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De: Tony Kospan (Mensaje original) |
Enviado: 12/02/2010 16:35 |
La storia delle maschere
La storia delle maschere ha origini molto lontane. Sin dal paleolitico superiore l'uomo utilizzava maschere rituali durante riti tribali, magici e religiosi, per permettere a stregoni e sciamani di contrastare gli spiriti maligni.
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Ancora oggi in Africa e in Oceania esistono trib첫 che utilizzano maschere propiziatorie. Alcune trib첫 della Papua Nuova Guinea costruiscono enormi maschere destinate a non essere mai indossate, che vengono semplicemente tenute appese nelle capanne per tenere lontani gli spiriti maligni. I Dogon del Mali ritengono che ogni volta che un uomo muore, il suo spirito vada a vivere in una maschera della sua famiglia o del suo villaggio. |
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Oltre alle maschere rituali alcune trib첫 utilizzano anche maschere da guerra. Esse hanno il compito di incutere timore all'avversario e perci챵 devono avere un aspetto terribile! Oltre ad indossare una maschera il guerriero si dipinge anche il corpo, per assomigliare il pi첫 possibile ad uno spirito cattivo o a un mostro.
I "mud man" o "uomini fango" della Papua Nuova Guinea sono un esempio perfetto di questa usanza. Durante gli attacchi contro trib첫 nemiche indossavano una pesante maschera fatta di fango e si ricoprivano tutto il corpo dello stesso materiale, che asciugandosi dava loro uno spettrale colore grigio chiaro.
La consuetudine di utilizzare cammuffamenti durante le cerimonie religiose esisteva anticamente anche presso i Greci. Grazie al contributo di alcuni grandissimi scrittori, queste rappresentazioni religiose si trasformarono gradualmente in rappresentazioni teatrali. A questi antichi attori le maschere greche offrivano diversi vantaggi. Grazie alle maschere un attore poteva sostenere diverse parti; inoltre gli attori maschi potevano sostenere parti femminili, dato che alle donne non era permesso di recitare nei teatri. I lineamenti della maschera erano adatti al personaggio che l'attore doveva rappresentare: in questo modo si aiutava lo spettatore a distinguere i personaggi e a capire meglio la trama. Infine la maschera era pi첫 grande della faccia dell'attore e in questo modo riusciva ad amplificare la sua voce.
Nel Medioevo si diffuse in tutta Europa l'uso di fare grandi e festosi cortei mascherati, che percorrevano le vie delle città. Durante il Carnevale medievale l'uso del travestimento permetteva di abbattere le barriere sociali della ricchezza e del rango: in questo periodo dell'anno il ricco, mascherato da povero, poteva permettersi certi comportamenti non concessigli nella vita quotidiana ed il povero, travestito naturalmente da ricco, poteva accedere a luoghi di solito proibiti ed avvicinare persone inaccessibili.
La città in cui più si diffuse questo modo di festeggiare il Carnevale fu Venezia. Maschere e travestimenti venivano utilizzati per festeggiare ogni occasione, come l'elezione del Doge, l'arrivo di un ambasciatore o una vittoria in battaglia. Le maschere, oltre a rincorrersi per le tortuose calli, potevano esibirsi sui palchi o sfilare in Piazza San Marco, sotto gli sguardi di un pubblico esigente e critico, seduto su poltroncine o panche sistemate per l'occasione. Assieme a giocolieri, burattinai, mangiatori di fuoco, c'erano maschere di tutti i generi: turchi, arabi, demoni, streghe, animali. La Bauta, la tipica maschera veneziana, si diffuse nel '700. E' una mantellina o cappuccio di merletto, pizzo o reticolo che copre la testa e le spalle. Sul viso si usa una mascherina di seta, velluto, tela o cartone e in testa un tricorno (cappello a tre punte) nero. Infine occorre un mantello in seta o panno nero o rosso e a scelta ornato con galloni e nastri. La Bauta non doveva essere troppo particolare o personalizzata, perch챔 deveva garantire l'anonimato.
