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General: Peter prostati
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De: Merendina (Mensaje original) |
Enviado: 24/11/2011 20:36 |
Nel 1969 il prof. Tagliavini nel suo "Le Origini delle Lingue Neo Latine" spiegò che il primo documento scritto in lingua volgare non era il Giuramento del Placito Capuano dell'anno 960 ma un indovinello scritto in Lingua Veneta a Verona tra gli anni 700 e gli anni 800. Il primo documento in Volgare era invece veneto e, precisamente, l'indovinello veronese: "Se pareba boves, alba prataglia araba, albo versorio teneba, negro semen seminaba". Oggi, dopo milleduecento anni, la Lingua è ancora la stessa e ben conservata e un bambino che parlasse in buon Veneto direbbe più o meno:— "El se parava i bo', bianchi prà el arava, bianco versor el tegneva, nera semensa el semenava" (Spingeva avanti i buoi, bianchi prati arava, bianco aratro teneva, nero seme seminava).
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UUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU! Xe rivà el Trevisan e el Cagaincanal!
A go dito che el diaéto trevisan el xe pasàbie, anca se podarissi far de manco dire 'cèa' e 'cèo' par 'tosa' e 'toso' e anca se podarissi meterghe 'na vocàe in fondo a 'e parole - ma va ben cusìta, via, semo manjanimi e se manjemo i animi oltre che i gati.
Caro Max, oramai el venexian (seben che el xe stà lingua uficiàe fin xò in Grecia) el xe anaquà forse par via de tuti i canài ca gavì. Un esempio sèmo: no doparè njanca la enclitica ne le interogative come che femo nialtri: 'Ti te ghè', ma 'Gheto ti...?', 'Vialtri gavì' ma 'Gavìo vialtri...?' No, vialtri dixì: 'Ti ti ga...?', come chéi mona dei Triestini (mexi ladri e mexi asasini).
Amico Orange, il PSA... cussa l'è?
VIVA EL ALTISIMO PICATERA DE MONTEXUMA! |
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De: ORANGE1 |
Enviado: 25/11/2011 14:13 |
Ma alora ta si e mona, Piteròn: la ta ga dito de prostrarti e alora bisogna che ti faghi l'esam de la prostata,no.
Apunto el PSA, mona!!!! |
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Ostrega... meno male che non m'ha detto di prostituirmi: dove sarei dovuto andare?
Comunque, nonostante i prossimi 54, la prostata pare sia a posto (scusa un attimo, mi do una grattatina in loco - phatto), tant'è vero che non sapevo neanche cosa phosse 'sto PSA. Anzi, lo so: è il genitivo/accusativo di 'pes', 'cane' in isloveno idioma. |
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El Veronese
Il dialetto veronese (dialèto veronese) è un dialetto della lingua veneta, appartenente al gruppo gallo-italico della branca galloromanza, parlato nella provincia di Verona. La parlata si diversifica tra le diverse zone del territorio, in particolare nei paesi confinanti con altre province (Vicenza, Padova, Rovigo, Trento, Mantova e Brescia).
Deriva dal latino volgare, che si presume fu a sua volta influenzato dal venetico, lingua indoeuropea, parlata dai popoli che dal VI secolo a.C. si insediarono nella regione.
Nel corso del tempo, grazie a diversi poeti e scrittori, il veronese ha subito una "codificazione" a livello scritto, prima era solo tramandato oralmente dai genitori ai figli.
Diffusione e varianti
Nel territorio della provincia di Verona il dialetto presenta varie sfumature lessicali e fontiche da una zona all'altra. Possiamo quindi riassumere con questo schema le varianti dialettali:
* veronese puro, parlato ovviamente nella città di Verona, e si estende fino a circa Sona (ad ovest) e Caldiero (ad est). Soprattutto andando verso Nord, dove troviamo Illasi, Tregnago, Badia. Qui si parla il puro dialetto veronese. * le cosiddette parlade del lago con influssi trentini, parlate circa da Torri del Benaco a Malcesine * le parlade del lago con influssi bresciani, parlate circa da Garda a Peschiera del Garda * veronese del Baldo e della Val d'Adige, parlato circa da Brentino Belluno a Caprino Veronese * valpolicellese, parlato nella zona della Valpolicella, ovvero attorno Negrar * lessinico, parlato circa da Sant'Anna d'Alfaedo a San Giovanni Ilarione * veronese orientale, ovverno attorno alla zona di San Bonifacio, con forti influssi vicentini, oppure padovani in alcuni paesi * villafranchese, parlato nella zona attorno a Villafranca * veronese con influssi mantovani, parlato circa da Valeggio sul Mincio a Gazzo Veronese * veronese della Bassa, parlato circa da Nogara a Castagnaro
In alcuni dialetti della provincia di Vicenza o di Padova, parlati in comuni confinanti con quelli di Verona, quali Lonigo o Montagnana si rintracciano forti legami col veronese. Lo stesso avviene ad esempio nella Bassa Mantovana nei comuni di Villimpenta o Castel d'Ario o nell'Alto Rodigino, in primis a Villa d'Adige e Badia Polesine, dove la parlata non si discosta eccessivamente da quella veronese.
