Paolo Poli
I suoi spettacoli teatrali sono caratterizzati da una forte connotazione comica, rifacendosi alle commedie brillanti, surreali e oniriche.
Dopo la laurea in letteratura francese (con una tesi su Henry Becque), inizia ad affermarsi intorno agli anni cinquanta: i primi esordi sono nei piccoli teatri cittadini, come a «La borsa di Arlecchino» di Genova, piccolo teatro d'avanguardia: qui Poli comincia a farsi notare per la sua pungente ironia, il suo garbato istrionismo, la sua vena poetica e surreale contornata da momenti comici e giochi linguistici apprezzati anche da capocomici illustri come Tina Pica e Polidor, con i quali ebbe modo di lavorare.Nei primi anni sessanta è protagonista una trasmissione televisiva sulla RAI in cui legge favole per bambini tratte da Esopo e da famosi racconti letterari.Ha diretto come regista ed è stato principale attore di varie opere teatrali, fra cui Aldino mi cali un filino, Rita da Cascia, Caterina De Medici, L'asino d'oro, I viaggi di Gulliver, La leggenda di San Gregorio, Il coturno e la ciabatta, La nemica di Dario Nicodemi.Compiuti gli 80 anni, è ancora attivo e recita nei Sillabari, commedia tratta dai racconti di Goffredo Parise.Ha anche recitato in vari audiolibri, tra cui una edizione di Pinocchio.Anche sua sorella Lucia è attrice teatrale e cinematografica, e insieme a lei, a partire dagli anni settanta, ha interpretato quattro spettacoli teatrali.
Quando avevi 20 anni vivevi a...Vivevo a Firenze ed eravamo nel ’49. Io son figlio di un carabiniere e di una maestra e siccome quando ero bambino c’era ancora l’orribile regime fascista, invece di andare a giocare ai soldatini coi fascisti, preferivo frequentare i riti ecclesiastici che per me erano già una specie di teatro… Adoravo andare vestito di rosso, con la cotta, coi ricami… Una mia zia, geniale, invece di regalarmi il fucilino mi portò a 5 anni a vedere King Kong e quando lo scimmione viene ammazzato…. urli e strilli! Perché è stato il mio primo innamoramento. E la zia mi portò in un negozio e mi comprò uno scimmiotto peloso che mi portai a letto e da lì poi ho continuato.Quando avevo 10 anni mio padre si è ammalato di tubercolosi e allora sono stato un anno con lui sul lago di Como, e non si vergognava di me e la mia effeminatezza non gli dava fastidio, mi diceva “Vieni qua, Sor Camilla”! E mi coccolava…La mattina mi pigliava nel suo letto, mi tirava il pisello e io glielo tiravo a lui e io : “Ma mi verrà lungo come a te”? “E anche di più”, scherzava lui! Ho avuto molto amore dai miei genitori. Certo a 10 anni parevo un po’ una bambina e certe volte mi toccava tirar fuori il pisello per mostrare la virilità … E così ho sempre saputo, spontaneamente, ma non ho fatto nessuna esperienza giovanile. A 20 anni all’Università ho rincontrato un amico d’infanzia, si usciva assieme e ho cominciato ad avere delle piccole avventure… Non con lui! Si andava a rimorchiare e lui aveva l’automobile.
Nei tuoi spettacoli ci sono sempre travestimenti e gaiezza. Possiamo dire che i tuoi personaggi sono gay?Quando ho fatto le mie compagnie ero una ballerina oppure una musicista al posto delle donne, ma non perché volevo fare un teatro gay o perché avevo l’orgoglio gay, ma perché ho trovato sempre naturale farlo. Il teatro non lo considero gay, non c’è il sesso, noi sulla scena siamo creature di cartone.