Nato a Torino il 22 luglio 1930 ma romano d'adozione, Ferruccio Amendola è stato il doppiatore più famoso e celebrato del cinema italiano. Ha prestato la sua inconfondibile voce a mostri sacri di Hollywood quali Robert De Niro, Al Pacino, Dustin Hoffman e Sylvester Stallone, nonché a Bill Cosby nella serie tv " I Robinson " e agli italiani Maurizio Arena e Tomas Milian. Figlio d' arte e con una nonna essa stessa insegnante di dizione,Ferruccio Amendola ha iniziato a frequentare le sale di doppiaggio a soli cinque anni, quando ha dato la sua voce al bambino di"Roma città aperta ". Era proprio la nonna che dietro le quinte gli insegnava le battute.La sua è stata una vena artistica ereditata dalla famiglia; non esisteva ancora la tradi- zione del doppiaggio e i genitori erano figure di spettacolo più "tradizionali" : suo padre era il regista cinematografico Pietro, mentre i nonni avevano alle spalle lunghi anni di esperienze teatrali. Crescendo Ferruccio Amendola ha conservato l'amore per l'arte e si è dedicato al teatro, dove è apparso accanto a Walter Chiari, e soprattutto al cinema, non soltanto come doppiatore. Ha partecipato a un gran numero di pellicole a basso costo, in particolare i cosiddetti "musicarelli", dove compariva al fianco del cantante di turno,in genere nei panni dell'amico del cuore.Nel 1959 Amendola ha interpretato il suo ruolo più impor- tante, quello del soldato De Concini ne " La grande guerra"di Mario Monicelli.Fra gli altri film interpretati vale la pena ricordare "La banda del buco"," Marinai in coperta", "Viaggio di nozze all'italiana " e " Chissà perché..capitano tutte a me"Nonostante la sua lunga carriera cinematografica ( a prescindere dalla sua esperienza con Roberto Rossellini in tenera età,ebbe il primo ruolo di rilievo nel 1943, a soli tredici anni, con"Gian Burrasca")Ferruccio Amendola è diventato un volto noto per il grande pubblico soprattutto grazie alla fiction tv. Dopo " Storie d'amore e d'amici- zia" di Franco Rossi, è stato il portinaio di " Quei tren- tasei gradini", il barbiere di " Little Roma " e il dottor Aiace di " Pronto Soccorso ". Anche se l'uomo alla apparenza poteva sembrare chiuso e scorbutico, Amendola non ha mai gestito la popolarità in modo egoistico. Si è invece speso sovente per girare campagne pubblicitarie a scopo benefico come quella del 1996 per Greenpeace e, negli ultimi mesi di vita,a favore della Giornata dei diritti dell'infanzia. Naturalmente Ferruccio Amendola è rimasto nei cuori di tutti per il timbro inconfondibile della sua voce, prestata praticamente a tutti i grandi di Hollywood degli ultimi decenni. Lo ritroviamo in "Kramer contro Kramer", "Un uomo da marciapiede", "Il piccolo grande uomo" e "Tootsie", come voce di Dustin Hoffman, senza contare la serie di "Rocky" e quella di "Rambo" con Sylvester Stallone o il Robert De Niro di " Tax i Driver " , " Toro scatenato " e "Il cacciatore". Anche un grande Al Pacino ai suoi esordi ha avuto l'onore di avere un doppiaggio di Amendola, quando girò " Serpico " ( in seguito Al Pacino verrà doppiato da Giancarlo Giannini ). E a ben pensarci: cosa sarebbero questi attori senza la voce del grande Ferruccio? Certamente sarebbero comunque dei miti, ma per noi sarebbero certamen- te altrettanto molto diversi.Forse meno umani,meno " caldi ", meno sfaccettati. Tutte caratteristiche che potevano trasparire, come in un diamante iridescen- te, solo dalla voce di Amendola. L'indimenticabile doppiatore era sposato con Rita Savagnone, anche lei doppiatrice, da cui ha avuto tre figli: Claudio, attore come i genitori e altrettanto famoso,Federico e Silvia. La insieme l'hanno pianto il 3 settembre 2001 quando si è spento a Roma dopo una lunga malattia.
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