AMERICAN PIGEONS
In questa seconda puntata del Mefitico Mondo di Super-Squack voglio occuparmi di un'importantissima sottospecie di piccione: il Tenente Colombo.
Questo raro esemplare, importato dall'Europa (Genova, precisamente) nel 1492, si è ormai perfettamente adattato all'ambiente americano. Agisce nel territorio degli Stati Uniti, dove non soltanto non sporca come i suoi lontani parenti italiani, ma quantomeno se proprio deve farlo lo fa lontano dall'occhio della telecamera. Non figura infatti nel cast delle varie edizioni del Grande Fratello.
Nato da un incrocio tra Colombo Cristoforo e Falchi Anna, ha ereditato da entrambi peculiarità genetiche che fanno di lui, come dicevo, un esemplare raro e quasi unico. Del genitore maschio ha ereditato il cognome (ma va', davvero...?) nonché l'attitudine alle trasferte sotto l'illuminata guida della Trapattoni-latrine da campo per piccioni®, simpatica e dinamica Srl con sede in Coverciano che sponsorizza anche una squadra di calcio denominata Italia®. Dalla madre ha ereditato gli affascinanti tratti somatici, mutatisi in seguito durante il periodo prepuberale a causa degli effetti dell'eruzione del vulcano Krakatoa, e, ciò che più conta, l'abilità predatoria.
Messosi infatti al servizio della polizia americana e presto scalatane la gerarchia, egli infatti non netta più da tempo i buglioli degli arrestati, ma svolge sofisticate indagini che portano ineluttabilmente all'arresto del bieco colpevole. A differenza dell'augusta falca genitrice il piccione Colombo non fa ricorso a un solo muscolo del suo sinuoso corpo ai fini della cattura della preda: la stordisce con spaventose simil-arringhe (non 'aringhe') che hanno in genere una durata-record equivalente a ben tre interruzioni pubblicitarie e, arma derivante da secoli di evoluzione, col puzzo del suo sigaro. E' infatti noto che il benefattore, da alcuni considerato impropriamente un assassino, meritevole (reo, secondo alcuni) di aver fatto scomparire sua suocera inviandola in Africa presso un Villaggio-vacanze gestito da una tribù di Cannibali, vistosi scoperto quasi mai inscena un tentativo di fuga. Fa così perché così gli ha detto il regista, mi si potrebbe obiettare: a questa bassa insinuazione non perdo tempo a rispondere.
La tecnica venatoria del Nullatenente Colombo si può insomma schematicamente così riassumere:
Fase 1 - Circonvezione della preda;
Fase 2. - Discorso sfiancante;
Fase 3. - Inalazione di tanfo di sigaro.
Un predatore, è urgente sottolineare, non si cura della Convenzione di Ginevra né del Trattato di Helsinki né tantomeno dell'ormai mitico proclama, lanciato a livello interplanetario dal noto filologo esegeta ermeneutico Renato Zero: 'Quanta violenza sotto questo cielo ... gli spermatozoi: l'unica forza, tutto ciò che hai...' e via discorrendo. Poco gli interessa se la vittima del suo attacco vive profonde sofferenze: il suo scopo è quello di ghermirla, i mezzi poco interessano. La preda subisce, durante le tre fasi della cattura, un trattamento peggiore di uno cui dovessero venir presi a martellate i testicoli: durante la fase 1 avviene il suo stordimento, durante la fase 2 una scarica, sia pure verbale, di intensità pari a quella di un elettroshock anzi che dico sedia elettrica, e nella fase 3 il malcapitato arriva a perdere conoscenza. Il sigaro ha l'effetto del veleno di un cobra. E non v'è antidoto conosciuto. Del resto, il sigaro di Colombo è un'arma assai sofisticata: prodotto con miscele orientali di cacche di piccioni vari mescolate, spianate e messe ad essiccare al sole dei Caraibi, è venduto a peso d'oro ed è oggetto di mercato clandestino al pari se non più della nota Cocaina®.
Il Nullafacente Colombo li ha in dotazione dall'F.B.I. (Frantoi riuniti Bitonto - Italia) e ne è anzi nata una polemica riguardo alla pubblicità subliminale. Per placare gli esacerbati animi e l'atmosfera di disobbedienza civile agitata e fomentata persino dal Consorzio Produttori dell'Olio della Sabina (Rieti) DOC si è pensato di ricorrere ad uno stratagemma: il sigaro è stato sostituito con uno Stronzo (sempre ®) della specie che ritenevasi estinta dell'Oranfotanfo, e della quale sono stati invece rinvenuti numerosi tipi nel bagno dallo scarico perennemente guasto del Premiato Ristorante 'Da Peppe la Cantinaccia', meglio noto al volgo come 'Da Peppe 'o Zozzone', Via Aurelia km.30, località Palidoro (Roma).
Unanime l'approvazione da parte degli attori che di volta in volta hanno a rivestire il ruolo del bieco assassino. Uno di costoro ha infatti dichiarato, parafrasando Guglielmo Crollalanza (William Shakespeare, ndr) in 'Romeo and Juliet': 'What's in a name? That which we call a stronz / by any other name would smell as shit'. Era Nando Meniconi, al secolo Alberto Sordi ne 'Un Americano a Roma', Kansas City, USA (e getta).