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De: solidea (Mensaje original) |
Enviado: 06/10/2010 05:11 |
Felice Carlo Emanuele Cavallotti
Figlio di Francesco, originario di Venezia, trasferitosi a Milano per ragioni di lavoro e di Vittoria Gaudi, milanese, Cavallotti fu considerato il capo incontrastato dell'"Estrema sinistra" nel parlamento dell'Italia liberale pre-giolittiana. Abbandonata la famiglia a diciotto anni per unirsi alla seconda fase della Spedizione dei Mille, Felice Cavallotti combatté con i Garibaldini nel 1860, e nel 1866 in Valtellina e in Trentino, ove prese parte alla Terza Guerra d'Indipendenza come volontario nel 4º Reggimento comandato dal colonnello Giovanni Cadolini del Corpo Volontari Italiani. Si distinse per valore nella battaglia di Vezza d'Oglio. Nel 1867 fu di nuovo al fianco di Garibaldi nella Roma pontificia, durante la fallita insurrezione che vide l'intervento delle truppe francesi in aiuto di Pio IX. Come scrittore Cavallotti commentò le azioni dei Garibaldini per il giornale milanese L'Unione e per il napoletano L'Indipendente di Alexandre Dumas padre; tra il 1866 ed il 1872 scrisse satire anti-monarchiche per la Gazzetta di Milano e per la Gazzettina Rosa. Dopo la morte di Agostino Bertani, avvenuta nel 1886, la passione di Cavallotti nel rivendicare riforme, ed una riconosciuta generosità d'animo da parte dei contemporanei, gli assicurarono la leadership della sua parte politica ed una popolarità seconda solo a quella di Francesco Crispi. Nel 1873, all'età di 31 anni, Felice Cavallotti fu eletto per la prima volta al Parlamento come deputato di Corteolona. Molto attivo contro gli ultimi governi della Destra storica, Cavallotti fu scettico anche a proposito della Sinistra, che salì al potere nel 1876, e si tenne all'opposizione, denunciandone il trasformismo negli anni di Agostino Depretis. Cavallotti, che nel 1871 aveva espresso il proprio appoggio alla Comune di Parigi, mostrava attenzione verso le idee marxiste, pur non condividendo fino in fondo l'approccio di classe alla “questione sociale” che peraltro anche lui denunciava da parlamentare. Se i socialisti vedevano nel Partito Radicale una sinistra borghese, nei fatti radicali e socialisti si trovarono insieme nelle lotte per l'emancipazione delle classi subalterne e nell'opposizione al colonialismo italiano. Nella vita privata lo stile del politico radicale non tradì gli ideali professati. Felice Cavallotti riconobbe i due figli Maria e Giuseppe, nati da due libere unioni, e colse tutte le occasioni per riaffermare la sua intransigenza come laico nei confronti delle pressioni operate della Chiesa sulla politica dello Stato italiano. È anche grazie a lui che a Roma, in Piazza Campo de' Fiori, nel 1889 venne eretta la statua a Giordano Bruno, opera di Ettore Ferrari. Felice Cavallotti, descritto come persona dal carattere passionale e testardo, nel corso della sua vita combatté trentatré duelli, e prestò il giuramento di fedeltà come deputato solo dopo averne pubblicamente contestato la validità. Felice Cavallotti morì il 6 marzo 1898, ucciso in duello dal conte Ferruccio Macola, direttore del giornale conservatore Gazzetta di Venezia, che lo aveva sfidato in seguito ad un diverbio. Il radicale aveva tacciato di mentitore il conte, responsabile di avere pubblicato una notizia non verificata relativa ad una querela che egli aveva ricevuto come deputato. L'ultimo duello di Felice Cavallotti ebbe luogo a Roma, presso Porta Maggiore, in un giardino nella villa della contessa Cellere. Felice Cavallotti morì raggiunto alla bocca ed alla carotide dalla sciabola dell'avversario. Con la sua morte, gli elementi dell'Estrema Sinistra in Italia persero un leader, e la Casa dei Savoia un instancabile oppositore. Per la morte di Felice Cavallotti, Giosuè Carducci pronunciò un discorso funebre pieno di passione all'Università di Bologna. Un corteo di tre chilometri ne accompagnò il feretro fino al cimitero di Dagnente (oggi frazione di Arona), sul Lago Maggiore, dove è sepolto.
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Grande e multiforme personaggio... oggi ahimé quasi dimenticato
Patriota... libertario... nemico delle ingiustizie... scrittore... poeta... giornalista...
Mi fa piacere ricordarlo con questa sua poesia...
« Non passa giorno, quando d'amari Ricordi il flutto sul cor si spezza, Senza che il guardo cerchi ne' cari Volti una mesta lunga dolcezza, E il core, in memore linguaggio muto, Alle tre imagini mandi un saluto. »
(Felice Cavallotti, Tre ritratti - Giulio Pinchetti, Giulio Uberti,Giuseppe Cavallotti , 1878)
e ringaziarlo per i suoi sacrifici...
Tony Kospan
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