NEW YORK – La risata non è una risposta intellettuale a qualcosa di divertente ma uno strumento istintivo di sopravvivenza, tipico degli animali sociali. Che la utilizzano per conservare la specie. Ridere per non morire, insomma. Lo rivela uno studio condotto per oltre vent'anni da Robert R. Provine, docente di psicologia e neuroscienze presso l'Università del Maryland, secondo cui il riso è «un atto ancestrale, antico e crudo, che mostra le radici comuni a tutti gli esseri umani, forse a tutti i mammiferi».
DARWIN E DINTORNI- Da Platone ad Aristotele, da Kant a Schopenhauer e da Hobbes a Freud, scienziati e pensatori tentano da oltre duemila anni di comprendere questa manifestazione umana, naturalissima ed insieme misteriosa. Ma è stato il padre dell'evoluzionismo Charles Darwin il primo ad applicare il metodo scientifico allo studio della risata e delle emozioni in generale. Ne «L'espressione delle emozioni negli animali e nell'Uomo», Darwin abbozzò per la prima volta lo studio del comportamento animale secondo una prospettiva evoluzionistica, che avrebbe dato poi spunto nel secolo successivo all'etologia.
RISATA DI STRADA - All’inizio della sua ricerca il prof Provine aveva riunito un gruppo di persone nel suo laboratorio hightech in Maryland, costringendole a guardare per ore ed ore il programma satirico «Saturday Night Live», considerato tra i più ilari della tv Usa. Ma quando si è reso conto che anche le puntate più divertenti facevano sbadigliare le sue “cavie”, – collegate ad un monitor misura-risata attraverso uno scanner neuro-cerebrale, - Provine ha deciso di spostare la ricerca nel suo habitat “naturale”. «Sono andato nelle piazze, nei centri commerciali e nei marciapiedi e ho studiato migliaia di episodi», racconta. «Ho scoperto che il 90 per cento delle risate sopravvengono dopo frasi banali quali “Lo so”, “Ciao” e “Ci vediamo dopo”».
PACIFISMO - Il motivo dietro questo fenomeno? «Il riso è il meccanismo che permette di far sapere a chi ci sta intorno che non abbiamo cattive intenzioni», teorizza il professor Jaak Panksepp della Washington State University, co-autore dello studio. «E’ uno strumento evolutosi per segnalare la nostra disponibilità ad interazioni amichevoli». Tra le altre scoperte: «Chi parla, soprattutto se donna, tende spesso a ridere più di chi ascolta». «L’oratore usa la risata come punteggiatura tra una frase e l’altra». «Ridere è un processo involontario, per dare un tono più piacevole alla conversazione, attirare o risvegliare l'attenzione di chi ci sta di fronte, fissare ciò che si è appena detto o introdurre ciò che si sta per dire».
RISO OSTILE - Le risate possono essere anche di scherno e essere l’equivalente di un insulto. Ma Previne ha scoperto che non è questo l'uso più comune, perché il riso è soprattutto «un raffinato lubrificante sociale», «un modo per farsi nuovi amici» e «fissare l’appartenenza di ciascuno nella gerarchia sociale». «Ma in definitiva ridere è, soprattutto, un segnale sociale molto sincero», puntualizza lo scienziato, «perché è quasi impossibile da fingere o simulare. Chi ride spesso lo sa».
Alessandra Farkas - Corriere.it - Impaginaz. dell'Orso
Ciao con un sorriso da Orso Tony