Alfredo Oriani
Per quanto discendesse da una famiglia privilegiata della piccola aristocrazia, ebbe un'infanzia difficile, priva di quegli affetti che rendono serena e felice la vita di un bimbo. Il ragazzo crebbe scontroso e solitario, e più tardi rivelò queste sue caratteristiche anche nelle proprie opere. Si recò a Roma per frequentare l'università di Legge. Da Roma passò a Bologna, a far pratica presso lo studio di un legale. Intanto la sua famiglia si era trasferita da Faenza a Casola, dove possedeva la Villa del Cardello. In questa casa Oriani trascorse interamente la propria esistenza, un'esistenza amareggiata da continue delusioni per l'invincibile silenzio che la critica manteneva intorno alle sue pubblicazioni. Le sue opere spaziano dal romanzo ai trattati di politica e di storia, dai testi teatrali agli articoli di giornale. Uno dei suoi ultimi lavori fu Bicicletta, una raccolta di novelle in cui egli abbandonò lo stile enfatico e veemente dei suoi primi racconti. La sua fama di scrittore fu a lungo legata soprattutto alle opere di pubblicistica storica e politica: Fino a Dogali (1889), in cui analizzò le cause della crisi religiosa ed economica della nuova Italia; La lotta politica in Italia (1892) che narra le vicende storiche italiane dal Medioevo al Risorgimento; La rivolta ideale (1908), nella quale Oriani espone il suo credo politico affermando la necessità di uno Stato forte che regoli con ampi poteri la vita sociale. Quest'opera, come del resto molte altre, venne curata da Benito Mussolini: il fascismo infatti, a partire dalla Marcia al Cardello, si appropriò della sua figura, facendone un proprio precursore, al di là di qualsiasi evidenza testuale. Solo negli ultimi anni, grazie al lavoro di studiosi come Giovanni Spadolini ed Eugenio Ragni, si è assistito ad una ripresa di interesse per Alfredo Oriani: che ha coinvolto sia l'opera politica che quella letteraria, fra cui si annoverano romanzi del calibro di Gelosia (1894) e Vortice (1899).
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