IL MISTERO DEL PRINCIPE E DELLA CAPPELLA DI SANSEVERO
DIAMO UN'OCCHIATA AD ALCUNE TRA LE ALTRE OPERE PIU' INTERESSANTI DELLA CAPPELLA
(Le immagini che vedremo... penso saranno già note ai frequentatori delle immagini su google in quanto clikkatissime per il loro valore simbolico... ma in realtà tutte le tante altre statue sono ciascuna una miniera di simboli... in parte chiari ed in parte misteriosi... Qui sopra invece l'unico dipinto... della cappella... altra incredibile stranezza. n.t.k.) LA PUDICIZIA
La Pudicizia è il nome improprio dato al monumento funebre di Cecilia Gaetani dell’Aquila d’Aragona, madre di don Raimondo, morta in giovane età (morte simboleggiata dalla lapide spezzata); il Corradini, per esprimere il concetto voluto dal principe della “pudicizia velata”, scolpì una bellissima donna nuda coperta da un velo trasparente che la rende del tutto “impudica” per la generosità delle forme opulente che giocano con le pieghe del leggerissimo tessuto, dando l’impressione “tattile” di un vero velo poggiato.
Particolare
Questo artificio scultoreo, già usato dai greci della classicità per le veneri e per le vittorie alate, piaceva molto a Raimondo per l’insito significato del “velare” e “svelare”, caro agli iniziati delle scienze occulte ed ermetiche. Sarà usato, infatti, anche nel prodigioso “Cristo” del Sammartino. L’opera fu terminata nel 1751 e sulla base presenta un “Noli me tangere”, in bassorilievo, che ripropone sempre la tematica del Pudore.
IL DISINGANNO
Antonio Corradini IL DISINGANNO
Altra Statua 'ermetica' presente nella Cappella Sansevero, è questa del Queirolo, in cui vediamo che una fitta rete avvolge un uomo (suo padre) che si dibatte tentando di liberarsi, e accanto a lui un genio alato (il LUME) che gli sta indicando il cammino da compiersi: il piede scalzo poggia su un globo (il mondo) che raffigura l'ignoranza terrena per confluire verso la sapienza propria degli Illuminati. Simbologia che rappresenta l'Uomo che deve liberarsi dalla rete del peccato e dell'illusione per ottenere il controllo di se stesso, finalmente purificato e perfetto.
Questo secondo monumento funebre che analizzeremo, “Il Disinganno”, è quello di Antonio de Sangro, padre del principe, morto nel 1757, che, come detto, sconvolto dal grande dolore per la prematura morte della si abbandonò ad una vita errabonda ed inquieta della quale scoperto “l’inganno” si ritirò a vita monastica abbandonando le cose del mondo ed il figlioletto Raimondo al padre Paolo.