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POETI... GRANDI...: Vincenzo Monti
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Respuesta  Mensaje 1 de 3 en el tema 
De: solidea  (Mensaje original) Enviado: 19/02/2010 13:26

Vincenzo Monti

 

Vincenzo Monti

Nasce alle Alfonsine, in località Ortazzo, il 19 gennaio 1754
da Fedele Maria Monti ed Adele Mazzari, in "una casetta di
semplice eleganza, che sorge in fondo ad  un largo ripiano,
e porta scritto sull’ alto della modesta  facciata un motto de’
Salmi :< <  Redime me a calumniis hominum, ut  custodiam
mandata tua> > ancora oggi  leggibile  su una lapide posta
sopra l’ingresso ). In giovanissima  età si  trasferisce con la
famiglia a Maiano,un piccolo paese nei pressi di Fusignano
dove  il  padre  svolge  la sua  attività lavorativa ed affida la
educazione  dei  figlioli  al pio  sacerdote di quella contrada.
Dopo gli studi " canonici " condotti  nel seminario di Faenza
( "ove gli furono dischiusi i primi tesori della latina poesia" ),
entra "nel cerchio magico della poesia......con tutto l’impeto
d’ un’ anima  appassionata, e  ancor  vergine dalle codarde
impressioni  del mondo ". Al ritorno  da  Faenza, il  padre lo
vuole fattore dei suoi  poderi e  Vincenzo  ubbidisce al geni-
tore per "con un animo sì renitente e distratto che ai  campi
non ne proveniva alcun utile ". Un  giorno  il Monti chiama il
padre nella stanza  e, dopo  aver  acceso  un gran fuoco, vi
getta i  suoi  amati  autori latini; e il genitore, non osservato,
lascia sul tavolo 12 fiorini  d’oro che sono presi dal giovane
e spesi nella vicina Lugo per ricomprare gli autori "dei quali
erano quasi ancor calde le ceneri". (Le citazioni fra virgolet-
te sono di Paride Zajotti,scrittore non privo di qualche virtù).
Poi si iscrive, su  ordine  del padre, alla facoltà di medicina
nell’Università di Ferrara; ma il poeta non è contento e scri-
ve, in data 6 dicembre 1775,  al  padre: " Io proseguo il mio
studio della  medicina, ma non  posso  dimenticarmi  quello
delle belle lettere ". Infatti  il  Monti  esordisce  come  poeta
pubblicando  a  Ferrara,  presso la Stamperia Camerale, la
Visione  di  Ezechiello  della  qual  cosa il padre molto si di-
spiacerà. Successivamente  manifesta  l’ intenzione  di tra-
sferirsi  nella  Roma  di  Pio  VI  e  lo scrive al padre sottoli-
neando  ancora  una  volta che "...lo studio legale, medico,
matematico o altro" non fa per lui.Tale intenzione compare
anche in una lettera al Vannetti  di Rovereto: " Ora sto pre-
parando  il  mio bagaglio per incamminarmi verso Roma al
dodici del corrente" < la lettera  reca  la data del 1 maggio
1778>. Giunto  nella  capitale  il  26 maggio 1778, il Monti
sceglie  come  dimora  il  palazzo Doria Pamphili in piazza
Navona; continua  la  sua  corrispondenza  col Vannetti e,
nella lettera del 26 gennaio 1779, troviamo una bella defi-
nizione della poesia:"..Concludiamo che la poesia è assai
corrotta  a’  nostri  giorni, e  che il prurito d’essere filosofi,
astronomi, matematici, teologi e poeti fa che molti, invece
di assodare l’immaginazione,impiastricciano nei loro versi
o vi entri, o no - il  metodo geometrico, il prisma newtonia-
no,la paralassi,il vacuo,la luce,la velocità, il sole, i pianeti,
il zenit,  il nadir,  il diavolo  che  li porti, e tante altre scioc-
chezze, che empiono la bocca  senza riempire l’ intelletto.
In  tal  modo  rendono  la  poesia un mercato di bagatelle
filosofiche, destano nelle anime sagge ed economiche la
nausea e  l’aborrimento  per tutti questi versi che ammor-
bano in sì gran numero questo povero stivale d’Europa".
Forte  è  l’amicizia  col  Vannetti  ed insieme piangono la
scomparsa dell’amico Zorzi per il quale il poeta  di Rove-
reto compone un elogio funebre da tutti  applaudito. Una
altra  amicizia  importante  è quella  che  lo lega all’abate
Aurelio  Bertòla  che, come  apprendiamo dall’epistolario,
gli invia un saggio sulla letteratura  alemanna che  Monti
contraccambia con il suo Saggio di  poesie; vale la pena
sottolineare  che,  nella  lettera  del  5 novembre 1779, il
Monti manifesta la sua inclinazione a scrivere tragedie:"
...Il componimento  tragico  è quello che mi attirerebbe di
più di tutti; ma come  appagare l’antica smania che mi di-
vora di scrivere tragedie, se non ho mai  potuto mettermi
finora in calma lo spirito, costretto a perdere i pensieri in
cose che nulla hanno a che  fare  con  la  poesia?". Il 13
ottobre 1781 diviene "...segretario del  Principe  Braschi
nipote di Nostro Signore < Pio VI >..." che gli concederà
una casa in Roma, gli garantirà un’entrata di almeno 20
scudi al mese e lo ospiterà alla  sua tavola ( nonostante
l’opposizione di alcuni principi e  cardinali ). Nel  1782 il
poeta, mentre si trova a Firenze in casa dell’improvvisa-
trice dei versi Fortunata Sulgher Fantastici,incontra una
giovane donna, di nome Carlotta,della quale s’innamora
perdutamente. " Io  amo  Carlotta sopra ogni credere, la
mia  tenerezza  mi  ha dettato alcune parole e vorrei che
queste passassero sotto i suoi occhi.  Amo Carlotta...Ho
sentito più volte  il  furore delle passioni, mi sono abban-
donato in preda qualche volta ai disordini, mi sono lusin-
gato che la  mia  felicità potesse consistere nei disordini
e nelle colpe. Mi  sono  orribilmente  ingannato. Carlotta
mi ha fatto sentire che non si può essere felice in amore
se non si ama un oggetto virtuoso ed  innocente". Molte
altre lettere  testimoniano l’ amore  per Carlotta senza la
quale la vita è noia e della quale prova un violento desi-
derio. Il 1 gennaio 1785 muore il padre e nel testamento
il Monti è  escluso  dalla divisione dei due poderi e della
casa dal momento che Vincenzo  gli è stato " di straordi-
nario dispendio"senza contare "i soccorsi" prestatigli nei
primi  momenti  del  soggiorno  romano. Il  3 luglio 1791,
nella chiesa di S.Lorenzo in Lucina,sposa Teresa Pikler,
donna bellissima e raffinata. Poi la  rivoluzione francese
porta  una  ventata  di libertà anche in Italia e gli intellet-
tuali del tempo creano la Repubblica Cisalpina alla qua-
le  aderiscono  fra  gli  altri  anche il Monti ed il Foscolo,
che  sono  legati  da  una  profonda amicizia che durerà
lungo tempo. Il  Monti si  reca  a Firenze con il Marmont,
poi a  Bologna  ed infine  a Milano dove viene attaccato
da numerosi  Cisalpini  per  aver  composto precedente-
mente un poemetto  antirivoluzionario; buona ed appas-
sionata  la  difesa  del  Foscolo.  Compone  poi un inno,
cantato alla Scala nel 1799, che può a buon diritto con-
siderarsi  una  delle  liriche  più belle di quel genere. Si
leggano ad esempio il grido iniziale:" Il tiranno è caduto.
Sorgete / genti oppresse; natura respira" oppure l’invo-
cazione alla libertà:"O soave dell’alme sospiro,/ Libertà
che del cielo sei figlia ". Tre mesi dopo i tiranni tornaro-
no in  Milano  ed  il  Monti è costretto a fuggire prima a
Genova, poi  in  Savoia e  finalmente  a Parigi dove im-
piega  il  suo  tempo nella traduzione della "Pulzella" di
Voltaire. Agli inizi del 1801 ( dopo la battaglia di Maren-
go), il  Monti  torna  in  Italia  ed  ottiene  la  cattedra di
eloquenza  all’ Università  di  Pavia.  Nel  frattempo un
giovane poeta, Alessandro Manzoni, si cimenta con la
poesia nel poemetto " Il trionfo della libertà " di  chiara
ispirazione montiana. Più  tardi  Napoleone  lo nomina
istoriografo  del  regno  italico  ( se vogliamo il Monti è
tutt’altro che un istoriografo,come ha modo di scrivere
nella prefazione de "Il Beneficio",  un piccolo componi-
mento in onore di Napoleone. Anche la stella di Napo-
leone  tramonta  ed  in  Italia  ritornano  gli austriaci; il
poeta  è  vecchio  e malato (è stato colpito da un’emi-
plegia  che  gli  impedisce  anche  di scrivere). Trova
ospitalità nella villa dell’amico Luigi Aureggi ove muo-
re, amorevolmente assistito dalla moglie,il 13 ottobre
1828  in  assoluta  povertà  lui  che, unico caso nella
storia della nostra letteratura, ha tenuto la scena per
oltre un cinquantennio.