Verso la fine del XVI secolo, in Italia si diffuse la "Commedia dell'arte", che utilizzava le maschere italiane, cio챔 personaggi che ricomparivano in ogni commedia con lo stesso nome, lo stesso costume, lo stesso trucco o maschera, lo stesso linguaggio e soprattutto lo stesso carattere. Questi personaggi, come Arlecchino, Pantalone, Colombina, il Dottor Balanzone, Pulcinella divennero famosi in tutta Europa. Il declino del teatro delle maschere inizi챵 nel XVIII secolo, quando autori come Carlo Goldoni abolirono le loro avventure grottesche e ridimensionarono il loro ruolo, riducendole a figure di contorno. Scomparse col tempo dalle scene dei teatri, le maschere sono sopravvissute soltanto nelle feste e nelle mascherate di Carnevale. Ogni anno fanno la comparsa molte maschere nuove e fantasiose accanto alle loro antenate e tutte insieme hanno, come tanto tempo fa, lo stesso scopo: garantire allegria.
dal web
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La storia delle maschere ha origini molto lontane. Sin dal paleolitico superiore l'uomo utilizzava maschere rituali durante riti tribali, magici e religiosi, per permettere a stregoni e sciamani di contrastare gli spiriti maligni.
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Ancora oggi in Africa e in Oceania esistono trib첫 che utilizzano maschere propiziatorie. Alcune trib첫 della Papua Nuova Guinea costruiscono enormi maschere destinate a non essere mai indossate, che vengono semplicemente tenute appese nelle capanne per tenere lontani gli spiriti maligni. I Dogon del Mali ritengono che ogni volta che un uomo muore, il suo spirito vada a vivere in una maschera della sua famiglia o del suo villaggio. |
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Oltre alle maschere rituali alcune trib첫 utilizzano anche maschere da guerra. Esse hanno il compito di incutere timore all'avversario e perci챵 devono avere un aspetto terribile! Oltre ad indossare una maschera il guerriero si dipinge anche il corpo, per assomigliare il pi첫 possibile ad uno spirito cattivo o a un mostro.
I "mud man" o "uomini fango" della Papua Nuova Guinea sono un esempio perfetto di questa usanza. Durante gli attacchi contro trib첫 nemiche indossavano una pesante maschera fatta di fango e si ricoprivano tutto il corpo dello stesso materiale, che asciugandosi dava loro uno spettrale colore grigio chiaro.
La consuetudine di utilizzare cammuffamenti durante le cerimonie religiose esisteva anticamente anche presso i Greci. Grazie al contributo di alcuni grandissimi scrittori, queste rappresentazioni religiose si trasformarono gradualmente in rappresentazioni teatrali. A questi antichi attori le maschere greche offrivano diversi vantaggi. Grazie alle maschere un attore poteva sostenere diverse parti; inoltre gli attori maschi potevano sostenere parti femminili, dato che alle donne non era permesso di recitare nei teatri. I lineamenti della maschera erano adatti al personaggio che l'attore doveva rappresentare: in questo modo si aiutava lo spettatore a distinguere i personaggi e a capire meglio la trama. Infine la maschera era pi첫 grande della faccia dell'attore e in questo modo riusciva ad amplificare la sua voce.
Nel Medioevo si diffuse in tutta Europa l'uso di fare grandi e festosi cortei mascherati, che percorrevano le vie delle città. Durante il Carnevale medievale l'uso del travestimento permetteva di abbattere le barriere sociali della ricchezza e del rango: in questo periodo dell'anno il ricco, mascherato da povero, poteva permettersi certi comportamenti non concessigli nella vita quotidiana ed il povero, travestito naturalmente da ricco, poteva accedere a luoghi di solito proibiti ed avvicinare persone inaccessibili.
