E’ vero: è un senso di civiltà. Una raccolta differenziata casa per casa, con sacchetti differenti per ogni tipo di rifiuto ed un chip (chissà come farà?) che controlla tipologia e quantità.
Ovviamente, sforare in un senso o nell’altro vuol dire che si pagherà di più, oltre a quello che già si paga; le famiglie con pargoli sotto i tre anni si dovranno far rilasciare un’autorizzazione in comune (evviva lo sfoltimento burocratico!) per smaltire pannolini & contenuto alla discarica.
Siamo in tanti, troppi e se non vogliamo mandare a puttane il nostro covile bisogna fare qualche piccolo sforzo.
Senonchè…
Ciò che riesce a rivoltarmi le budella, nella mia corsa per campagne del sabato mattina, oltre alla vergognosa brebemi & tutte le costruende porcherie di contorno, sono sempre i più frequenti sacchi/sacchetti di rifiuti buttati nei campi e nelle rogge.
Unitamente ad altri tipi di delizie tipo pneumatici, scarti edili, accumulatori, televisioni e qualche altro elettrodomestico, materassi, le immancabili bottiglie di plastica ed una volta anche un bel mucchio di eternit, oggetto di cronaca sulla stampa locale.
Quindi vorrei tanto sbagliarmi, ma mi sa che in futuro questo tipo di discariche di fantasia prolifereranno come rovi in un terreno incolto.
Ovviamente in ottemperanza all’alto senso civico di molti cittadini.
Mi vien da pensare: se non ci fossero sanzioni, chi rispetterebbe il semaforo rosso? O chi non parcheggerebbe nei posti riservati agli invalidi?
In ultima analisi, chi rispetterebbe le regole?
L’ispirazione per quanto sopra, in un periodo in cui la musa ha serissimi problemi intestinali, mi è venuta dal brusco risveglio dell’altra notte.
Antefatto.
A una mia parente, che c’ha 2 $oldi e una bella casa, è stata regalata una cagnetta di garantito lignaggio nonché sangue blù; pare che i requisiti di purezza della suddetta bestiola, però, rispondessero alquanto vagamente, anzi, forse per nulla, agli standard stabiliti della razza, e ci fu il ripudio, con destino il canile.
Non riuscì a trattenere un paro di lacrime, la Juseppa, raccontandomi il fatto, e dato che è mia moglie da trent’anni, sapevo benissimo dove voleva parare.
Ne ho già un paio, ci sta il terzo, anzi la terza; ovviamente c’è stata la visita preliminare del veterinario, con sverminazione, vaccinazioni, e in ultimo la sterilizzazione.
Quattro $oldi, tanto per buttarla lì, ma ora Pey è di casa.
Ieri notte, verso le quattro, Tito e Igor richiamarono la mia attenzione col tipico sistema della specie; capitò anche l’anno scorso, ma si trattava di un porcospino, per nulla impaurito (a buona ragione) della mole dei molestanti e del loro fracasso. Che però rompeva l’animaccia a me, e per ovviare al concerto mi sono dovuto alzare in piena notte, raccattare lo spinoso animale e portarlo in campagna.
Senonchè stavolta, pur essendo le dimensioni le stesse, si trattava di un batuffolino infreddolito, impaurito e uggiolante, che qualcuno di notte, in ottemperanza al sopracitato senso civico, ha pensato di buttare nel mio giardino, sgravandosi di ogni responsabilità e impiccio.
E con questo sorcino sarebbero quattro.
Dato che si vive in due famiglie (io e mia sorella, con consorti e prole), con decisione unanime si è deciso di portare il cucciolino in canile.
Quindi resterà con noi, adottato da Tito (un boxer di 40 kili, tenero come un raviolo al burro, Igor, pechinese epilettico menefreghista, Pey, dal sangue rosso, smarazzona e piena di vita).
Per il nome si pensa a Leo, data la mole (sarà mezzo kilo) o al limite Pato, data la passione calcistica di mio nipote.
Mi resta solo la frustrazione di non poter ringraziare con qualche ben assestato calcio in culo l’ex padrone.