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IL CASTELLO DI ORSOSOGNANTE
 
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poesieatema: I RICORDI... IN POESIA… IN MUSICA... E…
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Respuesta  Mensaje 1 de 1 en el tema 
De: liberidivolare  (Mensaje original) Enviado: 10/09/2011 23:44
   
 
 

Barre-dentelle
 
 
 
 
 
 

I RICORDI... IN POESIA... IN MUSICA... E...

by Tony Kospan

 

 
 
 
          
 
 
 
I ricordi sono il nostro passato…
sono la nostra storia personale e familiare...
scritti nel libro della nostra mente… o… se piace di più…
sono gioielli e cianfrusaglie
conservate nello scrigno del nostro cuore.
 
 
 
coffre à bijoux
 
 
 
Sono belli e sono brutti per tutti… ma nel contempo sempre utili…
anche i più dolorosi… in quanto possono aiutarci
a comprendere il presente ed ad evitar di ripetere errori del passato.
 
 
 
 
 
 
I ricordi più belli possono poi… insieme ai sogni…
aiutarci a superare i momenti più difficili
ed a non perdere la rotta della nostra vita.
Dunque sono da conservare sempre
perché la loro perdita ci lascerebbe in balia di ogni evento
denza difese e senza capacità di discernimento.
 
 
 
 
 
 

La vita non è quella che si è vissuta,
ma quella che si ricorda
e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)
 
 
 
I ricordi… d’amore… d'amicizia... d'affetti... etc…
contenendo una gran bella dose di emozioni
hanno sempre affascinato i poeti
che ne hanno parlato nei modi più vari.
 
 
 
 
 
 
Tra le poesie scelte quest'anno in tema... ricordi... segnalo
quella lunghetta ed insieme leggera...
ma davvero affascinante e suggestiva... COCOTTE...
che mi appare un vero e proprio sognante dipinto...
e mi colpisce molto...
Come sempre mi piacerebbe leggere quelle che sia vostre che di altri autori,
sul tema amate voi... qui o nell'area discussioni... del
 
 
Hour GlassHour Glass 
 
 
 
 
 
 
 
PASSAGGIO NOTTURNO
Vincenzo Cardarelli

Giace lassù la mia infanzia.
Lassù in quella collina
ch’io riveggo di notte,
passando in ferrovia,
segnata di vive luci.
Odor di stoppie bruciate
m’investe alla stazione.
Antico e sparso odore
simile a molte voci che mi chiamino.
Ma il treno fugge. Io vo non so dove.
M’è compagno un amico
che non si desta neppure.
Nessuno pensa o immagina
che cosa sia per me
questa materna terra ch’io sorvolo
come un ignoto, come un traditore.
 
 
 
 
 
RICORDO
Giorgio Caproni
 
Ricordo una chiesa antica,
romita,
nell'ora in cui l'aria s'arancia
e si scheggia ogni voce
sotto l'arcata del cielo.
Eri stanca,
e ci sedemmo sopra un gradino
come due mendicanti.
Invece il sangue ferveva
di meraviglia, a vedere
ogni uccello mutarsi in stella
nel cielo.
 
 
 
 
 
NON HO DIMENTICATO
Charles Baudelaire
 
Non ho dimenticato, accanto alla città,
La nostra bianca casa, piccola ma tranquilla,
La sua Pomona in gesso e la vetusta Venere
Che in un boschetto stento celavan nudità,
E il sole che la sera, sfavillante e superbo,
Dietro il vetro su cui si frangeva il suo raggio,
Sembrava contemplare – occhio aperto sul cielo –
Il nostro silenzioso e lungo desinare,
Spandendo con dovizia bei riflessi di cero
Sulla sobria tovaglia e le tende di seta.
 