La città in cui più si diffuse questo modo di festeggiare il Carnevale fu Venezia. Maschere e travestimenti venivano utilizzati per festeggiare ogni occasione, come l'elezione del Doge, l'arrivo di un ambasciatore o una vittoria in battaglia. Le maschere, oltre a rincorrersi per le tortuose calli, potevano esibirsi sui palchi o sfilare in Piazza San Marco, sotto gli sguardi di un pubblico esigente e critico, seduto su poltroncine o panche sistemate per l'occasione. Assieme a giocolieri, burattinai, mangiatori di fuoco, c'erano maschere di tutti i generi: turchi, arabi, demoni, streghe, animali. La Bauta, la tipica maschera veneziana, si diffuse nel '700. E' una mantellina o cappuccio di merletto, pizzo o reticolo che copre la testa e le spalle. Sul viso si usa una mascherina di seta, velluto, tela o cartone e in testa un tricorno (cappello a tre punte) nero. Infine occorre un mantello in seta o panno nero o rosso e a scelta ornato con galloni e nastri. La Bauta non doveva essere troppo particolare o personalizzata, perch챔 deveva garantire l'anonimato.
Verso la fine del XVI secolo, in Italia si diffuse la "Commedia dell'arte", che utilizzava le maschere italiane, cio챔 personaggi che ricomparivano in ogni commedia con lo stesso nome, lo stesso costume, lo stesso trucco o maschera, lo stesso linguaggio e soprattutto lo stesso carattere. Questi personaggi, come Arlecchino, Pantalone, Colombina, il Dottor Balanzone, Pulcinella divennero famosi in tutta Europa. Il declino del teatro delle maschere inizi챵 nel XVIII secolo, quando autori come Carlo Goldoni abolirono le loro avventure grottesche e ridimensionarono il loro ruolo, riducendole a figure di contorno. Scomparse col tempo dalle scene dei teatri, le maschere sono sopravvissute soltanto nelle feste e nelle mascherate di Carnevale. Ogni anno fanno la comparsa molte maschere nuove e fantasiose accanto alle loro antenate e tutte insieme hanno, come tanto tempo fa, lo stesso scopo: garantire allegria.
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Il Carnevale di Venezia: uno spettacolo unico
Il Carnevale di Venezia è famoso in tutto il
mondo per le sue maschere pregiate.
Infatti, Venezia è la città d’eccellenza per la
realizzazione di maschere.
A Venezia il Carnevale si festeggia da ben 900 anni!
E i costumi così particolari e il paesaggio della città
rendono questa festa unica.
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Il sorriso di Pierrot
La luna era lassù, più pallida del solito. Si rispecchiava sul lago, si infrangeva con le onde, si ricomponeva e guardava verso un ponte di legno. Da quel ponte, ogni tanto, cadeva una lacrima, formando nell'acqua dolci cerchi. Usciva dal ciglio triste di Pierrot, che piangeva in silenzio, per non disturbare nessuno. Quel giorno aveva già avuto due grossi dispiaceri. Gli si era stretto il cuore quando un gatto randagio aveva strappato un petalo da un fiore e aveva ancora sofferto vedendo due nuvole bianche, esili, leggere, brutalmente spazzate via da un orribile ventaccio sorto e sparito in un minuto. Dolori, sempre dolori, nella sua vita. Ma il più grande, il più straziante, quello che lo portava quasi alla soglia del nulla, era racchiuso in un nome sublime: Isabella. L'aveva vista solo un attimo, in riva al lago, tanti anni prima, lontano nel tempo, o forse l'aveva solamente sognata. E ora come sempre, l'aspettava sul ponte di legno... Isabella non lo sapeva, ma il cuore di Pierrot le mandava continui messaggi appassionati. Quel cuore non faceva come tutti gli altri : "Puf, pof, puf, pof". Esso ripeteva sommessamente :"Isa-bella, Isa-bella, Isa..." D'improvviso un canto, delle risa spensierate: ecco, arrivano i suoi cari amici, Colombina, Arlecchino, Brighella e tutti gli altri. Le maschere gli corrono incontro e lo chiamano: "Pierrot, Pierrot, é la tua festa, non ricordi? Vieni, ti aspettano tante sorprese!" Ciondolando la testa, strascicando i piedi, Pierrot si avvia verso l'allegra brigata, mentre il pallore del suo viso si anima nella luce di un timido, dolce sorriso. Dal web |
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