Ieri sera, nell’ambito di una trasmissione dal titolo, alla Troisi, ‘Pensavo fosse amore, invece era un calesse’, si è, direi, abbondantemente travalicato il buon gusto. E dico ancora poco. 'Costretto' ad intervistare Cinzia la Calamità, con l'accento sulla 'a' da me testé apposto, per motivi di educazione e per rispetto a Emanuel, il proprietario dell’emittente, mi è toccato recitare la parte.
Chi è costei? Una scrittrice, a suo dire. Siamo tutti scrittori, questo era già noto. Cosa ha scritto? Un libro, tanto per cambiare, sulla violenza subita dalle donne. Il libro vanta una prefazione a firma nientemeno che della Pivetti, ohibo'. Qualcosa come il cacio sui maccheroni.
Poco prima avevo intervistato una testimone di come spesso i rapporti di coppia nascano ‘storti’ a causa non tanto del partner quanto di un’errata disposizione d’animo da parte nostra. Dopo la testimone è intervenuta una psicologa, da me interpellata, che avvalorava questa tesi, e si finiva a parlare dell’eterno perverso rapporto vittima-carnefice dove anche la vittima, triste a dirsi, recita un suo ruolo di una certa rilevanza. Si parlava di violenza nell’ambito familiare, stalking compreso. La psicologa aggiungeva che alla vittima giungono dei segnali premonitori, ma che questa, o perché è innamorata o perché altri ruoli non conosce, li trascura e si trova un giorno invischiata in situazioni dalle quali poi è estremamente difficile uscire.
La radio dispone di una chat, e la Calamità di cui sopra doveva avere ben provveduto a portarsi dietro un certo numero di accoliti i quali, nell’udire queste parole, sono saltati su in maniera quasi sincrona come una serie di burattini legati allo stesso filo. Sono state travisate le parole della professionista, per la qual cosa sembrava che questa, con il mio appoggio naturalmente, difendesse i violenti. Assurdo: un’interpretazione del genere la potevano dare o un cretino o una persona in malafede. La claque era composta da cretini, i soliti piagnoni inclini alla retorica e copiatori di frasi trovate nei Baci Perugina, e lo si è ben visto da ciò che scrivevano: non so chi è arrivato addirittura a contestare quanto enunciato perché ‘non c’era empatia’ – chissà, nel parlare di certi argomenti, anche in radio, ci si dovrebbero strappare i capelli; la Signora Scrittrice dal pivettiano imprimatur, invece, pur non distinguendosi per povertà mentale dai suoi accoliti dà l’impressione di avere aggiunto una dose di malafede. Motivabile, in quanto ella sta cavalcando l’onda del successo: interventi in Rai (adesso fa 'share' questo, domani, chissà, potrebbe essere il turno degli operati al setto nasale), presentazioni del libro e via dicendo, e guai insomma a chi dovesse dare un sia pur minimo scrollone al tutto, anche solo modificando di una singola parola il Verbo che costei va diffondendo; motivabile, comprensibile, ma non per questo giustificabile. Ha continuato imperterrita a sostenere l’errata interpretazione invocando a ogni pie’ sospinto le povere vittime e chiamando quasi il cielo a testimone, ripetendo con rara enfasi che ‘lei sta dalla parte delle vittime’ (come se gli altri stessero dalla parte dei carnefici, ma per favore…); sosteneva inoltre che tutti avevano capito così, dimenticando che anche il popolo bue di allora, nonostante le dichiarazioni di Pilato secondo le quali Cristo era innocente, nondimeno gridarono ‘Crucifige!’ La psicologa è stata messa praticamente in condizioni di non aprire bocca. Un secondo aspetto ‘sospetto’ è stato il fatto che la Calamità, senza che né io né altri avessimo fatto menzione dell’aspetto economico, ha cominciato a dire che lei devolve tutto in beneficenza, cifre consistenti tra l’altro perché lei non vende un certo numero di copie ma TANTE copie, questo ribadito e ribattuto più volte (evviva la modestia – ma ‘tante’, poi, cosa vuol dire?); la socia di Baricco…? Excusatio non petita, accusatio manifesta, si diceva una volta… Insomma, traducendo il tutto, siamo di fronte alla solita carità pelosa che forse fa del bene ma sicuramente in prima istanza è intesa a soddisfare antiche smanie di protagonismo.
Del bene, poi: qualcuno ha commentato che il suo modo di trattare le vittime in fondo consiste nella solita pacca sulle spalle, che confina queste nel ruolo di vittime a vita senza possibilità di riscatto – e, detto tra noi, mi sembra anche giusto; altrimenti, di cosa camperebbero la Cinzia e compari? Questo qualcuno, ne sono testimone perché ero stato da lui anzi da lei contattato in Skype, ha ricevuto a intervista conclusa una telefonata, indovinate da chi? Ma da Cinzia la Calamità, con numero nascosto ovviamente, mentre il numero della persona chiamata era stato da questa apposto, ben in chiaro, nella chat. Mi era dato sentire soltanto la ricevente della chiamata, ma ce n’era abbastanza per confermare quanto sopra: una signora dalla mentalità tutt’altro che aperta, disponibile al dialogo come un ornitorinco in coma, e sicuramente terrorizzata all’idea di perdere la propria claque e il proprio attuale ruolo di Primadonna.
Tanti auguri a Cinzia la Calamità.
PS: Aggiungo che la ragazza chiamata dalla signora Cinzia ha tentato di apporre in FB, nel gruppo di questa, dei commenti, affatto offensivi tra l'altro: i commenti sono stati immediatamente cancellati e la ragazza è stata espulsa dal gruppo.