominciò_o caro Sorcio, quale distanza c'è tra te e il pavimento? Rispose l'interpellato: _Quanta ne occorre tra la tua felicità e la mia. Il Gatto incassò la risposta sagace, e poi, abbozzando un amabile sorriso che gli costò più di dieci giorni di digiuno, disse: _ Non comprendo la tua diffidenza nei miei riguardi; in fin dei conti è la prima volta che ci vediamo, ed io forse sono la prima creatura che ti ha sorriso. _Hai ragione; ma non c'è nulla al mondo che costi così poco come un sorriso che nasconde un'insidia. _La solita risposta dei diffidenti!_ ghignò tra se il Gatto. Concluse il Topo:_ Scansati un poco, che possa compensare con una lacrima il tuo sorriso. Se non mi sbaglio, sotto il tuo capo c'è una chiazza di sangue. La conosco; è di mia madre.
R. Ferrari
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Quella sera Gretel non riusciva a prendere sonno. La giornata era stata piena di cose divertenti e andare a dormire sembrava un peccato,anche se cominciava ad essere un po' stanca di fare i soliti dispetti a Bigliam, il suo fratellino, così chiamato perchè era tondo come una biglia di vetro e quando lei facendo finta di niente gli dava una spintina, lui iniziava a rotolare e a strillare,e più rotolava più strillava e questo a Gretel piaceva molto, anche se non lo dava a vedere altrimenti la mamma si arrabbiava. Veramente la mamma era una brava mamma e non era mai molto arrabbiata e poi quella sera la mamma e Gretel avevano disegnato tanto insieme. Mamma aveva disegnato un grosso coniglio bianco e aveva spiegato a Gretel che i conigli sono piccoli animali buffi e simpatici,con lunghe orecchie e grossi denti e mangiano le carote. Allora Gretel, che conosceva bene le carote, prese le matite, un bel foglio di carta e ne disegnò una bella grossa, tutta arancione, così bella, ma così bella che sembrava proprio vera, tranne che per la punta che Gretel, stanca delle matite, si era dimenticata di disegnare. Adesso però era proprio venuto il momento di fare nanna, e in casa tutti dormivano. Tutti tranne Gretel che proprio non ci riusciva. All'improvviso dalla cameretta giunse un insolito rumore,come di qualcosa o qualcuno che raspasse leggermente. Gretel era una bambina quasimolto coraggiosa, ma non aveva mai girato per casa da sola di notte,soprattutto per andare alla scoperta di rumori misteriosi. La casa era tutta buia, ma per fortuna quella notte in cielo splendeva la Luna più grossa che si fosse mai vista. A Gretel la Luna piaceva tanto e sapeva di potersi fidare: qualunque fosse la causa del rumore, se andava in giro con quella Luna, non poteva certo essere cattiva. Così, guidata dalla luce di quella Luna, Gretel scese dal letto e, piano piano, in punta di piedi, andò fino alla sua stanzetta e, sorpresa.... in mezzo alla stanza vide un grosso coniglio che cercava di afferrare una carota, solo che non ci riusciva perchè al posto della punta della carota c'era il suo foglio, che sembrava incollato al terreno. Allora Gretel, che oltre che quasimolto coraggiosa era propriomolto intelligente, capì tutto e andò senza indugio dal coniglio dicendogli: “Ma tu sei il coniglio che ha disegnato mamma oggi!”. Il coniglio, preso alla sprovvista, si dimenticò che i conigli di solito non parlano e le rispose “Sì, certo, e siccome oggi è luna piena e tutte le ombre prendono vita,anche noi disegni usciamo dai fogli e ci divertiamo fino a quando la luna tramonta”. “Ma cosa stai facendo?” chiese Gretel. “Colazione” rispose il coniglio “o almeno ci provo". Solo che chi ha disegnato la carota si è dimenticato di fare la punta, e così non riesco a staccarla dal foglio. E questo è un grosso guaio, perchè io non ho mai mangiato in vita mia, essendo nato oggi, e se non mangio subito rischio di morire di fame”. Al che Gretel, bambina quasimolto coraggiosa, tanto molto intelligente e certo molto buona capì subito cosa doveva fare e presa la matita arancione disegnò la punta della carota. Appena ebbe completato il disegno, la carota si staccò dal foglio e immediatamente il coniglio la divorò, come se non mangiasse da una vita, il che peraltro era assolutamente veramente vero. Appena finito di divorare anche l'ultima briciolina il coniglio si pulì i baffi, fece tre salti di gioia e abbracciando forte Gretel le disse: “Grazie bambina. Come ti chiami?”. E Gretel rispose “Gretel, e ho quasi tre anni, signor Coniglio, e voi?”. “Claudioniglio” rispose il coniglio “che nella nostra lingua significa , e siccome mi hai salvato la vita, prometto di essere sempre al tuo servizio. D'ora in poi quando ci sarà la Luna Piena tu disegna quello che più ti piace e io trasformerò i tuoi disegni in realtà, ma ricordati di completarli ben bene”. Detto questo Gretel e Claudioniglio cominciarono a giocare e ballare e ballarono e giocarono per tutta la notte, e quando la Luna era prossima al tramonto si salutarono strofinandosi i nasi e si diedero appuntamento alla prossima Luna Piena e alla prossima avventura. |
