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General: nuovo libro di Jacopo Fo
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De: Miti (Mensaje original) |
Enviado: 25/06/2011 17:36 |
Scritto con Nina Karen "L'erba del Diavolo"
Affrontano il problema della diffusione degli psicofarmaci: una droga legale somministrata, molto spesso a sproposito, anche ai bambini
Queste sostanze (Provac, Serotax, ecc.) sono anche sospettate di essre causa di aggressività, comportamenti asociali, suicidi
I genitori non hanno tempo di occuparsi dei figli, non hanno voglia di giocare e parlare con loro, non li sanno educare,li lasciano per giornate intere davanti al televisore e poi si accorgono che sono irrequieti e poco motivati a scuola? Diamo anche a loro un bel pasticcone!
In cinque anni in Italia la prescrizione di psicofarmaci ai bambini è aumentata addirittura del 280 per cento |
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De: Ramarra |
Enviado: 25/06/2011 22:22 |
Non ho la sensazione che i genitori di oggi siano meno capaci di quelli di ieri, anzi ho la sensazione che, in generale, ci sia maggiore attenzione verso i figli.
Possiamo anche dire che è aumentata la conoscenza di alcuni disturbi dei bambini e la disponibilità dei genitori a farli visitare.
Quando ero piccola io i genitori non accettavano l'idea che i propri figli potessero aver bisogno di uno psicologo perchè credevano che fosse come dir loro che erano matti.
Chissà se anche jacopo fo doveva essere più seguito. |
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non mi piace il tono della presentazione di questo libro, la lotta
contro la somministrazione di psicofarmaci ai bambini iperattivi
è troppo importante per venire coinolta nella polemica sulla
liberalizzazione delle droghe leggere
l'associazione "giù le mani dai bambini" è impegnata da un decennio
in questa lotta, da quando cioè gli psicologi americani decisero che
ai bambini iperattivi dovevano venire somministrati a scuola Ritalin
e Prozac
e da noi prese a diffondersi la stessa idea
ci furono molti dibattiti televisivi, tutti i massmedia se ne occuparono,
dibattiti ci furono anche in parlamento, l'ultima ad occuparsene fu
la Binetti nel 2008
ma non ricordo che Jacopo Fo ne abbia mai parlato
adesso parla di genitori che drogano i figli per tenerli davanti alla
televisione, ma i bambini ci rimangono spontaneamente davanti
alla televisione
è per la scuola, per la "scarsità di attenzione" che i bambini vengono
drogati, su decisione degli psicologi e a volte i genitori non vengono
neppure informati
ma accade che anche ai neonati "iperattivi" venga prescritto e
somministrato il Ritalin
è una battaglia globale questa degli psicofarmaci somministrati ai
bambini, si parla di "scuole di pensiero", l'Organizzazione Mondiale
del Farmaco emette sentenze in continua contraddizione
ma porca miseria, non speculiamoci sopra solo per ottenere la
liberalizzazione dell'erba di Grace !!
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Bimbi iperattivi, "c'è chi promuove farmaci a scuola"
BOLOGNA - Attenzione alle associazioni che, anche a Bologna, promuovono pure nelle scuole, l'uso di psicofarmaci (Ritalin e Prozac) tra i bambini affetti da Adhd (Attention deficit hyperactivity disorder), ovvero il disturbo da deficit di attenzione e iperattività. Attenzione ai "sedicenti psicologi" che consigliano ai genitori sulle spine di cambiare Asl per ottenere più facilmente questi medicinali. L'allarme giunge dal portale "Giù le Mani dai Bambini", campagna alla quale lavora il comitato nazionale per la farmacovigilanza pediatrica. E che combatte l'uso di questo tipo di farmaci tra i bambini.
Proprio sul sito, infatti, è stata pubblicata un'intervista a Gianni Zappoli, delegato del Centro Formazione e Ricerca "Don Lorenzo Milani". E' lui a lanciare l'avvertimento: anche a Bologna c'è chi caldeggia l'uso degli psicofarmaci cone il Ritalin e il Prozac tra i bambini. Visto che però l'Ausl è cauta sulla prescrizione "facile" di questi farmaci, alcuni genitori "cancellano i figli dalle liste nei centri di Bologna e li portano a San Donà di Piave, dove si ottengono le prescrizioni degli psicofarmaci senza problemi. Stanno lì tre giorni, poi ritornano indietro nella città di residenza con la ricetta per gli psicofarmaci, ottenuta facilmente". Zappoli si arrabbia con una associazione in particolare e fa il nome "Agap, Amici di Paolo". E di una delle sue fondatrici, Monica Isabella Pavan che, puntualizza Zappoli, "dice di essere una psicologa", quando "all'Ordine Nazionale degli Psicologi non risulta proprio iscritta, in nessuna regione d'Italia".
