nel 1973 a Milano c'erano 350 mafiosi al confino,erano 1000 nella
provincia e 20 mila in tutto il Nord
nel 1980 un'indagine della Camera di Commercio milanese diceva
che il 45% degli esercizi pubblici erano colpiti dal racket
era stato distribuito un modulo che garantiva l'anonimato, ma gli
esercenti erano diffidenti, quindi è molto probabile che il racket
colpisse ben oltre quella percentuale
non passava notte senza qualche esplosione di tritolo davanti alle
saracinesche dei negozi, o senza qualche incendio doloso dei mezzi
di trasporto
c'era poi la tecnica delle rapine nei ristoranti, o delle sparatorie che
facevano chiudere gli esercizi per almeno tre giorni
ma c'erano anche le raffiche di mitra che uccidevano quei negozianti
che insistevano a non volere pagare
purtroppo la malavita organizzata in quegli anni "di piombo" veniva
coperta dalle guerre fra le bande rivali di Vallanzasca e Turatiello,
oltre che dalla guerriglia politica
era difficile distinguere il sistema mafioso da quelli dei banditi e delle
bierre, il caso Torreggiani ne è un chiaro esempio
a reggere le fila del sistema mafioso c'erano Frank Coppola, Luciano
Liggio, Tommaso Buscetta, Salvatore Badalamenti e altri che adesso
non ricordo, ma in pratica ai 350 confinati vanno aggiunti i familiari
e i sicari pendolari che andavano avanti e indietro in giornata con
gli aerei
da Milano i confinati riuscivano facilmente a esportare i soldi dei
loro traffici nelle banche svizzere
ma riuscivano anche facilmente a fare arrivare la droga dal Libano
e le armi dalla Grecia o persino dagli Usa, con i loro camion
però fecero presto ad attrezzarsi anche per essere egemoni nel
giro della prostituzione, delle scommesse, e degli appalti
dal 1975 iniziarono i sequestri di persona mafiosi, furono rapiti
quasicontemporaneamente dalla cosca di Luciano Liggio il piccolo
Mirko Panettoni, figlioccio di Mirko Tremaglia e il senatore
Rossi di Montelera, per liberarli la polizia iniziò una indagine che
condusse finalmente alla cattura del superlatitante Liggio e di
quasi tutta la sua cosca "milanese"
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ma non c'erano solo i confinati mafiosi a Milano, c'erano anche i
camorristi napoletani, che però operavano quasi soltanto nel
settore dei rifiuti e in quello dei furti d'auto, perlomeno in quegli anni
e c'erano i calabresi che dei sequestri di persona erano specialisti,
come specialisti erano nel caporalato dell'edilizia e dell'Ortomercato,
cioè di tutta la manovalanza pagata a giornata o a ore
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ma una cosa avevano in comune le tre malavite organizzate : la
radicazione tenacemente abbarbicata ai territori di origine
tagliare i rami milanesi serviva a ben poco, in brevissimo tempo
arrivavano nuovi e frondosi rami
e mentre di Vallanzasca e Turatiello si è perso persino il ricordo
e delle bierre è rimasto solo qualche nostalgico tenuto sotto
controllo, i confinati degli anni 70 o i loro eredi si sono impadroniti
di gran parte del Nord, hanno meno tritolo e meno armi, ma hanno
molti più soldi e molto più potere
oggi non hanno più nemmeno bisogno di mandare i soldi in Svizzera,
li riciclano direttamente in Italia, hanno commercialisti e notai,
consulenti finanziari e si muovono esattamente come tutti i grandi
imprenditori e finanzieri, solo che di legale hanno unicamente la
facciata
l'America ha fatto scuola, e gli "indesiderabili" rinviati in Sicilia
negli anni 50 sono stati i maestri che hanno "modernizzato" la
mafia siciliana, poi gli invii al confino le hanno fatto trovare l'America
a Milano