CRESPI D'ADDA
A PARTIRE DALLA SECONDA METà DEL XIX SECOLO IN MOLTI PAESI EUROPEI E IN AMERICA SETTENTRIONALE LA PRODUZIONE INDUSTRIALE VENNE IMPOSTATA IN MODO NUOVO. PER GLI OPERAI FURONO PROGETTATE DIMORE VIVIBILI E STUDIATE CONDIZIONI DI LAVORO UMANAMENTE PIù ACCETTABILI. CRESPI D'ADDA NE è UN ESEMPIO.
ANCORA OGGI IL PROGETTO ORIGINARIO, PERALTRO MAI PORTATO A TERMINE, è RICONOSCIBILE NEGLI EDIFICI ABITATIVI E NELLE STRUTTURE DESTINATE ALLA PRODUZIONE.
La grande casa della famiglia Crespi: per la particolare architettura è conosciuta come "Il Castello”
La nascita di Crespi d'Adda fu voluta dall'omonima famiglia, attiva nell'industria cotoniera. Il villaggio, conservatosi fino ad oggi praticamente inalterato, fu costruito basandosi sulle precedenti esperienze anglosassoni e sui principi propugnati dai socialisti utopistici, tra i quali spicca il nome di Robert Owen.
Secondo questi pensatori, la considerazione delle necessità lavorative (servizi sociali, alloggi ecc.) era la base per la creazione di una comunità ideale nella quale potessero convivere pacificamente gli interessi della classe operaia e quelli degli imprenditori.
La famiglia Crespi, sensibile alla nuova realtà sociale, non poteva sottrarsi al fascino di queste teorie. I Crespi conobbero il loro periodo di massimo splendore ai tempi di Cristoforo Benigno, nato a Busto Arsizio nel 1833 e morto a Milano nel 1920. Questo pioniere dell'industria italiana fondò la sua prima fabbrica nel 1867 a Vigevano (Pavia), seguita nel 1870 da quella di Ghemme (Novara) e, nel 1878, da quella di Canonica d'Adda. Il territorio dove sorge quest'ultima fu in seguito aggregato a Capriate d'Adda con il nome di Crespi d'Adda.
UN VILLAGGIO OPERAIO La cittadina, a pianta geometrica, è divisa al centro da un viale, parallelo all'Adda. Fra gli edifici non legati alla fabbrica spicca il "castello", una delle residenze estive della famiglia Crespi, progettata in uno stile eclettico ispirato al neogotico lombardo da Ernesto Pirovano e realizzata da Pietro Brunati; fu terminata nel 1897.
Il reparto tessitura
Nei dintorni della dimora dei Crespi si trova il nucleo originario delle case plurifamiliari degli operai. Nel 1889, però, quando dell'impresa faceva già parte in qualità di procuratore legale il giovane Silvio Benigno, figlio di Cristoforo, fu abbandonata l'idea iniziale di collocare più famiglie nella stessa casa assegnando quattro stanze a ognuna, in quanto appariva una soluzione pericolosamente promiscua e, comunque, poco moderna. Si procedette allora a tracciare la strada principale, che separa la fabbrica dalle case degli operai, con un progetto che faceva riferimento a un piano urbanistico meglio definito e si rinunciò ai grandi edifici per costruire abitazioni unifamiliari a due piani, con un piccolo giardino e un orto recintato. Comunque solo un sesto degli operai poté essere accolta nel villaggio. Questa scelta era basata sull'idea che il continuo miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori potesse evitare gran parte dei conflitti sociali.
La concretizzazione di questa filosofia a Crespi d'Adda diede luogo a un'armonia sempre maggiore, al punto che nelle fabbriche dei Crespi per più di cinquant'anni non si verificarono scontri di classe. La fabbrica di cotone, progettata nel 1876 con il contributo di Angelo Colla, in alcuni punti è caratterizzata da un’abile mescolanza di diversi elementi propri dello stile neomedievale lombardo. Gli edifici amministrativi furono invece progettati da Ernesto Pirovano.
La villetta del medico è edificata in posizione più elevata rispetto alle altre costruzioni.
La fabbrica, che al momento di massima produttività richiese l'impiego di 3200 lavoratori, era divisa in quattro reparti - filatura, tessitura, tintoria e macchine - ai quali si aggiungevano numerosi magazzini. Le sue ciminiere di mattoni dominano ancor oggi il paesaggio di Crespi. Nella parte meridionale del villaggio si trovano le case degli impiegati e dei capireparto, riconoscibili per la migliore fattura e le rifiniture più accurate.
La chiesa del paese, costruita da Pietro Brunati nel 1893, si ispira a quella di Santa Maria in Piazza a Busto Arsizio (il paese natale dei Crespi), attribuita al Bramante. Ubicata nella parte settentrionale della città, in una piazza in cui si trovano anche la scuola e il piccolo teatro, presenta un tamburo esagonale su cui si appoggia la cupola coronata da guglie e pinnacoli.
Nell'abitato si elevano anche alcuni edifici pubblici come i bagni, la clinica, un dispensario e la cooperativa alimentare ispirata a quella creata da Owen nel suo cotonificio in Scozia. Una piccola centrale idroelettrica, poi, forniva gratuitamente l'elettricità agli abitanti. Sono da ricordare anche la zona sportiva e l'imponente cappella cimiteriale dei Crespi, costruita da Gaetano Moretti nel 1907. La crisi del 1929 e la dura politica fiscale del fascismo costrinsero la famiglia Crespi a vendere l'intero complesso.
I MOTVI DELLA SCELTA
DENOMINAZIONE: Crespi d'Adda
PATRIMONIO DELL'UMANITà: dal 1995
La cittadina rappresenta un piccolo esempio della filosofia del paternalismo imprenditoriale in voga nel secolo scorso, un pensiero diventato realtà. A ispirare la sua costruzione furono le teorie di Robert Owen secondo cui, dal momento che l'ambiente sociale determina il carattere dell'uomo, è produttivo superare l'egoismo individuale e favorire, tramite riforme sociali esemplari, il miglioramento della classe sociale più numerosa e più povera.
Ho trovato queso luogo e questa storia quasi commoventi,
per questo ve l'ho raccontata. ciao
Grazia
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