Ci sono due cose che non ho mai approvato nella costituzione: l'esilio del re e il divieto di rifare il partito fascista.
L'esilio del re aveva pure un senso, vista la debolezza dell'iniziale repubblica, e giustamente oggi - che è chiaro non esiste più un numero adeguato di decerebrati che voglia più la monarchia, non tanto per la monarchia in sé, che ci può pure stare, ma per il monarca che ci ritroveremmo - travicello e i suoi eredi possono girare a piede libero in italia.
La XII disposizione transitoria (transitoria di cosa non si capisce) della costituzione racconta che "È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista". Il che ovviamente non vuol dire nulla oggi, ma è bello averla. Serve per pigliarsela, se si ha voglia, con quei 200 poveri, di cui i nostalgici saranno oramai una dozzina, e si stanno ovviamente estinguendo con stessa rapidità dei partigiani, che fanno l'annuale scampagnata a predappio.
Anche qui: un senso poteva esserci nel dopoguerra. Oggi è solo la discriminazione di una minoranza. Ovviamente fermi i principi seri della costituzione. Perché se mettiamo come intoccabile l'uguaglianza davanti alla legge e la libertà, anche se governassero i fascisti, il problema non sussisterebbe. Anzi, magari farebbero anche delle cose buone, che non vediamo oramai da anni e anni.
Facendo qualche esempio, le leggi razziali non sarebbero possibili oggi, e neppure entrare in guerra.
No, l'esempio non è calzante, epperò abbiamo i socialisti liberali al governo e un comunista a capo di stato.
Mi sa che qualcosa non quadra.