Ottenuto il diploma di Capitano Marittimo, iniziò molto giovane l'attività di marinaio che lo portò all'età di vent'anni al suo primo comando su di una nave mercantile. Dopo essere stato al servizio di varie società di navigazione, passò al servizio della compagnia di trasporti marittimi "Zuttiati" che collegava i porti fluviali di Portonogaro e Cervignano del Friuli con gli scali dell'Istria e della Dalmazia. Ciò gli consentì di percorrere tutto l’Adriatico, impratichendosi particolarmente delle coste dalmate, delle rotte in stretti canali, sulle condizioni idrografiche e sulle vicissitudini meteorologiche di quel tratto di mare. Negli anni prossimi allo scoppio del conflitto mondiale, mentre era al comando del mercantile Cassiopea che faceva la spola con l'Albania, Sauro trasportò armi per conto di patrioti albanesi che aspiravano all’indipendenza del loro paese dalla dominazione turca, cercando così di contribuire alla libertà dell’Albania, in conformità al principio mazziniano dell’indipendenza di tutti i popoli. Tanto si appassionò per tale causa, da imporre il nome di Albania alla sua figlia più piccola, ultima di cinque (Nino, Libero, Anita, Italo). Allo scoppio della prima guerra mondiale nell’agosto del 1914, Sauro lasciò pertanto Capodistria ed il lavoro, il 2 settembre 1914, ed in ferrovia raggiunse Venezia, dove insieme ad altri esuli sostenne l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria-Ungheria. A seguito del terremoto che colpì la regione della Marsica il 14 gennaio 1915, Sauro fu tra i primi a partire per dare conforto e soccorso ai superstiti (una lapide a lui dedicata è conservata presso il Comune di Avezzano).Con l’entrata in guerra dell’Italia, Sauro si arruolò volontario nella Regia Marina, dove ottenne il grado di tenente di vascello di complemento (23 maggio 1915). Con l’incarico di pilota si imbarcò subito su unità siluranti di superficie e subacquee. In 14 mesi di attività, compì oltre sessanta missioni. Il 30 luglio 1916 si imbarcò a Venezia sul sommergibile Giacinto Pullino con il quale avrebbe dovuto effettuare un'incursione su Fiume, ma l’unità andò ad incagliarsi sullo scoglio della Galiola, all’imbocco del golfo del Quarnero. Risultati vani tutti i tentativi di disincaglio, distrutti i cifrari di bordo e le apparecchiature e predisposta per l’autoaffondamento, l’unità fu abbandonata dall’equipaggio e Sauro, allontanatosi volontariamente da solo su un battellino, venne intercettato dal cacciatorpediniere Satellit e fatto prigioniero. Alla cattura seguì il processo presso il tribunale della Marina austriaca di Pola (dopo aver dichiarato la falsa identità come tal Nicola Sambo), fatto di interrogatori, dibattimenti, confronti e riconoscimenti (tra i quali quello dei concittadini Giovanni Riccobon, Giovanni Schiavon e quello decisivo di suo cognato Antonio Steffè, Maresciallo della Guardia di Finanza austriaca). Infine, il confronto drammatico con la madre che, pur di salvarlo dalla forca, negò di conoscerlo.La condanna alla pena di morte per alto tradimento, tramite impiccagione, fu eseguita nelle carceri militari di Pola il 10 agosto 1916.Sauro è ricordato nel popolare canto La Canzone del Piave, citato assieme a Guglielmo Oberdan e Cesare Battisti.