...Insomma, non capisci Tebro. Che disdetta...
In effetti, o Ram(arra), non hai tutti i torti, e una prova evidente la troviamo nel web: tutti poeti, grazie al verso sciolto che chiunque crede di poter adoperare a proprio piacimento, mentre anche questo ha le sue regole. Per i neo-Vati, invece, si direbbe che basti ogni tanto premere 'invio', così si va accapo e la vita continua...
Diciamo che poesia sarebbe un saper giocare con quanto ci offre il vocabolario in modo da saper esprimere concetti, ma ancor più, molto di più, in modo da suggerire immagini, insomma un riuscire a far pensare e a far provare emozioni attraverso una sapiente combinazione, e del lessico, e della maniera di combinarlo all'interno del verso.
Sarà il rincoglionimento mattutino ma mi viene una reminiscenza scolastica: Valentino, del Pascoli. Si conclude così:
'...come l'uccello venuto dal mare
che tra il ciliegio salta, e non sa
ch'oltre il beccare, il cantare, l'amare,
ci SIA qualch'altra felicità'.
Ecco, con quel congiuntivo Pascoli instilla uno e mille dubbi nella mente del lettore: esistono altre felicità per l'uccello oltre il 'beccare, il cantare, l'amare' (grazie al Viagra, pare di sì)? Cos'è, beata innocenza, beata ignoranza, o vera beatitudine perché non è detto che esista di meglio? E il discorso potrebbe andare avanti per una settimana.
Ecco: un esempio, e neanche il più brillante, della forza evocativa della poesia (da parte di chi la sa scrivere, beninteso e sottinteso).
...o l'ossimoro leopardiano in uno dei capolavori della nostra letteratura (L'infinito):
'...Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare'.
Un accorto critico come il sopra citato Poeta rileverebbe immediatamente che un naufragio non è mai dolce perché si prende freddo, si beve acqua e si rischia di affogare. Tutto vero, per carità. Ma il verso del Recanatese sta a significare, e vi riesce benissimo, il dolce abbandono a questa sensazione di infinito che gli rende l'ermo colle sul quale sale; naufragio perché ignoriamo cosa ci sia oltre la siepe, possiamo soltanto provare a immaginare. L'infinito è sterminato come l'oceano, da qui l'immagine del naufragio; naufragio dolce, ripeto, in quanto dolce è abbandonarsi a questa grandezza incommensurabile, con la segreta speranza che oltre la siepe vi sia un mondo migliore...