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General: Domande sul senso della vita...
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Respuesta  Mensaje 1 de 4 en el tema 
De: MOTHERSIXTEN  (Mensaje original) Enviado: 07/05/2010 08:52
 
 
 
Non porsi domande sul senso della vita significa rinunciare alla possibilità di comprendere pienamente la nostra esistenza.
Una risposta non esiste solo quando non è possibile formulare la domanda.
 Alcune domande  fatte ad esperti con relative risposte.

Ad ERRI DE LUCA gli viene chiesto:

1) Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per lei la felicità?

Le domande sono sassi buttati nell'acqua, producono risposte che si allontanano a onde dalla loro causa. La felicità è un agguato, uno può tenderlo tutta la vita e accorgersi alla fine che la felicità non stava nella cattura ma nella tensione di preparare la trappola dell'appuntamento. Oppure accorgersi che quello che ha chiamato felicità raggiunta, era una fregatura mascherata. Sulla felicità non si costruisce una polis e nemmeno una stanza, solo si possono produrre scintille brevi e irripetibili. Una felicità prolungata è una narcosi.

2) Cos’è per lei l’amore?

Me ne intendo poco. In scrittura sacra è il sentimento e l'energia sfruttata da quella divinità per piantarsi nel mondo. Il monoteismo riesce a sbaragliare tutta la concorrenza precedente perché per primo estrae questa forza giacente dentro il cuore umano. Nessuna divinità precedente ci aveva pensato né provato. L'amore non è una serenata sotto un balcone chiuso, ma è quella forza di gelosia che spinge Caino contro Abele, perché gli ha tolto l'esclusiva del rapporto con la divinità. L'amore è potenza travolgente che radica e che estirpa. Attualmente è somministrata in dosi farmaceutiche, versata in contagocce.
 

3) Come spiega l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?

Non c'è spiegazione che regga, per esempio di fronte alla morte. Serve invece spirito di accoglienza, limpido come nell'animale, nel santo, nel bambino, serve di fronte al tragico del mondo la resistenza invincibile di un sorriso.

4) Cos’è per lei la morte?

Un paio di ali di farfalla, ripiegate, che smettono di battere e mi consegnano al niente che mi spetta.
 

 
5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?
6) Abbiano tutti un progetto esistenziale da compiere?
 

Non credo nei progetti, nei programmi, sono giochi da adulti. Preferisco quelli con la sabbia fatti d'estate a riva, che un'onda più robusta cancellava.
 

7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?

L'individualismo è una presunzione, la sottolineatura esasperata di differenze tra noi trascurabili. Siamo pezzi unici dal punto di vista biologico, ogni vita è irripetibile, ma, come tipi di una comunità, l'ansia di accumulare la merce dell'identità serve solo a fare di ognuno un cliente, valutato secondo il suo potere di acquisto.

8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?

Difficile compito, visto che l'albero della conoscenza del bene e del male era uno solo, i suoi frutti salivano dalle stesse radici. Compito difficile, ma degno della nostra condizione di esseri umani. Conosco una sola regola di comportamento efficace, di non fare agli altri quello che non vorresti facessero a te.
 

9) L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?

A me l'ignoto piace e non sento il bisogno di abbinarlo a un nome. Sono uno che scala, va in montagna e si tiene compagnia con il vuoto. Ho dimestichezza con l'abisso sotto i piedi. E quello sulla testa, i cieli sconfinati, li ammiro e mi allargano il respiro per la loro bellezza, ma non mi convincono a salirli dentro un aldilà. Io sto con l'aldiquà.

 

10) Quale è per lei il senso della vita?

Mi consola che non ce ne sia uno, altrimenti lo riprodurrebbero modificato geneticamente e obbligatorio per tutti.
 
Continua


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Respuesta  Mensaje 2 de 4 en el tema 
De: Tony Kospan Enviado: 07/05/2010 19:32
Bellissima intervista a Erri De Luca di cui sono un grande ammiratore...
 
 
 
 
L'umanità è tale solo se si chiede appunto che senso abbia la vita
 
 
 
Sono curioso di conoscere il seguito...
 
Grazie Annamaria...
 
Orso Tony

Respuesta  Mensaje 3 de 4 en el tema 
De: MOTHERSIXTEN Enviado: 08/05/2010 06:21
Alle stesse domande precedenti sul senso della vita, Domenico Felice, docente di Storia della filosofia e di Storia della filosofia politica all’Università di Bologna, risponde:
1) Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per lei la felicità?
1. Sapere di esistere;
2. Vedere e conoscere le cose naturali e quelle umane;
3. Percepire il divino;
4. Contribuire, per quanto è possibile, a ridurre il dolore e l'oppressione dell'uomo sull'uomo.
 
2) Cos’è per lei l’amore?
1. Sentire e pensare l'altro/a;
2. Vivere il sogno e nel sogno.
 
