(Chi non si evolve si estingue, chI si adatta ai cambiamenti resterà sempre giovane.
Chissà come si muore da giovani?)
Ero insofferente: le finestre dell’aula non davano su nessun orizzonte libero, e l’insegnante di italiano pretendeva che scrivessi di lotte di classe e rivendicazioni, ecc. Allora non sapevo manco cos’erano.
Sapevo solo scrivere di ciò che vivevo, che sentivo mio perché era indispensabile alla mia esistenza.
E il primo anno di superiori niente girava affatto per il verso giusto; non che la cosa mi togliesse il sonno.
Avevo arraffato alcune sottomisure da un cantiere vicino a casa mia, e inchiodato un telaio triangolare; coi risparmi della paga domenicale avevo comprato un metro quadrato di zanzariera che avevo legato ai bordi con fil di ferro. Una pertica da bucato di tre metri serviva da manico, ed ecco fatto un marchingegno per pescare. Solo che tutto sommato pesava quasi una decina di Kili.
A marzo prosciugavano le rogge per la pulizia, e i pesci sarebbero comunque morti; non erano granchè: alborelle, bose, lamprede. Un vairone era una preda da esibire, un’anguilla qualcosa da ricordare nel tempo.
La fatica cancellava i pensieri e l’aria tiepida entrava nell’anima, nell’armonia dei canti delle cince e delle rondini, del rumore dei passi nell’acqua e nella luminosità rinata che risaltava lo smeraldo di cespugli di sambuco: anticipavano il risveglio; imponenti platani e robinie erano ancora assonnati.
Spingere la ‘guada’ nell’acqua torbida nella speranza di intravedere un guizzo argenteo d’agonia da mettere nel sacchetto legato alla cintura.
Il pomeriggio disegnava cristalli dorati sulla superficie dell’acqua.
(La ragione guida l’uomo nella sua esistenza, con smania di migliorare. Grandi cose, le più imponenti dell’umanità, sono state create per avallare lo scopo della vita che terrorizza per la sua fine; per combattere il terrore con speranza, utopia di eternità, che si conquista con tribolazioni spinte da istinti masochistici che ci impongono qualcosa da espiare per colpe che spesso dimenticano la loro causa, o che non esistono.
Nulla si porta con sé, con l’inizio dell’esistenza, dono non chiesto, e con la fine della stessa niente si porterà appresso.)
La sera ricamava merletti nel cielo di cobalto. Le rivoluzioni le avrebbero fatte anche senza di me. Non era il mio mondo non lo sarebbe mai stato.
Non mi evolverò, e morirò vecchio.
Nell’anima.