I CAMPI FLEGREI TRA MITO E LETTERATURA
- II PARTE -
Lasciandoci alle spalle il golfo di Pozzuoli, incontriamo la sagoma del monte Nuovo, cosi denominato poiché si formò in pochi giorni nel 1538 durante un’eruzione vulcanica che distrusse il villaggio e la terma romana di Tripergole.
Monte Nuovo
Il monte è ora ricoperto da una folta e profumata vegetazione di macchia mediterranea, si può raggiungere la cima attraverso un sentiero che lo costeggia fino ad una chiesetta dalla quale si può ammirare un panorama mozzafiato del golfo di Pozzuoli e dell’area archeologica circostante.
E’ purtroppo anche visibile lo scempio edilizio degli anni 50 in puro palazzinaro-style. Procedendo ancora verso oriente ci imbattiamo in un piccolo lago anticamente unito al mare da un canale ed adibito a vivaio di pesci e di ostriche.
Balneum Tripergulae - Terma di Tripergola
Lì fioriva un ricco commercio ed infatti il nome del lago di Lucrino, così si chiama, deriva dal verbo latino “lucrare”. Il secondo lago che incontriamo è il tenebroso lago d’Averno che il mito connette con l’oltretomba: natura ostile e violenta, ostilità tra uomo e natura, esalazioni mefitiche che vengono dal sottosuolo.
Mosaico con pesci proveniente da Pompei
Lucrezio, in un suo poema, narra che gli uccelli che volavano sul lago non battevano più le ali e cadevano morti . Il lago d ‘Averno (dal greco: senza uccelli), ci racconta Virgilio nell’Eneide, è posto al centro del cratere di un vulcano spento ed è anche il luogo dal quale, attraverso un antro tenebroso, si raggiungevano gli Inferi, in quel luogo dimoravano i trapassati. Leggendo il suo poema sentiamo i personaggi e la natura vibrare con la stessa emozione che suscita quel luogo. Anche Dante colloca l’entrata ali Inferi nella selva del lago d’Averno che ancora oggi suscita questo patos nelle persone che lo visitano.
Dal lago, attraverso un arco ed una strada romana sul cui lastricato ancora si vedono gli antichi segni delle ruote dei carri, si arriva alla mitica Cuma su cui si erge l’Acropoli e l’antro della enigmatica Sibilla Cumana., sacerdotessa del Dio Apollo.
Raramente si incontra un luogo che unisce in sé passato, presente e futuro, uomini eroi e dei, storia e natura tutti tra di loro uniti e strettamente avvinti nella magia dell’incanto Virgiliano. Conosceva Virgilio la grandiosa e tenebrosa cripta? E’ inevitabile dare un luogo al paesaggio che ispirò al poeta la discesa della Sibilla e di Enea agli inferi:”Andavamo oscuri per la notte solitaria attraverso l’ombra, attraverso le case vuote di Dite e i vari regni, come quando attraverso l’incerta luna, sotto luce maligna si apre un sentiero per la selva, dove Giove nasconde il cielo nell’ombra e la notte toglie il colore alle cose”.
In questo luogo estremamente suggestivo, nelle “Metamorfosi”, Ovidio chiede alla Sibilla la sua storia personale .“Io ero una giovane donna amata da Apollo che, in cambio della mia verginità, mi concesse il dono di vivere tanti anni ancora quanti granelli di sabbia stringeva il mio pugno” Moltissimi anni dopo nel 1922, anche il drammaturgo T.S. Eliot nel suo romanzo” The waist land” incontra la Sibilla vecchissima ed immortale e le chiede:“Sibilla cosa vuoi?” ed essa interrogata risponde: “Voglio morire”. Ancora Petronio nel “Satyricon” ci descrive la tristissima storia della Sibilla Cumana.
Apollo e la Sibilla Cumana
L’importanza e la peculiare bellezza dei Campi Flegrei era nota fin dai tempi più remoti. Nell’antico vetro di Odemira, ritrovato durante gli scavi, si specchiano i monumenti di Pozzuoli e sulle fiaschette vitree del Museo di Piombino , che si vendevano come souvenir, sono dipinti i principali monumenti della costa flegrea da Miseno a Baia e della striscia da Baia a Pozzuoli: gli “Ostriaria” (allevamenti di ostriche), la villa imperiale di Baia, il complesso termale ed il grandioso circo.
Antro della Sibilla Cumana
Così i Campi Flegrei, come negli antichi vetri, si riflettono nelle testimonianze letterarie, nella prosa e nella poesia della Repubblica e dell’Impero di romano e, a sua volta, nei Campi Flegrei si rispecchia l’alta società di Roma. Sul litorale da Miseno a Stabia fiorivano le “ville marittime”...
Ricerca e testo di Valentine - impaginazione Tony Kospan
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