mi erano girate le scatole, così ho evitato di fare commenti a caldo
soprattutto perchè Simoncelli era davvero un ragazzo simpatico, un ragazzo che con la moto ci sapeva fare,
ma che rimaneva un ragazzo come tanti che ci sono in Romagna, sempre sorridenti e pronti alla battuta, ma
anche capaci di autoironia, sorridente pure quella
posso capire che un padre pensi al proprio figlio, quando un ragazzo così muore in quel modo
posso anche capire che ci sia una ripulsa quando la morte diventa spettacolo e che tanti imbecilli fruiscano
di quello spettacolo
ma da qui al bocciare i campionati di motociclismo mi sembra del tutto fuori luogo
anche perchè i ragazzi muoiono anche durante le gare ciclistiche e durante i campionati di sci, muoiono nelle
regate veliche, muoiono nei campionati automobilistici, muoiono in tutte quelle gare dove il calcolo del rischio
deve tenere conto anche delle caratteristiche del mezzo con cui si gareggia
e a volte capita che il calcolo del rischio sballi per una circostanza fortuita, di questo gli atleti sono consapevoli,
anche questo fa parte della gara a cui si preparano
dici che c'è il carrozzone, che ci sono gli affari, ma guarda che lo spettacolo è una conseguenza, non la motivazione
la motivazione è quella di battere gli altri, anzi, per dirlo con le parole di Simoncelli, la motivazione è quella di
"fare la gara come va fatta"
perfezionismo, ricerca continua di migliorare le proprie prestazioni e quelle del mezzo con cui si gareggia
chi guarda può anche essere interessato solo allo spettacolo, può essere assetato di emozioni da vivere stando in
poltrona, ma è ben poca e meschina cosa rispetto al viverci in mezzo all'ambiente dello0 sport, e ancor più povera
cosa rispetto a chi nello sport gareggia cercando la perfezione, calcolando il rischio, ma andando al massimo, fino
a sfidare anche sè stessi a non tenere conto del caolcolo
a cosa servono le gare ?
a fare diventare grande l'uomo
grande atleticamente e grande anche tecnologicamente, se poi riesce a diventare grande anche umanamente diventa
un mito
sì, certo, come genitore si prova angoscia, pensando ai pericoli, ma l'angoscia non deve tarpare le ali al pulcino che
vuole diventare un'aquila
e non può nemmeno impedire all'aquilotto di volare, può solo confortarlo se volando non riesce a raggiungere le
vette su cui vorrebbe posarsi, può dirgli che non tutte le aquile raggiungono le vette, ma che è comunque bello
provare a volare fino a dove si riesce ad arrivare
Simoncelli non ha avuto il tempo di arrivare in cima al mondo per la seconda volta, ma è comunque bello che ci
abbia provato
e credo che questo pensiero possa anche essere venuto in mente anche a suo padre, in questi momenti terribili