Il coraggio del pettirosso
un libro che ho riletto a distanza di anni...
mi ha ridato le stesse emozioni
non è davvero poco.
Anche
Fabrizio De Andrè parlava in una delle sue canzoni dell'audacia del pettirosso,
così ben tratteggiato da
Maggiani, autore che amo profondamente
![](http://i64.servimg.com/u/f64/13/04/01/22/pettir10.jpg)
Saverio è figlio di un fornaio anarchico di Alessandria d'Egitto, cresciuto con la passione della libertà e con la nostalgia per il paese degli antenati.
La morte del padre lo costringe ad affrontare la sua confusa identità, le sue radici.
Parte per un suo viaggio di iniziazione, dal deserto, alla città, dal presente a un oscuro e misterioso passato.
Da questo racconto fatto di dolci asprezze liguri-toscane, emerge l'unico vero paese dell'anima: quel desiderio di libertà che è come il tenace volo del pettirosso.
Quand’ero bambino, mio padre mi parlava in un certo modo che a me l’anarchia sembrava qualcuno come una zia, una zia lontana e buona.
Mi parlava di lei senza intenzione, senza voglia di spiegarmi e convincermi, anche quando ho avuto abbastanza cervello per capirci qualcosa.
… Mi ricordo di una sua storiella della buona notte, la favoletta che mi ha raccontato per anni ricordo addirittura il tono della sua voce, l’inflessione del suo italiano per spiegarmi a suo modo come eravamo noi “libertari”; …
“ Noi si è pettirossi, Saverio.”
Iniziava sempre così, bisbigliandomi dalla sua altitudine questa constatazione che a me suonava insieme misteriosa ed esaltante,
non avendo mai visto un pettirosso immaginandomelo come un uccello meraviglioso.
“Noi libertari si è pettirossi, coraggiosi come quell’uccellino di tanto tempo fa che volle andare dal falchetto. Vuoi che te la conto ancora?”
… “Allora, c’era questo pettirosso, piccolo che lo tenevi nel pugno della mano, ma con le sue idee che nessuno riusciva a toglierle dal capo. Voleva volare in qua e in là a veder il mondo, becchettare dove c’era da sfamarsi, e non gli piaceva per nulla che gli avessero assegnato il suo posticino e morta lì. Così che un giorno prese il coraggio a quattro mani e si presentò dal signor falchetto, il re degli uccelli di bosco. "Vorrei il permesso, signoria, di andare un po’ dove mi pare, tanto non darei fastidio a nessuno, piccolino come sono." Così gli disse, e intanto gli tremavano tutte le penne. Il falchetto s’adombrò immediatamente e fece la voce grossa: "Questa è una faccenda che non mi piace per nulla. Tu devi mettere la testa a posto e non star a disturbare con le tue pretese. Fila via o chiamo le gazze" E nel dirgli questo, senza neppure farci caso, gli diede una zampata che gli artigliò a sangue un’ala. L’aveva pagata cara quell’uccelletto la sua smania di libertà. Ma testardo com’era, in due o tre giorni era di nuovo in aria a volare. Certo, alla bell’e meglio, che arrancava dietro alla sua aluccia offesa tutta di sghimbescio. Sembrava diventato un pagliaccio tanto era buffo come si era ingegnato di volare con un’ala sola. E tutti gli uccelli giù a ridere. E rideva a crepapelle anche il signor falchetto e le sue gazze. Così che dal gran ridere nessuno si accorgeva che ad ogni giorno che passava il pettirosso volava sempre più in alto e un po’ più in là del posto che gli avevano assegnato. E il giorno che il falchetto se n’è accorto il pettirosso volava così in su che dall’alto prese a bombardare sul capo il re degli uccelli a colpi di cacatine.”
“Il coraggio del pettirosso” di Maurizio Maggiani,
Credo che l’autore sia essenzialmente un poeta, e che in questo libro abbia cercato un escamotage per fare un cantico d’amore per la sua terra e la sua gente. Il cantico, corrisponde alla parte sognata, la parte più bella secondo me e forse anche la più lucida.
L'audacia di un piccolo passerotto a lanciarsi contro qualcosa di enormemente più grande di lui, è l'allegoria dell'eroismo, di cui tanto si abusa ai giorni nostri...
è la silenziosa storia di tanti piccoli Davide che tutti i giorni sfidano l'imponderabile.
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