Nella banca dati on-line dell'Ordine, l'esponente non risulta iscritta, conferma "Giù le mani dai bambini". L'associazione Agap ha sede a Bologna e raccoglie, si legge nel suo sito, "genitori di bambini iperattivi e disattenti che hanno deciso di unirsi per creare una corretta cultura sull'Adhd". Agap partecipa a diverse iniziative nel campo di questa malattia, altro elemento che Zappoli denuncia. L'associazione, infatti organizza convegni sul tema dei bambini iperattivi, anche nell'ambito scolastico. Uno è dello scorso novembre ed è stato organizzato da Pavan proprio sotto l'egida dell'Ufficio scolastico provinciale di Bologna e intitolato: "Il disturbo di attenzione e iperattività, aspetti correlati e il suo divenire".
Pavan ha recentemente ha partecipato anche all'istruttoria pubblica per il superamento dell'handicap che si è svolta in Comune a Bologna lo scorso 17 gennaio. Lì ha voluto sviluppare il tema della "mancanza di attenzione alla questione e alla cultura neuropsichiatrica locale da parte della Regione", oltre che delle "esigenze farmacologiche di questi bambini" e della "necessità che la patologia sia riconosciuta come tale e vengano attivati percorsi e servizi".
14 febbraio 2008
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Da una parte concordo con quanto dice Ramarra a proposito della maggiore richiesta di assistenza psicologica verso i figli al giorno d'oggi, corredata anche dalla presenza dello psicologo scolastico che più o meno monitora tutti i bambini ed eventualmente segnala casi 'strani'. E' tristemente vero: una volta vigeva l'associazione di idee bambino dallo psicologo = bambino matto se non subnormale, e questo andava a toccare, inutile dirlo, corde piuttosto delicate nell'io genitoriale: ho messo al mondo un povero scemo oppure sono una madre o un padre sbagliato, o non funzioniamo come coppia, o magari siamo degli handicappati noi stessi. Insomma, per dirla chiara, la sola idea dello psicologo per il proprio figlio andava a toccare, da dovunque si guardasse la cosa, l'egoismo del genitore, il suo amor proprio. Mettiamoci pure che i rapporti, sociali, familiari, la stessa problematica individuale, erano più semplici data l'ignoranza che imperversava, o tali erano considerati: potremmo dire che quando non sai di star male stai meno male. Dovremmo anche dire che una volta era il prete a svolgere le funzioni di interprete dell'anima, e lui la faceva facile: sfogati con me (e questo, magari, male non fa mai), prega, abbi fede, e tira a campare. Anche qualche esorcismo, via, per i casi peggiori.
Non credo che ci si sia del tutto liberati da questi preconcetti (significherebbe che orgoglio e presunzione sarebbero stati sconfitti, difficile a immaginarsi), ma il fatto, come dicevo, che in qualche modo lo psicologo sia 'imposto' perlomeno nell'ambito scolastico in qualche modo costringe a rivedere le opinioni, o comunque ad accettare il dato di fatto: anche se magari non vorresti, tuo figlio lo analizziamo.
Questo, a livello di diagnostica; poi, eccoci, anche quando lo psicologo avesse individuato con sufficienti margini di esattezza la problematica, bisogna vedere come il genitore si regola, sia perché, come dicevo, interviene l'amor proprio (o chiamiamolo anche presunzione, o reazione rabbiosa nel sentirsi dare, se pure indirettamente, del genitore poco capace, il che in alcuni può portare a intestardirsi in certi comportamenti), sia perché la propria personalità non la si può cambiare, né per un figlio né per nessuno. Diciamo però che si possono eliminare alcuni atteggiamenti negativi, insomma una limatina è sempre possibile.
E' per questo che mi dichiaro 'parzialmente' d'accordo con Ramarra: perché a un miglioramento della diagnostica non so quanto sia seguito in termini di cura, di soluzione. Però, certo, già si è fatto un passo avanti, anche se non credo sia necessario finire come parte degli Americani, che vanno dallo psic anche se hanno avuto un incubo.
Inoltre, ma qui il discorso si allunga e di parecchio, il contesto sociale conta fin troppo: investe sia il cucciolo che i genitori, influenza e ha già influenzato questi ultimi, di conseguenza influenzerà anche i primi, sia all'interno della famiglia che nell'ambito delle relazioni tra coetanei. Se per esempio una giovane dinamica coppia misura il vivere con il numero di capi firmati, con la macchina ultimo modello e cazzate simili, cosa ci si può attendere dalla prole? Quali valori? Né basta la scuola: a scuola si sta quattro ore, quando c'è l'orario prolungato sette-otto, ma questa poco può fare se in famiglia gli esempi sono diversi se non opposti. Ma, ripeto, è un discorso lungo e anche off topic. Come tutto il mio post trullallà - chi se ne frega.
Quanto allo psicofarmaco 'facile', penso che ci si dovrebbe andare cauti nel somministrarli, sia ai bambini che del resto anche agli adulti, anche per un fatto non secondario: questi annullano gli effetti, così come un cachet addormenta il dente, ma non certo le cause. Sì, 'fanno comodo', sotterrano il problema, ma non so se sia questa la soluzione, anzi, credo proprio di no; certamente non è soltanto questa.
Mi piacerebbe leggere un illustre parere del Dott. Skikko!!! |
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