Caratteristiche
Una caratteristica del dialetto veronese che ne denuncia la derivazione galloromanza è la presenza obbligata ed enclitica del pronome personale nelle interrogative dirette: ad esempio "Vienlo o no?" (viene o no?); "Vuto vegnar con noantri?" (vuoi venire con noi?) assieme a quasi tutti le altre varianti della lingua veneta (vienlo? , vutu? /vóstu? / vóto? , magnèo?) escluso solo il veneziano moderno.
Un'altra caratteristica, comune in tutti i dialetti veneti, è il pronome clitico, posto tra soggetto e predicato nella seconda persona singolare e nella terza sia singolare che plurale: ti te compri (tu compri), Marco el magna (Marco mangia), i cani i baia (i cani abbaiano). Questi pronomi, inoltre, stabiliscono il senso della frase al posto delle desinenze dei verbi: el parla/i parla (parla/parlano), te compravi/compravi (compravi/compravate).
Per quanto riguarda la fonetica, un tratto tipico del veronese in comune con il bellunese, con il polesano e con le parlate della Laguna Veneta (eccetto Venezia ) è che la L viene sempre pronunciata piena e mai evanescente cosicché "bała" viene pronunciata semplicemente "bala" , "scóła" viene pronunciata "scóla" ed infine "ciàcołe" si pronuncia semplicemente "ciàcole" (laddove le altre varianti pronuncerebbero "bàea, scóea, ciàcoe").
Caratteristico solo del veronese è invece l'interrogativo "ci": "ci sìto? ci èlo? ci èlo ci? ci ghe dirli?"
Esempio di poesia in Veronese
Il più grande esponente letterario del dialetto veronese è forse da considerarsi Berto Barbarani, a cui è dedicata anche una statua nel centro di Verona, in Piazza delle Erbe. Ecco un esempio di veronese letterario nella sua poesia Quà dove l'Adese:
Quà, dove l’Adese, sensa fermarse Qui dove l'Adige, senza fermarsi rompe nei ponti la so canson, Rompe nei ponti la sua canzone stao atento ai versi che pol negarse, sto attento ai versi ke possono annegare li tiro a riva, col me baston... li porto a riva, con il mio bastone...
Li tegno al suto, li meto al caldo li tengo all'asciutto, li metto al caldo parchè i renvegna, che i ciapa fià, cosicché tornino in se, cosi che prendano fiato li mando a spasso sul Montebaldo li mando a passeggiare sul MonteBaldo che li fa degni de sta çità. che li rende regni di questa città
Quando jè svelti, libari e pronti, quando son svelti, liberi e pronti ridoti a l’uso de la rason, ridotti all'uso della ragione mi che me godo guardar dai ponti, io che mi diverto a guardare il paesaggio dai ponti rompo ne l’Adese la me canson... rompo nell'Adige la mia canzone
Canto i molini, canto le ciese, canto i mulini, canto le chiese co la me solita sincerità, con la mia sincerità di sempre canto le done del me paese canto le donne del mio paese de un bel simpatico che no se sa... cosi bene che non si sa
Se la me vita de tuti i giorni se la mia vita di tutti i giorni la va via ciara, canto così: va via chiara, liscia, canto così: se la fortuna la me fa i corni,se la fortuna mi fa le corna màstego amaro par tuto un dì; mi rodo per tutto il giorno
me scondo drento de ‘na ostaria, mi nascondo dentro un'osteria nego la rabia drento nel vin … annego la rabbia nel vino Torna l’alegra malinconia, torna l'allegra malinconia caval del mato del me destin ! cavallo pazzo del mio destino
da Wikipedia
VIDEO: dino da sandrà
E qui cade l'asino, in testa al Peter, perchè io parlo il dialetto PURO, con l'unica differenza che accentuo la zeta alla esse che fa molto checca.
UUUUUhhhhh i ciozoti ahahah
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« Sior sì, balemo, devertìmose, zà che semo novizzi;
ma la sènta, lustrìssimo, ghe voràve dir dó parolètte.
