In realtà c'erano diversi tipi di silenzi: quello della notte. Ci era necessario; quello del compagno che ci lasciava piano; quello che osservavamo in segno di lutto; quello del sangue che circola lento; quello che ci ragguagliava sugli spostamenti degli scorpioni; quello delle immagini che ci passavamo e ripassavamo nella mente; quello delle guardie che tradiva stanchezza e routine; quello dell'ombra dei ricordi bruciati; quello del cielo plumbeo di cui non ci perveniva quasi nessun segno; quello dell'assenza, l'accecante assenza della vita. Il silenzio più duro, più insopportabile, era quello della luce.
Un silenzio potente e molteplice.
C'era il silenzio della notte, sempre uguale,
e poi c'erano i silenzi della luce.
Una lunga e interminabile assenza.
Tahar Ben Jelloun
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