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RACCONTI - FAVOLE - LEGGENDE: SIGNORA SCRIVEREBBE UNA POESIA PER ME?
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Respuesta  Mensaje 1 de 1 en el tema 
De: Tony Kospan  (Mensaje original) Enviado: 14/08/2010 16:27
 
 
 
SIGNORA SCRIVEREBBE UNA POESIA PER ME? 
Margaret E.Sangster
 
  
 Nota 
 
 
Molte  persone che  hanno  una storia da raccontare sono capaci di metterla sulla carta, quasi tutti coloro  che vorrebbero  scrivere una poesia non riescono a trovare le rime  o a scrivere versi che scorrano. Ecco perché una volta redassi per una  rivista una rubrica che intitolai : Una poesia vostra e  mia. A  tutti coloro che avevano in mente una  poesia, chiedevo di comunicarmi l'idea e promettevo che avrei pubblicato la loro lettera e scritto la poesia secondo le loro richieste.  Ricevei migliaia di lettere da persone che avevano  un poema nel cuore. Ce ne fu una che  ricorderò sempre.
 
Era di  una ragazza, una certa Mary. Non ne ho mai  saputo il cognome.  Un  giorno, in un cestino colmo di posta, trovai una lettera espresso contenente un  foglio di carta rigata da  poco prezzo e, in mezzo al foglio, un consunto biglietto da un dollaro. Leggendo la lettera, mi sembrava  quasi di  sentire la voce di Mary.
 
 
 
 
"Voi dite, signora, che scriverete una  poesia per chi desidera averne una scritta e pubblicata nella rivista. Io vorrei che  me  ne scriveste una e me la mandaste invece di pubblicarla. Ecco perché accludo un  dollaro. Non  voglio che vi disturbiate senza compenso. Credo che vorrete sapere qualcosa di me. Fui  lasciata sui gradini di un  orfanotrofio quand'ero in fasce, e nessuno mi adottò perché non ero bella nè molto intelligente. Perciò rimasi all'orfanotrofio finché non ebbi l'età d'andarmene  e allora mi trovarono un lavoro in una fabbrica. Lavoravo sei giorni la  settimana perché eravamo   in tempo  di guerra e in fabbrica c'era molto da fare, ma la domenica ero libera e andavo a passeggiare nel parco. Una  domenica  un  soldato mi rivolse la  parola; mi  chiese se ero  sola, io  risposi di si, ed egli disse che anche lui era solo. Aggiunse che non  era di quella città e che sperava di  poter passeggiare un po' con me. Era un giovane  in uniforme e mi  parve che non  ci  fosse niente di male. Cosi, passeggiando e discorrendo, mi disse che  era d'una regione rurale e che era  in una caserma dall'altra parte del  fiume. Mi disse che al suo paese abitava con la madre  e che era figlio  unico; non era sposato, e non aveva  nemmeno l'innamorata, perché se la  madre avesse saputo che s'interessava a qualche ragazza avrebbe fatto  il diavolo a quattro. Quindi mi chiese se quella sera volevo cenare con  lui e poi andare al cinema."  Fu  cosi che Mary  conobbe  Ross,  il soldato, e fu al cinema che senti  la mano di lui cercare la sua... E capì, senza ombra di dubbio, d'essere  innamorata. Passò un mese, e un'altra domenica, mentre erano al parco, si misero a sedere su una panchina e parlarono dell'avvenire. "Non  avevo mai  avuto un avvenire fino a quella domenica, perché  fu allora che Ross mi disse che mi  amava  e che voleva sposarmi. Naturalmente gli risposi di si, e poi Ross  si rannuvolò in viso e spiegò che non osava dirlo alla madre, perciò non avrebbe potuto far assegnare a me la quota  della paga destinata alla persona a carico, ne farmi beneficiaria della sua assicurazione.  Ma  a  me  non  importava. Volevo  soltanto lui e il suo amore. Volevo  soltanto qualcuno che m'appartenesse. Quando glielo dissi, il viso gli si  rischiarò." Cosi Mary  e Ross si sposarono, e  appena Ross aveva un  permesso andava nella camera  ammobiliata  di  Mary. 
 