Mì ghe son obbligà de quel che l'ha fatto per mì,
e anca ste altre novizze le ghe xé obbligae;
ma me despiase, che el xé forèsto,
e co'l va via de sto liógo,
no voràve che el parlasse de nù,
e che andasse fuora la nomina,
che le Chiozotte xé baruffante;
perché quel che l'ha visto e sentìo,
xé sta un accidente.
Semo donne da ben, e semo donne onorate;
ma semo aliegre, e volemo stare aliegre,
e volemo balare, e volemo saltare.
E volemo che tutti posse dire: e viva le Chiozotte, e viva le Chiozotte! »
Ciozza |
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Ghe né pì di che uganeghe.
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...Tutto qua? Tutta 'sta pappardella per darmi ragione?
Se ti dico che avete influenze lombarde vuol dire che è vero: non occorreva consultare wikipedia, perdona la spocchia uhuhuh.
Chi ha scritto l'articolo che hai incollato prima di tutto è un Veronese, in secondo luogo un Veronese che si crede al centro del mondo, del mondo veneto se non altro. Il pronome enclitico nelle frasi interrogative, da me già citato (se permetti ma anche se non) nel post 14, è comune a quasi tutti i dialetti veneti tranne l'odierno veneziano (e il triestino, che comunque da un tardo veneziano discende, visto che in quella città il dialetto veneto fu adottato nei primi dell'Ottocento - prima si parlava un mezzo ladino, e inoltre Trieste era la città con maggior numero di Sloveni nel mondo, più che a Lubiana stessa). Idem per il pronome clitico, che comunque, se andiamo a guardare, oltre che in tutto (tutto, non solo a Verona) il Veneto è in uso anche a Brescia e a Mantova, per quello che so dei dialetti lombardi; su Bergamo, Milano ecc. non mi pronuncio.
La vostra pronuncia della 'l', per inciso, NON è affatto veneta: nei dialetti veneti la 'l', quando non è semplicemente omessa o pronunciata come una 'e', è articolata in maniera unica (e inimitabile da parte degli alloglotti) rispetto a tutti i parlanti italiani: l'aria viene espulsa dai lati della lingua e non in corrispondenza della punta della stessa come avviene altrove. Voi, da bravi lombardi, non ne sapete nulla (ma mi sembra ovvio: siete lombardi che hanno imparato un po' di veneto...).
Concludendo, il discorso delle influenze da parte e verso i confinanti è abbastanza ben delineato in questo articolo: se non t'ho convinta io almeno t'avrà convinta questo.
E non mi si venga a dire che quello che l'autore definisce 'dialetto della Bassa veronese' è immune da queste influenze: a mio sentire non lo è certamente nella cadenza, figuriamoci nel lessico.
Comunque vi si capisce, tranquilla... |
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Ocio che i lombardi ci hanno spupacchiato un sacco di termini, o purista dei dialetti... io l'aria la espello con un soffio caudato alla sir Biss
Ora, è inutile che io ti trovi millemila articoli dove, da un lato ti vien dato ragione, ma
dall'altro, fa ben capire che i viciniore, alla ridente città del quadrilatero, ci
stanno fregando (leggi rubando) i termini dialettali capendo che i loro so
GREZZISSIMI. |
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Ma sono influenze reciproche, dai, com'è normale che sia in condizioni paritarie. In caso di colonizzazione può avvenire che la lingua dell'invasore venga imposta, ma la circostanza qui non ricorre di certo.
Diciamo che una serie di termini che riguardano magari conoscenze specifiche viene spontaneamente mutuata dai vicini, seppure adattata alla loro fonetica; inoltre, la riconosciuta supremazia di un determinato centro urbano fa sì che la parlata di quella città eserciti un'influenza sul circondario. Come anche che un termine o una locuzione frequente in un determinato personaggio pubblico vengano assimilati - magari anche o solamente per scopi ironici, ma tant'è: basta pensare al famoso 'mi consenta' del Berluzzo.
Insomma, nell'appropriarsi dei termini del vicino indubbiamente si tiene conto dell'influenza, diciamo, culturale, che un dato centro o area esercitano su un altro; ma oltre che di superiorità di certi vocaboli rispetto a quelli in uso in una determinata zona parlerei anche della eventuale maggiore precisione di un dato vocabolo rispetto a quello in uso. Però il discorso è reversibile: un Veronese nato e cresciuto in città se volesse dedicarsi all'agricoltura sarebbe costretto ad attingere, per il proprio vocabolario, dalle parlate di fuori città, che ovviamente, quanto a lessico tecnico del settore, surclassano i centri urbani. |
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Cosa? Il dialetto della Bassa veronese? Ma si sapeva; però, ripeto, vi si capisce. |
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Ciucciati il pedalino. |
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Se riesco a togliermelo: sai, non sono contorsionista. |
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