I visitatori che affollano il British Museum, e dalla sala dello statuario egizio svoltano a destra verso l’ala dedicata agli Assiri, sono sempre abbagliati dai meravigliosi bassorilievi della caccia ai leoni, uno dei reperti più straordinari giunti fino a noi da quella civiltà. Ma la prossima volta saranno costretti a guardare con maggiore interesse anche la teca nella quale è custodita una insignificante tavoletta di sei centimetri di diametro, erosa e illeggibile per più della metà e relativamente nemmeno tanto antica: risale al 700 avanti Cristo.
La tavoletta è stata trovata a Ninive (che sorgeva a sinistra del Tigri nell’odierno Iraq, nei pressi della città di Mosul) a metà dell’800 da Austen Henry Layard, un archeologo inglese sui cui testi si studiano ancora le imprese di Sennacherib e Assurbanipal. Per più di 150 anni i misteriosi caratteri cuneiformi e le rappresentazioni della volta celeste che vi sono incisi hanno costituito un autentico mistero per gli studiosi, al punto che la spiegazione più convincente era quella avanzata da un improbabile storico dell’Azerbaijan: caratteri e disegni rappresentavano la discesa di una astronave aliena sulla Terra.
Il codice svelato
L’ipotesi non era poi così lontana dalla realtà. Alan Bond, direttore di una azienda privata di propulsione spaziale, la Reaction Engines, e Mark Hempsell, esperto di astronautica alla Bristol University, hanno esaminato i caratteri cuneiformi, elaborato al computer i dati sulla posizione delle stelle visibile sulla tavoletta e sono arrivati a conclusioni sorprendenti. Quella esposta al British Museum è la copia fatta da un assiro di un documento molto anteriore, una specie di block-notes dell’antichità nel quale uno scienziato sumero aveva registrato con straordinaria accuratezza i portentosi eventi accaduti nel cielo nel gennaio del 3123 avanti Cristo. In quel periodo, un asteroide grande centinaia di metri si era avvicinato dalla costellazione dei Pesci ed era precipitato sulla Terra causando immense devastazioni e migliaia di morti. I dati contenuti nella tavoletta, secondo Hempsell e Bond, sono così precisi da poter determinare la traiettoria del corpo celeste, che sarebbe precipitato dove attualmente si trova la cittadina di Kofels, nelle Alpi austriache. La strana conformazione della zona di Kofels, dove ci sono tracce di un antico smottamento di 5 chilometri di larghezza e 500 metri di spessore, è da tempo oggetto di studio e di contesa tra quanti sostengono che sia stata oggetto di un impatto cosmico (ma la datazione era stata fatta risalire all’8000 avanti Cristo) e quanti affermano che in mancanza di un cratere visibile, al massimo si può parlare di una gigantesca frana.
I due ricercatori britannici, autori del libro «A Sumerian Observation of the Kofels Impact», uscito ieri a Londra, sostengono che il meteorite colpì una montagna delle Alpi, disgregandola in una esplosione di calore e di fuoco. Non c’è cratere perchè ora non c’è nemmeno più la montagna, ma solo mucche che pascolano tranquille in un luogo nel quale nessuna forma di vita sopravvisse per centinaia di chilometri all’onda d’urto e al calore generati più di 5000 anni fa. Ma le ipotesi di Hempsell e Bond non si fermano qui. La traiettoria del meteorite descritta sulla tavoletta porta a pensare che nel suo percorso prima dell’impatto abbia causato altri danni in un lungo sentiero di distruzioni ampiamente descritto in antiche leggende e persino nella Bibbia. Le città di Sodoma e Gomorra si sarebbero trovate sulla «pista di atterraggio» del meteorite e sarebbero state distrutte dal fuoco causato dalla tremenda onda d'urto.
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