3) Come spiega l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?
Con la nostra finitudine (in ogni senso).
 
4) Cos’è per lei la morte?
E' un evento continuo, come la vita. Noi moriamo/viviamo continuamente. Cessiamo di vivere, cessando di morire.
 
5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?
1. Conoscere, e studiare per conoscere;
2. Sentire, e imparare a sentire;
3. 'Vedere' e 'ascoltare', per quanto è possibile, tutti gli esseri che ci fanno compagnia durante il nostro breve percorso esistenziale.
 
6) Abbiano tutti un progetto esistenziale da compiere?
Certamente.
 
7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?
Gli esseri umani sono 'doppi', e cioè da un lato 'costruiscono' (penso alla filosofia, alla religione, alle scoperte scientifiche, alle arti in genere, ecc.), e dall'altro 'distruggono' (guerre, oppressione, individualismo, ecc.). Forse oggi il 'deserto' (in tutti i sensi) prevale eccessivamente sul 'prato' (in tutti i sensi).
 
8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?
In tanti modi, ma in primo luogo rapportandoli al concetto di giustizia/equità (in ogni campo).
 
9) L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?
Entrambe.
 
10) Quale è per lei il senso della vita?
Darle 'senso', ovvero condurre una vita 'pensata'.
 
Continua

Respuesta  Mensaje 4 de 4 en el tema 
De: MOTHERSIXTEN Enviado: 13/05/2010 10:52
 
 
 Risponde ora Guido Guidi Guerrera, giornalista e scrittore. 
 
1) Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per lei la felicità?
E' un attimo fuggente e sotto certi aspetti l'isola che non c'è. D'altra parte se l'idea di felicità corrisponde a quella di estrema beatitudine, vivere in uno stato prolungato di felicità sarebbe sinonimo di stupore ebefrenico. La qual cosa non realizzerebbe una delle condizioni della felicità che dovrebbe essere il godimento. Di conseguenza è meglio parlare di 'impressione di felicità', come uno stato d'animo confrontato con momenti di sconforto o misurato secondo un parametro ideale di benessere. Se nell'arco della vita si possono contare alcuni momenti di felicità 'pura' è una fortuna, perché l'eco di questa esperienza si prolunga nel tempo tramite uno stato benefico che noi chiamiamo serenità. La costituzione americana parla temerariamente di 'diritto alla felicità', ma proprio questa forma di garantismo rappresenta forse paradossalmente uno dei motivi fondanti della scarsa percezione del concetto nella sua essenza. Ciò che dovrebbe appartenere a conquistati  gradi di consapevolezza viene venduto come merce sui banchi del mercato cui chiunque può accedere, perché ne ha diritto. Una simile indicazione è alla base della corruzione del modo di sentire della società occidentale, perché nel disimpegno generale si promette qualcosa in nome di una norma di legge o di una convenzione sociale che diventa moda. Come laureare qualcuno senza meriti, far vincere una somma di denaro a chi ha detto correttamente il proprio nome e cognome, strapagare personaggi mediaticamente 'mitici' e privi di qualità o qualsiasi talento. Nell'epoca della generale deresponsabilizzazione pare che anche la felicità vada acquisita con un gratta e vinci. Ma di cosa stiamo parlando?
 
2) Cos’è per lei l’amore?
L'amore è legato a un concetto assoluto e relativo al contempo, come la bellezza, come l'idea stessa di Dio. Tutti ne parlano, ma in realtà nessuno è capace di una descrizione univoca e davvero esaustiva. L'amore è una corrente straordinaria, la più attiva e presente nell'universo, all'interno della quale si convogliano le più alte aspettative sentimentali dell'essere umano. Sotto il profilo socio-antropologico l'umanità ha nel tempo imparato a distinguere le qualità di questa corrente, suddividendola in rivoli diversi: amore per una persona cui siamo attratti sessualmente, per i genitori, per i figli, per le scienze astratte e così via. Ma in realtà la forza che muove il sole e l'altre stelle rimane identica nella radice e rivela così la sua scaturigine divina. Ecco perché secondo i mistici 'l'amor di Dio' rappresenta il massimo anelito del percorso sapienziale, per il semplice fatto che una volta manifestatasi quella luce, tutto resta in ombra e rivela la sua umana corruzione. Esempio pieno di corruzione è l'amore che dovrebbe unire con la massima intensità due persone in matrimonio, il quale viene immediatamente legato da una ragnatela di regole, inibizioni della libertà e condizioni patrimoniali. Eppure lo stesso significato del termine allude alla non regola 'a-mos/moris', mentre sposarsi equivale al contrario. L'amore era immenso, la costruzione umana lo ingabbia e lo corrompe. Eppure quel fiume continua a scorrere e a incantare cuori e stelle...
 
