ECHI NELLA NOTTE
Silenzio che inonda
la notte già fonda
e ascolto la pace
del tutto che tace:
in muto pallore
lo spicchio lassù;
non voce, rumore
o suono quaggiù.
Il senso del niente
sovrasta la mente.
Lo sguardo, ch’è immoto,
si perde nel vuoto.
Poi scorgo ch’è pieno,
che palpita, brilla
e vivido in seno
di lumi scintilla.
Da sempre son quelle
nel cielo le stelle
eppure non credo
in quello che vedo.
Nel vostro bagliore
fulgenti, incorrotte,
la mente in ardore
vi scopre stanotte.
Pulviscoli d’oro
d’immenso tesoro,
eterei barlumi,
sembrate tritumi
di pietre preziose,
di gemme d’opale
distese radiose
su un manto regale.
Di qua sfavillanti,
di là tremolanti,
vicine, discoste:
a caso disposte?
Artista che sai
cos’è che si cela
ch’io non saprò mai,
l’arcano rivela.
Risento quel niente
dall’ombra silente,
dal magico abisso
che trepido fisso.
Vi prego, parlate,
o mondi remoti
che non vi svelate,
che siete a me ignoti:
la vita, la morte
da voi sono sorte?
la gioia, il dolore
e l’odio, l’amore?
Vi parlo col cuore
e so che capite
però dal fulgore
non so quel che dite.
O mondi lontani,
in impeti vani
chi sbaglia son io:
allora è l’addio.
Se voi mi parlate
ma resto smarrito,
così non colmate
un vuoto infinito.
Chi nell’universo
vedendo non sente
si scopre diverso:
un’eco morente.