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General: Vengo anch_io? Sì, stavolta tu sì...
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De: Peterpan® (Mensaje original) |
Enviado: 30/03/2013 08:20 |
Quoto le riflessioni di Pis. tranne che in un punto, quando dice che il 'vecchio' lascia il posto al 'nuovo'. Ossia, teoricamente avrebbe ragione, ma 'sto 'nuovo' dov'è? Oltre al lutto di oggi per Jannacci certo ricorderete la moria, ed è solo un esempio, degli attori che hanno fatto la commedia italiana: Gassman, Tognazzi, Sordi, Manfredi, Walter Chiari, anche Vianello se vogliamo, e via dicendo. Be', chi c'è a sostituirli? Christian De Sica? Massimo Boldi? Ma per favore, qui si salva giusto Verdone, si salvava anzi... Idem per i cantanti: un cantautore dall'aria giullaresca ma in realtà catalizzatore di profonde riflessioni come Jannacci chi ce lo dà più? I nuovi volti di Sanremo? Ma per favore (e due)... Un De Andrè, un Dalla, un Gaber nonché, last but not least, un Battisti...? Un Fossati, vivo buon per lui ma ritiratosi a vita monastica...? Quello che Pis. chiama razzismo di gioventù adesso, e non da ieri, lascia il posto ad un certo razzismo di maturità o, se vogliamo, di vecchiaia (chiamiamo le cose col loro nome): cari pargoletti di oggi, noi abbiamo vissuto anni intensi, conosciuto la mejo musica, il mejo cinema eccetera - salvo i poveracci che ascoltavano solo Claudio Villa o al massimo Alvaro Amici, ma vogliamo sperare, anche se nessuno ce ne dà la certezza, che siano eccezioni, o che quantomeno non vengano a imbrattare dove si conversa tra normodotati; anche questa, devo constatare, a volte solo vana speranza... Enzo, la Pace sia con te!
Tebro è un mona
Tantum ergo Sacramentum veneremur cernui, et antiquum documentum novo cedat ritui... |
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De: emme |
Enviado: 30/03/2013 08:55 |
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Dicono: un altro grande se n'è andato (Jannacci), uno come lui non nasce più.
Io credo che la nostra generazione (parlo di chi è nato tra il '50 e il '60) sia oggi molto condizionata nelle sue valutazioni dall'avere vissuto dall'inizio alla fine quella che mi piace definire "la parabola italiana": prima il boom e dopo una ultradecennale decadenza economica e politica di cui non si vede la fine.
Una parabola che è stata non solo economica, ma anche sociale in senso lato (ha riguardato stili di vita collettivi ed anche la cultura, l'arte, lo spettacolo).
Sono solo mie impressioni sul "percepito" delle persone che frequento. Io, in realtà, non so e non posso dimostrare un cazzo.
Ora, è umanamente comprensibile assimilare tutta la vita di un paese alle sue vicende economiche (prima andava tutto bene, prima stavamo tutti bene, prima tutto era bello; ora che l'economia va indietro, si sta tutti male, tutto fa schifo).
Tuttavia, nonostante sia convinto che ogni espressione artistica e culturale sia figlia del suo tempo, non credo affatto che scattino degli automatismi tra le condizioni materiali di vita di un popolo e la qualità della sua produzione culturale.
Potrebbero esserci ora artisti di strada che sono dei fenomeni, mentre anni addietro divi osannati e superpagati non erano che dei cani... e via ipotizzando.
Il genio è capriccioso e bislacco, sorge quando e dove gli pare, e niente ha a che vedere con il PIL o con il modello unico di papà.
Non voglio negare che gli artisti citati da Peter siano o siano stati fenomenali, ma ho l'impressione che nella valutazione del nuovo (che necessariamente prende il posto del vecchio: morto un papa se ne fa un altro, the show must go on, etc.) siamo spesso disattenti, sia perchè ovviamente è vivo in noi il ricordo dei giganti che abbiamo conosciuto e amato, sia perchè crediamo che in tempi come questi più che spazzatura non si riesca a produrre.
E se un nuovo Jannacci o un nuovo De Andrè fossero scoperti dalla De Filippi? Vi pare una cosa impossibile, una ipotesi da fuori di zucca?
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nessuno di quelli citati da peter ha iniziato davanti a un pubblico composto da milioni o addirittura decine di milioni di spettatori
questo non è mai potuto accadere prima della metà degli anni 60
tutti quelli che hanno iniziato prima che la televisione arrivasse in tutte le case, completa di telecomando, hanno dovuto "farsi le ossa" in un confronto diretto con un pubblico limitatissimo, nei teatri o nel cabaret
io ho visto Tognazzi e Walter Chiari esordire negli avanspettacoli, tra un film e l'altro, in sale cinematografiche che non superavano la capienza di 800 posti a sedere
Albrto Sordi ha esordito nel teatro di rivista facendo il boy lungo la scalinata dalla quale scendeva Wanda Osiris
Vuttorio Gassman ha avuto un esordio molto più classico, e molto più pregevole, nella compagnia teatrale del grandissimo attorte Renzo Ricci, il quale per pur grande che fosse non ha avuto in tutta la sua carriera nemmeno la centesima parte degli spettatori che in un solo spettacolo riesce ad avere Benigni
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Pregevole osservazione, o Cla.
Ma chiediamoci cosa sia (sia stato) più difficile per 'sfondare': se un po' di disinvoltura e faccia tosta ieri o l'arrampicarsi sugli specchi di oggi per ottenere uno spazio televisivo di qualche secondo. Sul piano artistico, credo la prima; sul piano della pagnotta, temo proprio, la seconda. |
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