Lidia è tornata. Per prendere la roba che aveva portato qua da Napoli. La sera, le sere, dormirà, a scanso equivoci, da Lili.

‘Forse hai sbagliato a dirgli di sì la prima volta’.

‘Ma cosa dici? Quando ha cominciato a parlarmi di ciò che intende lui come sesso gli ho subito detto di no. Non sono una santa, fare sesso piace anche a me, ma...’

(Non l’ho fatto apposta: tempo addietro stavo controllando il portatile di Claudio, su sua richiesta, per sistemargli alcune cose. Eccoti un set fotografico di Lidia con il tubo di un clistere infilato nell’ano. Che Claudio, premuroso, volesse curare una forma di stipsi della sua compagna?)

Non faccio menzione con Lidia dell’involontaria scoperta.

‘E’ malato, non c’è niente da fare. Adesso che sono qua, ma anche al telefono, mi ha giurato che se torno con lui si lasciano perdere tutti i giochini e si vive come una coppia normale’.

(Ah, ma allora un concetto di ‘normalità’ da qualche parte ci deve essere, sia pure sotto le ceneri dell’Araba Fenice, e lui lo conosce; o fa finta di conoscerlo, di riconoscerlo, per far contenti i miseri che non sanno come si fa sesso...?)

‘Ma tanto lo so che il giorno dopo ricomincerebbe con le sue richieste...’

‘Sì, se la cosa è patologica, come ho idea, c’è poco da fare’.

‘Ma quello che proprio non poteva andarmi giù era l’idea di farlo con altri, davanti a lui’.

(Ah, anche questa...)

‘E pensa dov’era arrivato. Con un giro di parole, sai, le spese sono tante, la pensione è quella che è, diceva... Insomma,  se ci scappava qualche mancetta per un bel pompino questo avrebbe contribuito al bilancio familiare’.

(Ah)

‘Lui dice che sono tornata a Napoli per dar retta a quella stronza della mia amica, ma non è così. Io ci credevo in questa storia...’

‘Be’, sai, ci diamo sempre le spiegazioni più comode ed è sempre colpa di qualcuno...’

Ma infatti Claudio con me è perentorio: Lidia è tornata a Napoli perché mal consigliata, poi un po’ la capisce perché qua non trovava lavoro, però è anche colpa sua in quanto qui non si dava da fare, non aveva un’amica che fosse una, e il lavoro non ti viene a cercare a casa, sei tu che devi cercartelo, la sua amica l’ha sempre consigliata male, eccetera, le solite cose. Dice tutto questo mentre il suo portatile è fisso su siti BDSM ed Emule è in frenetica attività nello scaricare film. Il titolo di uno di questi m’ha colpito particolarmente: ‘Asiatica prende in bocca merda di cane che sta cacando’. Walt Disney Production? Può darsi, lo vedo adatto per i bambini e anche per gli adolescenti, dato il messaggio che diffonde.

‘A un certo punto avrei anche accettato che uscisse e che certe cose le andasse a fare con chi voleva lui; perché non sono cose per me, non sono cose per me...’ Quasi piange.

 

Ma Claudio sa che io so? Cosa ne pensa? Cosa pensa che io ne pensi? Immagina che so, dato che non fa mistero dei siti cui si collega? Dà per scontato, come dicevo, che non posso non sapere e che non posso non essere anch’io un attivista del BDSM perché così fan tutti - dove vivo? O vuole inconsciamente rendermi una confessione alla maniera dei serial killer, che sbadatamente ma non troppo lasciano dietro di sé prove che finiranno per inchiodarli, visto che nel loro intimo in fondo desiderano essere catturati e puniti? A volte propendo per quest’ultima ipotesi: per una richiesta, ripeto inconscia, di aiuto; ma la sensazione dura poco e lascia posto all’idea di eventuali suoi tentativi di coinvolgimento, sebbene io, che naturalmente non ho capito nulla ma so tutto perché lo so, con fare distratto e giammai allusivo abbia sempre detto che se proprio si deve stare con qualcuna si sta con lei per una serie di motivi che riguardano la personalità, qualche comune interesse, una forma di complicità, affetto, e certo anche sesso, ma a compendio di quanto sopra: in, diciamo, interazione. Insomma, dichiarazioni apparentemente disinteressate che tendono però a far ben comprendere che, forse per pura fortuna, non ho bisogno di uscire di molto dalla norma per raggiungere, che so, l’erezione e magari anche un orgasmo. Disinteressate ma al contempo, ripeto, allusive. In fondo non ci vuole una laurea in psicologia, è un giochino.

Ma forse sono io che sbaglio perché giudico dal mio punto di vista. Sebbene mi risulti difficoltoso, se per un attimo mi calo nella mentalità di qualcuno che ritiene normali, quotidiane, queste attività, o che così tante volte ha ripetuto come un mantra che queste sono cose normali fino al punto di raggiungere una sia pur traballante convinzione, diventa consequenziale che non farei mistero dei siti che frequento, che non celerei in una cartella criptata le immagini, neanche quelle della mia compagna, che minaccerei azioni legali contro i venditori di gonfiacazzi come se si stesse discutendo di una fattura non pagata, di un’appropriazione indebita, insomma di una ‘normale’ questione tribunalizia.

Ma continuo a oscillare su quanto sopra: che in qualche modo mi si voglia rendere confessione piena, o anche che in qualche modo da parte sua non si attenda che un mio sbottare, anche se questo potrebbe significare la fine dei rapporti (e poi chi lo sa?), o ancora che si tenti un mio coinvolgimento, non necessariamente nei fatti, anche a parole basterebbe. Forse un giorno qualcosa avverrà; per il momento stiamo nel cosiddetto stand-by: tutti sappiamo, tutti riteniamo il tutto giusto e normale, tutti facciamo le stesse cose, ci mancherebbe; si parla di apparecchi a scopi sessuali come di una partita di ricambi per auto (be’, una certa similitudine la si potrebbe trovare, volendo...).