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General: Gi. C. Gadda e il risotto alla milanese
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Respuesta  Mensaje 1 de 16 en el tema 
De: Claretta  (Mensaje original) Enviado: 11/10/2011 00:11
Carlo Emilio Gadda era un buongustaio e la sua opera letteraria brulica  di brani che riguardano cibi e bevande e i piaceri della tavola.
In questo articolo fornisce la sua ricetta per ottenere "un buon risotto alla milanese".
La si legge con gusto, perchè l'Ingegner Gadda riusciva a render letterariamente ricca e saporita anche una normalissima ricetta di cucina...


L'approntamento di un buon risotto alla milanese domanda  riso di qualità, come il tipo Vialone, dal chicco grosso e relativamente più tozzo del chicco tipo Caterina, che ha forma allungata, quasi di fuso. Un riso non interamente « sbramato », cioè non interamente spogliato del pericarpo, incontra il favore degli intendenti piemontesi e lombardi, dei coltivatori diretti, per la loro privata cucina. Il chicco, a guardarlo bene, si palesa qua e là coperto dai residui sbrani d'una pellicola, il pericarpo, come da una lacera veste color noce o color cuoio, ma esilissima: cucinato a regola, dà luogo a risotti eccellenti, nutrienti, ricchi di quelle vitamine che rendono insigni i frumenti teneri, i semi, e le loro bucce velari. Il risotto alla paesana riesce da detti risi particolarmente squisito, ma anche il risotto alla milanese: un po' più scuro, è vero, dopo l'aurato battesimo dello zafferano.

Recipiente classico per la cottura del risotto alla milanese è la casseruola rotonda, ma anche ovale, di rame stagnato, con manico di ferro: la vecchia e pesante casseruola di cui da un certo momento in poi non si sono più avute notizie: prezioso arredo della vecchia, della vasta cucina: faceva parte come numero essenziale del « rame » o dei «rami» di cucina, se un vecchio poeta, il Bussano, non ha trascurato di noverarla nei suoi poetici « interni », ove i lucidi rami più d'una volta figurano sull'ammattonato, a captare e a rimandare un raggio del sole che, digerito il pranzo, decade. Rapitoci il vecchio rame, non rimane che aver fede nel sostituto: l'alluminio.

La casseruola, tenuta al fuoco pel manico o per una presa di feltro con la sinistra mano, riceva degli spicchi o dei minimi pezzi di cipolla tenera, e un quarto di ramaiolo di brodo, preferibilmente di manzo: e burro lodigiano di classe.

Burro, quantum prodest, udito il numero de' commensali. Al primo soffriggere di codesto modico apporto, butirroso-cipollino, per piccoli reiterati versamenti, sarà buttato il riso: a poco a poco, fino a raggiungere un totale di due tre pugni a persona, secondo l'appetito prevedibile degli attavolati: né il poco brodo vorrà dare inizio per sé solo a un processo di bollitura del riso: il mestolo (di legno, ora) ci avrà che fare tuttavia: gira e rigira. I chicchi dovranno pertanto rosolarsi e a momenti indurarsi contro il fondo stagnato, ardente, in codesta fase del rituale, mantenendo ognuno la propria « personalità »: non impastarsi e neppure aggrumarsi.

Burro, quantum sufficit, non più, ve ne prego; non deve far bagna, o intingolo sozzo: deve untare ogni chicco, non annegarlo. Il riso ha da indurarsi, ho detto, sul fondo stagnato. Poi a poco a poco si rigonfia, e cuoce, per l'aggiungervi a mano a mano del brodo, in che vorrete esser cauti, e solerti: aggiungete un po' per volta del brodo, a principiare da due mezze ramaiolate di quello attinto da una scodella « marginale », che avrete in pronto. In essa sarà stato disciolto lo zafferano in polvere, vivace, incomparabile stimolante del gastrico, venutoci dai pistilli disseccati e poi debitamente macinati del fiore. Per otto persone due cucchiaini da caffè.

