Non so voi cosa ne pensiate: per me "Quelli della notte" è stato "il" programma televisivo, quello che valeva il prezzo del sonno perduto, pieno di bella musica, di intelligenza e di persone valide ed originali.
Dai "nanetti" di Frate Antonino da Scasazza, al livello basso di Pazzaglia separato in casa, da Scrapizza, alle irresistibili performances di un Luotto mai più così, era una miscellanea di geniale, gradevolissimo disordine, orchestrato da un Renzo Arbore in grande spolvero.
E fra tutti, io preferivo la sorniona ovvietà di Massimo Catalano, comico per caso e trombettista Doc, approdato ad una notorietà improvvisa e da lui presto volontariamente abbandonata per un tipo di vita più tranquilla e più congeniale al suo carattere schivo.
Se n'è andato stamattina, dopo una lunga malattia.
Sarebbe stato "meglio dal vivo che dal morto" per coloro che ne abbiano apprezzato pacatezza e cortesia, ma è andata così.
Per citare Ferrini, altro personaggione della saga arboriana "Non capisco, ma mi adeguo".