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De: primula46 (Mensaje original) |
Enviado: 12/03/2010 20:29 |
Il sentimento dell'indignazione è regolato, come tutti i sentimenti e le sensazioni, con un densimetro emozionale. La caratteristica di questo densimetro consiste nel tempo necessario perché scenda a zero. Dopo una lite in cui la rabbia è giunta ai massimi livelli, anche quando si sono rappacificati e la moglie cerca di calmarlo con tenere carezze, il marito probabilmente rifiuta le sue moine con queste parole: «Lasciami stare. Tra un po' mi passa». Anche se si spegne il fornello, l'acqua che stava bollendo ci impiega un po' a raffreddarsi. Un processo analogo riguarda il meccanismo emozionale della collera. Anche se la discussione finisce o se non c'è più il motivo che ha provocato l'arrabbiatura, il densimetro dell'ira ci mette un po' di tempo a raggiungere gli zero gradi. Da una prospettiva nuova cogliamo i meccanismi emozionali che funzionano con cadenza, ritmo, qualità, quantità, inizio e fine e che obbediscono a leggi totalmente indipendenti dalla coscienza o dal libero arbitrio dell'individuo. L'essere umano è uno spettatore che osserva il movimento, il variare di colore e l'intensità "delle nuvole emozionali del cielo della sua anima". Le nubi, i sentimenti e le sensazioni obbediscono a leggi proprie. Non c'è niente di tanto obiettivo e inconscio quanto il governo dei sentimenti e delle sensazioni affidato totalmente a una macchina biologica, a un computer programmato dalla natura e dalla cultura. Freud in questo caso ha sbagliato bersaglio. Ha un qualche valore scientifico l'espressione popolare «La vendetta è un piatto che si serve freddo»? Quando siamo traditi o riceviamo un’offesa cocente, il desiderio di vendetta che sentiamo, può durare, anche se cerchiamo di non alimentarlo, per mesi e anche per anni. Il computer emozionale continua a mostrarci nella sala proiezione cerebrale un documentario in cui rivediamo l’episodio che ci ha fatto indignare, e ogni volta che questo avviene, il vulcano mai estinto ricomincia a eruttare la lava emozionale dell'ira. Pare a volte che il desiderio di vendetta maturi, giorno dopo giorno, anno dopo anno, dandoci sempre fastidio, fino a quando non riusciamo a portare a termine la nostra vendetta. E’ molto difficile riuscire a zittire il nostro computer emozionale con il pensiero secondo il quale “La miglior vendetta sia il perdono!”. Voi ci riuscite? Io onestamente non sempre, ma non so nemmeno vendicarmi.
Ciao.
Grazia |
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Perfetta analisi direi Grazia...
e condivisible penso dalla maggior parte delle persone...
Il tema in verità è stato ampiamente dibattuto fin dall'antichità...
Personalmente la penso proprio come te...
aggiungo però solo che,
se davvero c'è da parte dell'altro desiderio di scusarsi e di vera riappacificazione...,
allora viene meno in me il desiderio di vendetta...
(che comunque non attuerei mai...in quanto utilizzo le parole geniali di Dante...-
"Non ti curar di lor ma guarda e passa")
Ciaooooooooo
Orso Tony
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IN GENERE ANCH'IO "GUARDO E PASSO", MA CREDO CHE OGNI TANTO LA VENDETTA POSSA SERVIRSI FREDDA...PURCHE' SI SERVA! QUANDO CI VUOLE CI VUOLE! OHHHH!!!!! |
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Bè certo se...il soggetto in... oggetto... (ogibò)
non presenta segni di ravvedimento e dovesse insistere...
e si presentasse l'occasione... allora...
Orso Tony |
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