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General: fuochi
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De: SidneyL (Mensaje original) |
Enviado: 28/04/2013 17:42 |
Fuochi
I “Fammi accendere, Andrea” La donna è nuda e altera. Il ragazzo le porge l’accendino e lei aspira nervosamente la sigaretta sottile. Fuma per noia. Scopa per noia. Vive annoiandosi. E’ stesa su un tappeto di lana, davanti ad un camino e il riflesso del fuoco le disegna addosso strane traiettorie rossastre. Osserva in silenzio il bel corpo armonioso del quale ha finto di godere. Il volto giovanissimo, il sesso ancora eretto, che non le stimola nessuna voglia se non quella di insultare e ferire, di condurre un gioco che neanche le interessa veramente. Lo accarezza distrattamente, sorridendo del movimento inconsulto di lui “Sta’ fermo” gli intima “non muoverti” ed avvicina la brace incandescente quel tanto che lui possa sentirne il calore. “Fermo” sussurra ancora “ti conviene, se non vuoi farti male”. Andrea guarda il puntino rosso pericolosamente vicino al proprio sesso, ne segue il movimento, impaurito ed eccitato. Non volendo, si sposta impercettibilmente. “Ti sei mosso, cattivo” gli brucia i testicoli, ridendo del suo sussulto. “Fallo tu” dice poi porgendogli la sigaretta “ avvicinala al mio sesso: accarezzami col fumo” Il ragazzo è arrabbiato: butta la sigaretta nel caminetto, le spalanca le gambe, la prende in fretta colpendo ed affondando nel sesso di lei, asciutto, tappandole la bocca con la mano. La donna si annoia persino nel dolore, nella violenza provocata e subita. Nulla la scuote. Le fiamme del camino lambiscono l’aria, bruciano i mugolii, disegnano i contorni dei due corpi scomposti. II Fuochi accesi e musica e canzoni. Cristina ha 16 anni, ha ottenuto il permesso per partecipare al suo primo “falò” d’inverno. La spiaggia è gremita di giovani, incombe un freddo intenso, un buio rischiarato da grossi fuochi accesi e sparsi. Cristina ha una chitarra e sogni da suonare: aspetta Andrea. Forse verrà. E’ troppo bello, troppo alto, troppo adulto per lei. Ma lei lo ama come si sa amare solo da adolescenti: lo ama con lacrime e poesie, lo ama da sola e basta per tutti e due. Lo ha conosciuto per caso. E’ amico di suo fratello Giorgio: dolce quanto Giorgio è scostante, gentile con la bimba di casa, cui dedica sempre un sorriso, una frase gentile. Cristina lo adora, lo aspetta, studia mappe per “incontrarlo per caso” ad ogni incrocio, scrive il suo nome mille volte sul diario scolastico e accanto, timidamente, aggiunge il proprio. Ha inventato una serie di sigle A&C da far invidia ad un pubblicitario di professione. Gli ha chiesto, fingendo indifferenza “Verrai al falò, stasera?” E lui le ha sorriso, le ha dato un buffetto sulla guancia, “Ho un impegno stasera; ma più tardi, se faccio in tempo…” “Tanto sarò in spiaggia fino all’alba” gli ha risposto in fretta “Ti aspetto…non deludermi” E lo ha visto andar via, le mani in tasca. Lo aspetterà fino al mattino, se necessario: e il fuoco riscalderà l’attesa. III Giorgio osserva in silenzio la notte. Piange dentro e non lo sa nessuno. Non la madre distratta, non la sorellina. Vuole bene a Cristina, ma la considera sciocca ed infantile: non può parlare con lei dei suoi problemi. Non può parlare con nessuno. Perché lui c’era, e gli altri no. Lui ha visto le immagini, sentito gli odori. Non c’era nessun altro, quella notte che sia rimasto vivo, oltre a lui. Ha ancora nelle orecchie il rumore, negli occhi il bagliore assurdo delle fiamme. Lui c’era, in macchina, quella notte. Con Stefania ed Annalisa. Lui c’era. La discoteca, i troppi drinks bevuti: la strada come un nastro nero. Le ragazze sedute davanti e lui dietro, da solo. Aveva tentato un “Guido io, Stefi: tu sei ciucca” Ma lei aveva riso, prendendolo in giro. “Tranquillo, fifone: ti porto a casetta tutto intero” E poi il coretto di tutte e due, frammisto a risate “Giorgio è cacasotto…Giorgio è cacasotto…” Ridevano ancora, quando il nastro nero della strada si era interrotto all’improvviso: la curva presa male, il suo grido di allarme..il suo salto prima che la macchina precipitasse giù. E poi lo schianto, fortissimo. E poi le fiamme. Alte e sanguigne nel fondo della scarpata. Non può parlarne. Non può parlarne con nessuno. IV Non sa come sia potuto accadere. Proprio non si capacita. Non sa cosa fare, adesso, solo, nella casa vuota, specchiato nel riflesso del camino. Non sa perché sia stato tanto attratto da lei, tanto da esserne deformato, contagiato, travolto. Lei dura, indifferente, vecchia. Lei, la madre del suo migliore amico. Lei che l’ha sedotto per giocare, per vincere la noia di un’esistenza vuota. Lei che ha riso del suo amore, della sua tenerezza: che ha risposto mordendo ai suoi baci, schernendo alle sue parole d’amore. Che gli ha fatto del male, facendogli tradire tutto ciò in cui credeva: l’amicizia di Giorgio, l’amore pulito ed ingenuo di Cristina. Lei che ora è lì, immobile, baciata dalle fiamme, intatta. Andrea prende il telefono, compone un numero di cellulare. “Giorgio? “ singhiozza “Dio, Giorgio, che ho fatto… Perdonami Giorgio… le ho chiesto scusa e rideva, rideva, con le fiamme negli occhi.. L’ho uccisa, Giorgio, non volevo…l’ho uccisa, perché smettesse di ridere..” V Restano solo le braci dei falò e poche figure infreddolite sulla spiaggia che va lentamente svuotandosi. La luce spinge il buio oltre l’orizzonte, Cristina sonnecchia, avvilita. “Cri?” Si sente chiamare piano, toccare leggermente la spalla.” E’ arrivato” sorride tra sé con gli occhi chiusi “lo aveva detto e lo ha fatto. Valeva la pena di star qui tutta la notte. Sapevo che sarebbe venuto” Si volta e scorge il volto disfatto del fratello. “Giorgio? “ domanda “che ci fai tu qui?” Giorgio la abbraccia stretta, accovacciandosi quasi su di lei. La culla. Prende il visetto tra le mani, la bacia bagnandola di lacrime. “E’ successa una cosa tremenda, Cristina. Devi venire via, piccola. Dobbiamo andare a casa.” Cristina si divincola, lo guarda con astio, questo fratello guastafeste e troppo serio. Dà un’occhiata all’orologio: è ancora presto. Non sono ancora le sei. C’è ancora brace che guizza sotto alle cenere del falò. Alza il mento, testarda. “Non ci vengo a casa con te. Non voglio. A casa vacci tu. Io non posso. Io, sto aspettando Andrea.”
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...ah, però...
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sehr gut, Frau Sidney !
(perchè in tedesco? e che ne so...) |
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De: SidneyL |
Enviado: 29/04/2013 16:29 |
Anche in tedesco va bene |
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