- I Turchi nel 1915 iniziarono a deportare gli intellettuali Armeni verso l’Anatolia, e qui venivano uccisi. Vi era uno schema preciso da seguire, per far sì che nessuno si accorgesse della deportazione. La scusa usata era semplice: la guerra era ormai alle porte, così si convinceva la popolazione ad allontanarsi provvisoriamente, per una questione di sicurezza. La loro destinazione era Aleppo, ma la fame, la sete, le malattie e le torture delle bande armate, durante il lungo percorso attraverso il deserto, li sterminarono prima. In tre mesi un milione di persone perse la vita fra mille sofferenze. Si calcola che gli Armeni fossero più di due milioni e mezzo; se ne salvarono solo trecentomila. Dopo Abdul Hamid, dopo i Giovani Turchi, fu Mustafà Kemal a liquidare gli ultimi Armeni. Nel 1923 la conferenza di Losanna eliminò ogni accordo mai preso a loro tutela, cancellando le nozioni di “Armenia” e “Armeno”, così la pulizia etnica operata dai Turchi si perse nel tempo. I processi a carico di questi carnefici furono ridicoli. Le nuove autorità volevano dissociare i Giovani Turchi dalla nazione, facendo credere che si trattava di giovani “manipolati”, inconsapevoli delle loro azioni, quindi innocenti. Furono condannati, ma subito dopo il verdetto fu annullato. Tutto questo nonostante le testimonianze, e le conclusioni pubblicate nella Gazzetta ufficiale Ottomana. Più volte si è cercato di giustificare questo sterminio adducendo motivazioni di tipo religioso, utilizzando l’argomento della Guerra Santa quando faceva più comodo. Le prove hanno sempre dimostrato che non era un problema di religione o territorio, ma di razza. L’ONU ammise che si trattò di un genocidio solo nel 1948. La negazione dei fatti da parte del popolo turco raggiunse livelli osceni: arrivarono a falsificare i titoli che descrivevano il massacro documentato da numerose foto, cambiati con diciture tipo “Turchi massacrati dagli Armeni”, asserendo che questi volevano creare un loro stato ad Oriente della Turchia, quindi si videro costretti a scatenare una guerra di liberazione. La guerra divenne un genocidio, e gli Armeni in ogni modo, pur non avendo diritto a un loro stato, non ne avevano bisogno, perché erano già presenti in questi territori da millenni al contrario dei Turchi, che si insediarono molto tempo dopo.
Quello degli Armeni fu il primo genocidio della storia, e ancora oggi i Turchi negano ogni responsabilità. Ammettere le colpe, invece, sarebbe una prova concreta del loro cambiamento, morale e culturale; guardare al passato con occhio critico e con voglia di riscatto, sarebbe un modo per chiudere definitivamente la pagina più nera della loro storia. Mi auguro che questo avvenga prima che la Turchia entri a far parte dell’Europa: le nuove generazioni possono cambiare qualcosa, ma principalmente dimostrare che loro per primi sono cambiati, perché noi, oggi, non possiamo condannarli per le colpe dei loro padri....