Le comprò  il primo  vestito  di seta della sua vita, le scarpe con  il tacco alto e una vestaglia. Ma il regalo più importante fu l'anello nuziale. E quando  Ross  fu mandato  oltremare, Mary gli scrisse tutte le  sere ed egli ogni volta che poteva.  Passò il tempo, e poi un giorno Mary svenne mentre era  in fabbrica.  Il medico della Società le disse che  avrebbe avuto un bambino.  Fu proprio mentre scriveva a Ross la più  bella notizia del mondo che la sorte  volle colpirla in modo crudele. Ricevè un telegramma dalle autorità  militari. "Ne fui sconvolta, signora" mi  scrisse Mary "Mio marito era morto. Non avrei più sentito le sue labbra sulle mie, ma avevo una consolazione. Non ero più sola come prima. Sebbene  Ross non fosse più mio,  m'aveva lasciato qualcosa  che sarebbe stata mia per sempre. Mary lavorò fin quando potè e risparmiò  ogni centesimo (non  aveva  l'assicurazione di Ross, ricordate?).  Sulla polizza c'era il nome della madre. Non  scrisse alla madre di Ross perché, come  mi disse nella sua lettera, non le avrebbe creduto. La bambina  di Mary  nacque nel reparto maternità d'un ospedale e quando  Mary  ne usci, si trovò a dover affrontare un problema. Adesso  doveva guadagnare  da vivere non  soltanto per sé, ma  anche per  la sua creatura. E  cosi decise di mettere la bimba  in un nido per l'infanzia, non  in uno gratuito, ma in uno  di cui  i suoi mezzi le  permettessero di pagare la retta. 

"Tutte le mattine portavo la piccola al nido, e tutte le sere, dopo il lavoro, andavo a prenderla  e la portavo  a casa. La vedevo  sveglia di rado,  tranne la domenica.  Siccome  tutto quello che guadagnavo serviva per il vitto, per la pigione e per il nido, la piccola non aveva belle vestine o giocattoli. Gli abitini che portava durante il giorno appartenevano  al nido, e cosi i giocattoli. Io avevo soltanto il cesto di vimini nel  quale dormiva, le coperte e un sonaglio di celluloide. Ma ero felice perché, mentre lavoravo, sapevo che  l'avrei portata a casa la sera e l'avrei tenuta tra le braccia finché si fosse addormentata.  Un   pomeriggio mi  telefonarono  dal nido e mi dissero di accorrere subito... ma non arrivai in tempo."
 
 E  cosi Mary si ritrovò sola come prima :  una  giovane donna non molto  bella, non molto intelligente, una  donna che aveva  soltanto la gran dote  di amare e  di dare. La sua lettera finiva cosi : "Siccome  la mia piccola non aveva bei vestiti o giocattoli, o nessuna delle cose che i bimbi di solito hanno, io non avrò nulla di lei da conservare. E temo che, con il passare degli anni, il suo  ricordo svanirà, e  chiudendo  gli occhi non riuscirò più  a vederne il viso. Ecco perché voglio che scriviate una poesia su di lei, una poesia bella come  era lei, una  poesia che me  la riporti vicina ogni volta che la leggerò, che mi faccia sentire ch'è ancora  accanto  a me,  non tra le mie braccia, ma nel mio  cuore. Vi prego spedite la poesia a Mary, Fermo Posta, e io passerò all'ufficio postale tutti i giorni finché arriverà. "
 
 
 
 
 
 Scrivere quella poesia fu uno dei compiti  più difficili che abbia mai avuto e, per quanto  sembri un  paradosso, uno dei più facili. Non ne ho  tenuto una  copia perché temevo  che, prima o poi, potessi essere tentata  di pubblicarla, e allora la poesia non avrebbe  più appartenuto soltanto a  Mary.  Quando  misi la poesia nella busta, fui sul punto di mettervi anche  il  biglietto da un dollaro, ma  poi mi  resi conto che sarebbe  stata una crudeltà. Mi resi conto che  Mary  comprava un ultimo regalo per la sua creatura. Si, cercai di rintracciare Mary, ma non fu possibile; aveva ritirato la lettera, e poi era scomparsa. Sebbene questo sia accaduto  parecchio tempo fa, conservo ancora il dollaro, nella speranza che un giorno, non  so dove, mi capiti d'incontrare Mary.  Se m'avverrà  d'incontrarla, le darò il dollaro e le spiegherò  che un  ricordo non  si può comprare.  Deve  essere sempre  un dono.
 
(dal Reader’s Digest - Impaginazione Orso Tony)
 
 
 
 
 
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