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Respuesta  Mensaje 2 de 3 en el tema 
De: solidea Enviado: 19/02/2010 13:28
 

 All'Amico

All'orchè d'un bel giorno in su la sera
l'erta del monte ascenderai soletto,
di me ti risovvenga, e su quel sasso,
che lagrimando del mio nome incisi,
su quel sasso fedel, siedi e sospira.

Volgi il guardo di là verso la valle,
e ti ferma  a veder come da lunge
su la mia tomba invia l'ultimo raggio
il sol pietoso, e dolcemente il vento
fa l'erba tremolar che la ricopre.

V.Monti


Respuesta  Mensaje 3 de 3 en el tema 
De: Tony Kospan Enviado: 19/02/2010 23:16

 

 

 

 PENSIERI D'AMORE

Oh se lontano dalle ree cittadi
in solitario lido i giorni miei
teco, mi fosse trapassar concesso!
Oh se mel fosse! Tu sorella e sposa,
tu mia ricchezza, mia grandezza e regno,
tu mi saresti il ciel, la terra e tutto.
Io ne' tuoi sguardi e tu ne' miei felice,
come di schietto rivo onda soave
scorrer gli anni vedremo, e fonte in noi
di perenne gioir fòra la vita.
Poi, quando al fine dell'etade il gelo
de' sensi avrebbe il primo ardor già spento,
e in fuga si vedrian volti i diletti
all'apparir delle canute chiome,
amor darebbe all'amistade il loco;
dolce amistade, che dal caldo cenere
delle passate fiamme altra farebbe
germogliar tenerezza, altri contenti.
Oh contenti! oh speranze!... Un importuno
fremer di vento mi riscosse, e tutta
sparve col mio delirio anche la gioia.

 

Vincenzo Monti

                                                                                   

                                           

                                               

                                                                                                                                                                                                             



 
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