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Quella sera Gretel non riusciva a prendere sonno. La giornata era stata piena di cose divertenti e andare a dormire sembrava un peccato,anche se cominciava ad essere un po' stanca di fare i soliti dispetti a Bigliam, il suo fratellino, così chiamato perchè era tondo come una biglia di vetro e quando lei facendo finta di niente gli dava una spintina, lui iniziava a rotolare e a strillare,e più rotolava più strillava e questo a Gretel piaceva molto, anche se non lo dava a vedere altrimenti la mamma si arrabbiava. Veramente la mamma era una brava mamma e non era mai molto arrabbiata e poi quella sera la mamma e Gretel avevano disegnato tanto insieme. Mamma aveva disegnato un grosso coniglio bianco e aveva spiegato a Gretel che i conigli sono piccoli animali buffi e simpatici,con lunghe orecchie e grossi denti e mangiano le carote. Allora Gretel, che conosceva bene le carote, prese le matite, un bel foglio di carta e ne disegnò una bella grossa, tutta arancione, così bella, ma così bella che sembrava proprio vera, tranne che per la punta che Gretel, stanca delle matite, si era dimenticata di disegnare. Adesso però era proprio venuto il momento di fare nanna, e in casa tutti dormivano. Tutti tranne Gretel che proprio non ci riusciva. All'improvviso dalla cameretta giunse un insolito rumore,come di qualcosa o qualcuno che raspasse leggermente. Gretel era una bambina quasimolto coraggiosa, ma non aveva mai girato per casa da sola di notte,soprattutto per andare alla scoperta di rumori misteriosi. La casa era tutta buia, ma per fortuna quella notte in cielo splendeva la Luna più grossa che si fosse mai vista. A Gretel la Luna piaceva tanto e sapeva di potersi fidare: qualunque fosse la causa del rumore, se andava in giro con quella Luna, non poteva certo essere cattiva. Così, guidata dalla luce di quella Luna, Gretel scese dal letto e, piano piano, in punta di piedi, andò fino alla sua stanzetta e, sorpresa.... in mezzo alla stanza vide un grosso coniglio che cercava di afferrare una carota, solo che non ci riusciva perchè al posto della punta della carota c'era il suo foglio, che sembrava incollato al terreno. Allora Gretel, che oltre che quasimolto coraggiosa era propriomolto intelligente, capì tutto e andò senza indugio dal coniglio dicendogli: “Ma tu sei il coniglio che ha disegnato mamma oggi!”. Il coniglio, preso alla sprovvista, si dimenticò che i conigli di solito non parlano e le rispose “Sì, certo, e siccome oggi è luna piena e tutte le ombre prendono vita,anche noi disegni usciamo dai fogli e ci divertiamo fino a quando la luna tramonta”. “Ma cosa stai facendo?” chiese Gretel. “Colazione” rispose il coniglio “o almeno ci provo". Solo che chi ha disegnato la carota si è dimenticato di fare la punta, e così non riesco a staccarla dal foglio. E questo è un grosso guaio, perchè io non ho mai mangiato in vita mia, essendo nato oggi, e se non mangio subito rischio di morire di fame”. Al che Gretel, bambina quasimolto coraggiosa, tanto molto intelligente e certo molto buona capì subito cosa doveva fare e presa la matita arancione disegnò la punta della carota. Appena ebbe completato il disegno, la carota si staccò dal foglio e immediatamente il coniglio la divorò, come se non mangiasse da una vita, il che peraltro era assolutamente veramente vero. Appena finito di divorare anche l'ultima briciolina il coniglio si pulì i baffi, fece tre salti di gioia e abbracciando forte Gretel le disse: “Grazie bambina. Come ti chiami?”. E Gretel rispose “Gretel, e ho quasi tre anni, signor Coniglio, e voi?”. “Claudioniglio” rispose il coniglio “che nella nostra lingua significa , e siccome mi hai salvato la vita, prometto di essere sempre al tuo servizio. D'ora in poi quando ci sarà la Luna Piena tu disegna quello che più ti piace e io trasformerò i tuoi disegni in realtà, ma ricordati di completarli ben bene”. Detto questo Gretel e Claudioniglio cominciarono a giocare e ballare e ballarono e giocarono per tutta la notte, e quando la Luna era prossima al tramonto si salutarono strofinandosi i nasi e si diedero appuntamento alla prossima Luna Piena e alla prossima avventura.
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Raggi di luna
Prima di andare gioca con le mie mani e nel vento le fa dondolare.
Poi indica la luna attirandone i raggi fra le dita quasi fosse un aquilone incolore.
La luna di ghiaccio si scioglie in un dolce pianto, fremendo al calore del suo tocco.
E lui sorride come un bambino mostrandomi gli alberi risorti sotto la cintura di Orione.
Miracolo di puro amore.
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GRETEL E LA LUNA
Raggi di luna
Prima di andare gioca con le mie mani e nel vento le fa dondolare.
Poi indica la luna attirandone i raggi fra le dita quasi fosse un aquilone incolore.
La luna di ghiaccio si scioglie in un dolce pianto, fremendo al calore del suo tocco.
E lui sorride come un bambino mostrandomi gli alberi risorti sotto la cintura di Orione.
Miracolo di puro amore.
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Due Contadini
Ci sono 2 contadini "antò e geltrude " Allora anto de sera va in un bosco e dietro un cespuglio ci sono 2 innamorati.....l'innamorato all'innamorata gli fa: <>e l'innamorata all'innamorato: <> Allora anto va da geltrude e gli dice:-geltrù… <> Geltrude glie guarda be e glie dice: <>
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De: Lelina |
Enviado: 25/06/2015 08:41 |
Robottino,23, un pochino.
Mentre sta guidando incontra un vigile che gli dice: come ti chiami? robottinoquanti anni hai? 23sai guidare? un pochino. Poi incontra un altro vigileche gli domanda:come ti chiami? 23quanti anni hai? robottinoma mi stai prendendo per il culo? un pochino.
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