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De: MOTHERSIXTEN  (Mensaje original) Enviado: 26/04/2010 08:40
 
 
Il messaggio della nuvola
 
Che cosa aveva detto il flauto nel primo giorno di
matrimonio?
Aveva detto: << Quella che era lontana, ora è al
mio fianco >>. E poi: << Sono riuscito a trattenere
colei che sfugge anche quando la si possiede; ho
trovato colei che, anche se conquistata, non si è mai
certi di possedere >>.
Perché da allora il flauto non suona più ogni
giorno? Forse perché ho perduto una parte della
visione? Un tempo pensavo che mi fosse solo
vicina e non mi rendevo conto che era anche
lontana.

Ho visto solo una metà dell'amore, l'unione con
un'altra persona; ma non mi sono accorto dell'altra,
la separazione: per questo non conosco la terribile
esperienza del totale distacco, il volo della
vicinanza la nasconde.
Nel grande spazio che divide due anime tutto è
silenzio, le parole non trovano posto.
Questo profondo vuoto si può colmare soltanto
con la musica del flauto, che risuona solo nello
spazio infinito.
Quello spazio tra noi è pieno di buio, popolato
dalla stoltezza, dall'inquietudine e dalla viltà della
vita quotidiana.
 A volte, quando soffia il vento nelle notti di luna,
mi sveglio e mi siedo sul letto; il cuore pulsa
dolorosamente ricordando che ho perduto colei che
era al mio fianco.
Come potrà colmarsi questo distacco tra la mia e la
sua esistenza infinita?
Chi è colei con cui parlo ancora, la sera, quando
ritorno dal mio lavoro? E' solo una tra le infinite
anime nel mondo, l'ho conosciuta, e... non c'è altro?
Ma dov'è mai quella vita che mi apparteneva, che
era solo mia?
In quale oceano di passione potrò nuovamente
trovarla? In quale attimo di ozio, in quale tramonto
fermo e profumato di gelsomini potrò parlare
ancora una volta con lei?
 
Quando sono apparse a oriente le prime nuvole
della stagione del monsone, stendendo un manto
d'ombra, mi ricordai del poeta di Uggiaini e
provai il desiderio di inviare un messaggio al mio
amore. Potesse il mio messaggio volare, superando
la distanza e il legame della vita in comune.
Per far questo dovrebbe retrocedere fino al primo
giorno della nostra unione, quando il flauto aveva
suonato la sua dolorosa melodia, dovrebbe
mescolarsi al pianto, al profumo di tutte le stagioni
di pioggia e delle primavere passate, dovrebbe
conoscere i sospiri del bosco di ketaki e l'offerta dei
boccioli di sàl.
Questo messaggio sulla stagione delle piogge - che
parla anche nel mormorio degli alberi di cocco
sulla riva dello stagno solitario - possa la mia
canzone portarlo fino alle orecchie della mia amata,
dai lunghi capelli raccolti, sempre affaccendata nel
suo lavoro domestico, con il lembo della veste
fermato alla cintura.

Il cielo infinito e lontano si china sulla distesa
verdeggiante della terra e le sussurra piano: << Io
sono tuo >>.
La terra risponde: << Com'è possibile? Tu sei
infinito e io sono così piccola al tuo cospetto >>.
<< Ma io ho voluto imporre dei limiti a me stesso
valendomi delle nuvole >>.
<< Quante luci brillano sulla tua tavola, mentre io
sono priva di luce. >>
<< Oggi ho voluto perdere la luna, il sole, le stelle,
oggi tu soltanto esisti per me. >>
<< Il mio cuore è colmo di lacrime e trema a ogni
soffio di vento, tu invece sei immobile. >>
<< Oggi posso piangere anch'io: non lo vedi?
Divento grigio e convulsamente spargo lacrime,
come il tuo tenero cuore. >>
Così dicendo, il cielo colmò la sua eterna distanza
dalla terra con il canto della pioggia.

 
Possa, il monsone che è ormai giunto, discendere
sulla nostra separazione come la melodia tra il cielo
e la terra. Possa ogni cosa sconosciuta
nell'esistenza della mia amata vibrare come una
corda di arpa. Possa lei appoggiare sui capelli l'orlo
del suo abito azzurro come il lembo di una foresta
lontana e i deboli suoni della stagione delle piogge
possano risuonare nei suoi occhi scuri.
Fortunata la ghirlanda di bakul, annodata alle sue
trecce!
Quando la notte parla con la voce della cicala nel
boschetto di bambù, quando la fiamma della
lampada ondeggia e poi si spegne nella tempesta,
possa lei abbandonare la sua dimensione e venire
nella profonda notte del mio cuore solitario, lungo
il sentiero della foresta profumata dall'erba umida.
TAGORE


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