3) Come spiega l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?
Con una forma di abitudine psicologica del tutto umana, da sempre fomentata dallo stato laico interessato a offrire una serie di servizi di natura assistenziale e ovviamente dalle chiese come la cattolica in cui il culto della sofferenza è un tema centrale. La dottrina la indica come via salvifica, la Chiesa si propone alla stregua di guida e di nepente necessario a lenire questa valle di lacrime. Corteggiare la sofferenza predispone naturalmente alle cose peggiori: basti vedere quante persone si crogiolano dei propri mali, spesso modesti all'inizio, nelle astanterie mediche. A furia di inseguire la malattia seria, quella il più delle volte non tarda ad arrivare. Un uomo in progresso pur sapendo che nei suoi giorni dovrà conoscere il dolore ne deve prendere il più possibile le distanze cercando nel benessere e nella via luminosa la ricerca dell'equilibrio e della propria stabilità a tutti i livelli possibili.
 
4) Cos’è per lei la morte?
E che ne so? Questa è una esperienza che mi manca. Mi piace la frase, credo di  Epicuro,  finché ci sono io la morte non c'è, quando ci sarà lei io non sarò più. Sono due condizioni che si escludono per forza. Poi, che la morte implichi  una possibile rinascita, che oltre a quell'annientamento fisico sopravviva un quid spirituale, sono cose davvero troppo relative e mai provate per potersi attardare. Le testimonianze dei quasi morti  mi incuriosiscono, ma è quel 'quasi' che fa la differenza, non so se mi spiego. Sotto il profilo romantico, o gotico se si preferisce, la morte mi affascina come ho sempre avuto un'attrazione irresistibile per ogni tipo di altrove.
 
5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?
Faccio lo scrittore e il giornalista e mi interesso da tempo di cosiddette scienze esoteriche. La consapevolezza, anzi i gradi di consapevolezza che si raggiungono nell'arco dell'esistenza possono contribuire alla costruzione di una vita degna di questo nome. Ho sempre creduto nel potere dell'intelletto e in nome di questa idolatria, come Eco fa dire a Guglielmo da Baskerville, ho peccato molto, ma l'istruzione è poca cosa senza la cultura. Ecco perché  questo tipo di scuola che informa senza formare mi dà i brividi. Il mio obiettivo è quello di superare i limiti di una cultura cerebrale cercando di armonizzare il mio essere con intuizioni capaci di farmi sentire la pienezza di una conquista e non il vuoto che viene dagli insegnamenti precotti e monoculturali.
 
6) Abbiano tutti un progetto esistenziale da compiere?
Non tutti, se non ne sentiamo l'esigenza. E poi in epoca di iperrelativismo anche l'idraulico che aggiusta la doccia crede di essere in questa medesima, possibile condizione. C'è da dire che il progetto esistenziale centrale è quello di sapere dove andare senza cedimenti e di non abbandonare mai la propria stella d'orientamento.
 
7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?
L'individualismo è una cosa, la cultura rinascimentale dell'uomo, ben altra. E' vero che Platone diceva che l'uomo è un animale politico e si capisce in che modo la società si sia sviluppata per gruppi interagenti. Ma questo è ovvio e l'unione fa la forza è un luogo comune non inventato da me. Quello che mi spaventa è l'aggregazionismo compulsivo, la socializzazione forzata. Si parla sempre più di comunicazione e mai si è riusciti a parlare meno, si sbandierano modelli comportamentali come la privacy e mai si è conosciuto momento più invasivo della personalità. Anche questo aspetto è segno di involuzione, perché  è subdolo e con la scusa dei modelli sociali ingenera comportamenti che in assenza di solidi mediatori culturali sono fortemente lesivi della persona. La società vuole che siamo qualcosa per essa, io tifo perché  l'uomo diventi qualcuno per se stesso.
 
8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?
Si tratta di categorie spiccatamente umane. In genere si giudica bene quello che è apprezzato socialmente e non crea disturbo, male il contrario. In realtà bisognerebbe fare più attenzione, perché molte volte il male si nasconde nel bene e viceversa. Di troppe caramelle si muore e la bontà di una mamma virago può distruggere i più attrezzati psicologicamente. L'esperienza di una vita dovrebbe insegnare a navigare nel mare dell'incertezza umana e a distinguere con esattezza approdi sicuri, da gorghi pericolosi. Ma ho paura di chi crede di avere in tasca una formula simile. Potrei imbattermi nel dottor Faust in persona.
 
9) L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?
Spero me stesso. Ripeto quanto ho detto prima: tutto si mescola nell'apprendimento, nella sete di conoscere e imparare con curiosità nuove cose, ma quel che conta davvero è lavorare su se stessi come una pietra grezza da sgrossare, senza stancarsi. Giorno dopo giorno. E' faticoso e senza utile concreto, ma porta a risultati talvolta eccellenti.
 
10) Quale è per lei il senso della vita?
Quello che ognuno riesce a darle.
 
                      Continua


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