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General: la morte del congiuntivo
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De: Merendina (Mensaje original) |
Enviado: 13/10/2011 13:13 |
Da qui nasce la tradizione di fregare i nani e.....le ladre son tutte
donne che trasferiscono i piccoletti nel proprio giardino....con la
speranza che la notte vadino a trovarla......
Dopo la morte delle ideologie, si filosofeggia sulla morte del congiuntivo. Anche l'Accademia della Crusca vorrebbe mandarlo in pensione. Lo bolleranno come roba un po' snob, residuo dei tempi gloriosi di Carlo Codega. Fatto sta che fior fiori di personaggi hanno messo in pratica il congiuntivicidio. Entrerà nei manuali del neo-italiano l'esempio, molto esplicativo, della Arcuri che, per poter mostrare le sue doti chiromantiche, chiede a Baudo tenendogli la mano: "Vuoi che te la leggo?".
Documento probante che pensiero e realtà ormai coincidono, e che quindi il congiuntivo lo si può lasciare alla razza estinta dei gentili, dei dubbiosi, degli auguranti, è una frase di Scalfari su "La Repubblica" del gennaio 1996: "Credo che Dio è un'invenzione della mente". Ma se c'è uno che passerà alla storia per lo sfacelo delle concordanze è Di Pietro, principe dell'anacoluto e capitan reggente nella Waterloo dei congiuntivi.
E poi c'è la questione del biliguismo italico. Dialetti e lingua nazionale convivono ancora abbondantemente, se non proprio nell'uso, per lo meno a livello di comprensione: il 90% degli italiani è in grado di capire un normale discorso nel proprio dialetto. Vi sono zone che sono più ancorate a quelle parlate locali che sanno esprimere con più colore la concretezza dell'esperienza quotidiana. Il dato è confortante, perché conferma che resiste l'Italia dei mille campanili che sa parlare ancora con l'accento della propria realtà. Non potrebbe essere altrimenti nella terra dei mille modi per chiamare mille tipi di pane, di pasta, di formaggi, di vini. E anche dei mille improperi e delle centinaia di forme per mandarsi a quel paese. E qui è meglio il dialetto, è addirittura più preciso ed efficace. Non c'è paragone tra un pallido "vàttene" e un meraviglioso "va' a ciàparlo in tel cül". |
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