Il brodo zafferanato dovrà aver attinto un color giallo mandarino: talché il risotto, a cottura perfetta, venti-ventidue minuti, abbia a risultare giallo-arancio: per gli stomaci timorati basterà un po' meno, due cucchiaini rasi, e non colmi: e ne verrà fuori un giallo chiaro canarino. Quel che più importa è adibire al rito un animo timorato degli dei è reverente del reverendo Esculapio o per dir meglio Asclepio, e immettere nel sacro « risotto alla milanese » ingredienti di prima (qualità): il suddetto Vialone con la suddetta veste lacera, il suddetto Lodi (Laus Pompeia), le suddette cipolline; per il brodo, un lesso di manzo con carote-sedani, venuti tutti e tre dalla pianura padana, non un toro pensionato, di animo e di corna balcaniche: per lo zafferano consiglio Carlo Erba Milano in boccette sigillate: si tratterà di dieci dodici, al massimo quindici, lire a persona: mezza sigaretta. Non ingannare gli dei, non obliare Asclepio, non tradire i familiari, né gli ospiti che Giove Xenio protegge, per contendere alla Carlo Erba il suo ragionevole guadagno. No! Per il burro, in mancanza di Lodi potranno sovvenire Melegnano, Casalbuttano, Soresina, Melzo, Casalpusterlengo, tutta la bassa milanese al disotto della zona delle risorgive, dal Ticino all'Adda e insino a Crema e Cremona. Alla margarina dico no! E al burro che ha il sapore delle saponette: no!

Tra le aggiunte pensabili, anzi consigliate o richieste dagli iperintendenti e ipertecnici, figurano le midolle di osso (di bue) previamente accantonate e delicatamente serbate a tanto impiego in altra marginale scodella. Si sogliono deporre sul riso dopo metà cottura all'incirca: una almeno per ogni commensale: e verranno rimestate e travolte dal mestolo (di legno, ora) con cui si adempia all'ultimo ufficio risottiero. Le midolle conferiscono al risotto, non più che il misuratissimo burro, una sobria untuosità: e assecondano, pare, la funzione ematopoietica delle nostre proprie midolle. Due o più cucchiai di vin rosso e corposo (Piemonte) non discendono da prescrizione obbligativa, ma, chi gli piace, conferiranno alla vivanda quel gusto aromatico che ne accelera e ne favorisce la digestione.

Il risotto alla milanese non deve essere scotto, ohibò, no! solo un po' più che al dente sul piatto: il chicco intriso ed enfiato de' suddetti succhi, ma chicco individuo, non appiccicato ai compagni, non ammollato in una melma, in una bagna che riuscirebbe schifenza. Del parmigiano grattuggiato è appena ammesso, dai buoni risottai; è una banalizzazione della sobrietà e dell'eleganza milanesi. Alle prime acquate di settembre, funghi freschi nella casseruola; o, dopo S. Martino, scaglie asciutte di tartufo dallo speciale arnese affetto-trifole potranno decedere sul piatto, cioè sul risotto servito, a opera di premuroso tavolante, debitamente remunerato a cose fatte, a festa consunta. Né la soluzione funghi, né la soluzione tartufo, arrivano a pervertire il profondo, il vitale, nobile significato del risotto alla milanese.

Carlo Emilio Gadda, articolo tratto dal n.10 della rivista aziendale dell'ENI Il gatto selvatico (agosto 1955). Negli anni Cinquanta la rivista era diretta da Attilio Bertolucci.

Dall'Archivio storico dell' ENI >>


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Respuesta  Mensaje 2 de 16 en el tema 
De: Ketty Frega? Enviado: 11/10/2011 08:27
Bel racconto, peccato solo che si caschi sullo zafferano: due cucchiaini da caffè servono per 80, non per otto persone. Ok per il resto

Respuesta  Mensaje 3 de 16 en el tema 
De: francodeltoro Enviado: 11/10/2011 09:09
per lo zafferano, oggi ci sono le bustine pronte x...4 persone
 
io uso quello di castelluccio di norcia che è ottimo come le famose lenticchie.
 
il riso invece è importantissimo. direi fondamentale la qualità.....
 
cmq brava claretta, bel racconto: mi è piaciuto !!!

Respuesta  Mensaje 4 de 16 en el tema 
De: Miti Enviado: 11/10/2011 10:08
Molto gradevole il racconto
Mi ha fatto venire fame

Respuesta  Mensaje 5 de 16 en el tema 
De: Claretta Enviado: 11/10/2011 11:20
Gadda è stato il più grande scrittore lombardo del 900, e anche
se oggi nessuno più legge Il Mulino del Po, c'è ancora qualcunoche si ricorda di avere letto Quel pasticciaccio brutto di Via Merulana
 
io non lo so quanto ingombrano i pistilli, non li ho mai usati, e non
mi ricordo che li usasse la mia nonna paterna, che era una cuoca
straordinariamente brava in tutte le ricette emiliane e lombarde
 
una mia amica angloegiziana diceva che è impossibile usare lo 
zafferano in polvere per le ricette orientali, ma lei non cucinava il
risotto alla milanese, e nemmeno lo mangiava
 
e io non cucino cibi orientali, anche se ce ne sono parecchi che
mi piacciono molto

Respuesta  Mensaje 6 de 16 en el tema 
De: Ketty Frega? Enviado: 11/10/2011 11:54
Che c' entrano i pistilli? Qua si parla di zafferano in polvere, e ti assicuro che due cucchiaini colmi sono una notevole quantità.
 