 
 
 
 
COCOTTE
Guido Gozzano

 
I.
Ho rivisto il giardino, il giardinetto
contiguo, le palme del viale,
la cancellata rozza dalla quale
mi protese la mano ed il confetto...
II.
«Piccolino, che fai solo soletto?»
«Sto giocando al Diluvio Universale.»
Accennai gli stromenti, le bizzarre
cose che modellavo nella sabbia,
ed ella si chinò come chi abbia
fretta d'un bacio e fretta di ritrarre
la bocca, e mi baciò di tra le sbarre
come si bacia un uccellino in gabbia.
Sempre ch'io viva rivedrò l'incanto
di quel suo volto tra le sbarre quadre!
La nuca mi serrò con mani ladre;
ed io stupivo di vedermi accanto
al viso, quella bocca tanto, tanto
diversa dalla bocca di mia Madre!
«Piccolino, ti piaccio che mi guardi?
Sei qui pei bagni? Ed affittate là?»
«Sì... vedi la mia mamma e il mio Papà?»
Subito mi lasciò, con negli sguardi
un vano sogno (ricordai più tardi)
un vano sogno di maternità...
«Una cocotte!...»
«Che vuol dire, mammina?»
«Vuol dire una cattiva signorina:
non bisogna parlare alla vicina!»
Co-co-tte... La strana voce parigina
dava alla mia fantasia bambina
un senso buffo d'ovo e di gallina...
Pensavo deità favoleggiate:
i naviganti e l'Isole Felici...
Co-co-tte... le fate intese a malefici
con cibi e con bevande affatturate...
Fate saranno, chi sa quali fate,
e in chi sa quali tenebrosi offici!
III.
Un giorno - giorni dopo - mi chiamò
tra le sbarre fiorite di verbene:
«O piccolino, non mi vuoi più bene!...»
«è vero che tu sei una cocotte?»
Perdutamente rise... E mi baciò
con le pupille di tristezza piene.
IV.
Tra le gioie defunte e i disinganni,
dopo vent'anni, oggi si ravviva
il tuo sorriso... Dove sei, cattiva
Signorina? Sei viva? Come inganni
(meglio per te non essere più viva!)
la discesa terribile degli anni?
Oimè! Da che non giova il tuo belletto
e il cosmetico già fa mala prova
l'ultimo amante disertò l'alcova...
Uno, sol uno: il piccolo folletto
che donasti d'un bacio e d'un confetto,
dopo vent'anni, oggi ti ritrova
in sogno, e t'ama, in sogno, e dice: T'amo!
Da quel mattino dell'infanzia pura
forse ho amato te sola, o creatura!
Forse ho amato te sola! E ti richiamo!
Se leggi questi versi di richiamo
ritorna a chi t'aspetta, o creatura!
Vieni! Che importa se non sei più quella
che mi baciò quattrenne? Oggi t'agogno,
o vestita di tempo! Oggi ho bisogno
del tuo passato! Ti rifarò bella
come Carlotta, come Graziella,
come tutte le donne del mio sogno!
Il mio sogno è nutrito d'abbandono,
di rimpianto. Non amo che le rose
che non colsi. Non amo che le cose
che potevano essere e non sono
state... Vedo la case, ecco le rose
del bel giardino di vent'anni or sono!
Oltre le sbarre il tuo giardino intatto
fra gli eucalipti liguri si spazia...
Vieni! T'accoglierà l'anima sazia.
Fa ch'io riveda il tuo volto disfatto;
ti bacierò; rifiorirà, nell'atto,
sulla tua bocca l'ultima tua grazia.
Vieni! Sarà come se a me, per mano,
tu riportassi me stesso d'allora.
Il bimbo parlerà con la Signora.
Risorgeremo dal tempo lontano.
Vieni! Sarà come se a te, per mano,
io riportassi te, giovine ancora.
 
 


 
 
RICORDI… AMOR MIO…
Pablo Neruda
 
... Ricordi, amor mio,
i nostri primi passi nell’isola?
Le pietre grigie ci riconobbero,
le raffiche della pioggia,
le grida del vento nell’ombra.
Ma il fuoco fu
il nostro unico amico,
vicino ad esso stringemmo
con quattro braccia, nell’inverno,
il dolce amore.
Il fuoco vide crescere nudo il nostro amore
fino a toccare stelle nascoste,
e vide nascere e morire il dolore
come una spada spezzata
contro l’amore invincibile…
 
 
Barres & déco diverses
 
Felice poetica domenica e soprattutto
che lasci bei ricordi a noi tutti...
Tony Kospan
 

 

 

 
 
 
 


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