In essa sarà stato disciolto lo zafferano in polvere

Respuesta  Mensaje 7 de 16 en el tema 
De: Claretta Enviado: 11/10/2011 12:29
boh, io mica lo "disciolgo"

Respuesta  Mensaje 8 de 16 en el tema 
De: Diecimiladraghi Enviado: 11/10/2011 13:16
Lo zafferano è buono anche nel risotto con i funghi..
e pure nella pella..:D
 
Però mi raccomando.. solo riso carnaroli CarpiRiso.. oppure superfino arborio:P
 
L'altro giorno, ho provato per la prima volta, visto che ce ne avevano pelato un pò, il riso che coltiviamo ( mio marito è risicultore ) negli ultimi anni ( prima arborio e carnaroli.. ), il riso savio.
 
Il savio è destinato più che altro ai consumatori cinesi.
 
Però.. è veramente buono. Tiene meglio la cottura, non si "spappola" ed ha un ottimo sapore ( parlo di riso bollito in acqua.
 
Me ne sono fatta pelare qualche altro kilo.. voglio provar la resa nei risotti..:D
 
Secondo me ne vale la pena.
 
Domani cucino il risotto alla cantonese, ma uso il basmati ( niente risi a cottura veloce in casa mia ne quelli che non scuociono mai! )
 

Respuesta  Mensaje 9 de 16 en el tema 
De: Ketty Frega? Enviado: 11/10/2011 14:12

Domani cucino il risotto alla cantonese,

 

 


Respuesta  Mensaje 10 de 16 en el tema 
De: skikko Enviado: 11/10/2011 14:14
io diomani risotto alla calabrese
 
con 'nduja e soppressata

Respuesta  Mensaje 11 de 16 en el tema 
De: francodeltoro Enviado: 11/10/2011 14:22
mmmmmmm
diecimiladraghi mi hai incuriosito.....
 
dimmi dove posso trovare sto riso savio in commercio??
 
dimmi, dimmi che io mi diletto in cucina.....

Respuesta  Mensaje 12 de 16 en el tema 
De: Merendina Enviado: 11/10/2011 14:30
ODIO doverlo ammettere ma la soppressata me gusta assai.
 
Non so dove abiti Diecimiladraghi ma un ottimo riso lo trovi nella "via del riso" tra Bovolone e Isola della Scala (VR).
 
Noi veneti, il riso lo mangiamo anche sciapo.....

Respuesta  Mensaje 13 de 16 en el tema 
De: francodeltoro Enviado: 11/10/2011 14:33
ma io son umbro....azzo..
e che vengo in veneto x un kilo de riso ??
 
uff....

Respuesta  Mensaje 14 de 16 en el tema 
De: Claretta Enviado: 11/10/2011 16:02
io non trovo più il vialone nano, che era il preferito di mia madre, ma lei era
specialista di risotto con salsiccia, risotto con asparagi, riso in cagnone e risotto
al salto, chesarebbe quello fatto saltare in padella in modo che si formino le crosticine
 
per la nonna andava benissimo anche il maratello, però doveva essere sempre
riso bramato
 
e noi bambini lo mondavamo, eliminnando sassolini e impurità, poi facevamo
saltare la "basletta" in modo che i resti della pula volassero via
 
la basletta era aun vassoio in legno, alquanto concavo, ma per traslazione è anche
il mento vistosamente pronunciato
 
e masticare si dice "fà andà la basletta"
 


Respuesta  Mensaje 15 de 16 en el tema 
De: francodeltoro Enviado: 11/10/2011 16:18
noi in umbria facciamo il famoso risoto alla....bolognese?'
 
quello con il sugo di ragu e pezzi di mortadella e gracili di pollo...
Buonissimo, classica la tradizione che si usa spanderlo sul piatto
e dopo averlo imbiancato di grana padano si mangia cominciando
dalle estremità del piatto perchè li si fredda prima....
 
Ma oramai son anni che ho imparato a cucinare il riso in padella
senza farlo bollire nell'acqua !
Tutta un'altra cosa, sarà che l'amido cosi non si disperde ma.....
ha tutto un'altro sapore !

Respuesta  Mensaje 16 de 16 en el tema 
De: Merendina Enviado: 11/10/2011 18:51
da quando gli umbri mangiano il riso??? di solito lo riservano solo per i momenti di "malattia", ocio che sono per metà umbra anch'io
 
comunque lo trovi nei supermercati... io a Santa Maria e ad Assisi trovo sempre tutto


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