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SEMINI DI MARINA: Il coraggio del pettirosso
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Respuesta  Mensaje 1 de 1 en el tema 
De: marinaeisuoiangeli  (Mensaje original) Enviado: 07/12/2010 12:12
Il coraggio del pettirosso
un libro che ho riletto a distanza di anni...

mi ha ridato le stesse emozioni

non è davvero poco.


Anche Fabrizio De Andrè
parlava in una delle sue canzoni
dell'audacia del pettirosso,

così ben tratteggiato da Maggiani,
autore che amo profondamente





Saverio è figlio di un fornaio anarchico di Alessandria d'Egitto,
cresciuto con la passione della libertà
e con la nostalgia per il paese degli antenati.

La morte del padre
lo costringe ad affrontare la sua confusa identità,
le sue radici.

Parte per un suo viaggio
di iniziazione, dal deserto, alla città, dal presente
a un oscuro e misterioso passato.

Da questo racconto fatto
di dolci asprezze liguri-toscane, emerge l'unico vero paese dell'anima:
quel desiderio di libertà  che è come il tenace volo
del pettirosso.

Quand’ero bambino,
mio padre mi parlava in un certo modo
che a me l’anarchia sembrava qualcuno come una zia,
una zia lontana e buona.

Mi parlava di lei senza intenzione,
senza voglia di spiegarmi e convincermi,
anche quando ho avuto abbastanza cervello
per capirci qualcosa.

… Mi ricordo di una sua storiella
della buona notte,
la favoletta che mi ha raccontato per anni
ricordo addirittura il tono della sua voce,
l’inflessione del suo italiano per spiegarmi a suo modo
come eravamo noi “libertari”; …

“ Noi si è pettirossi, Saverio.”

Iniziava sempre così,
bisbigliandomi dalla sua altitudine
questa constatazione che a me suonava insieme misteriosa
ed esaltante,

non avendo mai visto un pettirosso immaginandomelo
come
un uccello meraviglioso.

“Noi libertari si è pettirossi,
coraggiosi come quell’uccellino di tanto tempo fa
che volle andare dal falchetto.
Vuoi che te la conto ancora?”

… “Allora, c’era questo pettirosso,
piccolo che lo tenevi nel pugno della mano,
ma con le sue idee che nessuno
riusciva a toglierle dal capo.
Voleva volare in qua e in là
a veder il mondo,
becchettare dove c’era da sfamarsi,
e non gli piaceva per nulla
che gli avessero assegnato
il suo posticino e morta lì.
Così che un giorno
prese il coraggio
a quattro mani e si presentò
dal signor falchetto,
il re degli uccelli di bosco.
"Vorrei il permesso, signoria,
di andare un po’ dove mi pare,
tanto non darei fastidio a nessuno,
piccolino come sono."
Così gli disse,
e intanto gli tremavano
tutte le penne.
Il falchetto s’adombrò
immediatamente
e fece la voce grossa:
"Questa è una faccenda che
non mi piace per nulla.
Tu devi mettere la testa a posto
e non star a disturbare
con le tue pretese.
Fila via o chiamo le gazze"
E nel dirgli questo,
senza neppure farci caso,
gli diede una zampata
che gli artigliò a sangue un’ala.
L’aveva pagata cara
quell’uccelletto la sua smania
di libertà.
Ma testardo com’era,
in due o tre giorni
era di nuovo in aria a volare.
Certo, alla bell’e meglio,
che arrancava dietro
alla sua aluccia offesa
tutta di sghimbescio.
Sembrava diventato un pagliaccio
tanto era buffo come
si era ingegnato di volare
 con un’ala sola.
E tutti gli uccelli giù a ridere.
E rideva a crepapelle
anche il signor falchetto
e le sue gazze.
Così che dal gran ridere
nessuno si accorgeva
che ad ogni giorno
che passava il pettirosso
volava sempre più in alto
e un po’ più in là
del posto che gli avevano assegnato.
E il giorno che il falchetto
se n’è accorto il pettirosso
volava così in su
che dall’alto prese a bombardare
sul capo il re degli uccelli
a colpi di cacatine.”

“Il coraggio del pettirosso”
di Maurizio Maggiani,


Credo che l’autore sia
essenzialmente un poeta,
e che in questo libro abbia cercato
un escamotage per fare
un cantico d’amore per la sua terra
e la sua gente.
Il cantico, corrisponde
alla parte sognata,
la parte più bella secondo me
e forse anche la più lucida.

L'audacia di un piccolo passerotto a lanciarsi contro
qualcosa di enormemente più grande di lui,
è l'allegoria dell'eroismo, di cui tanto si abusa
ai giorni nostri...

è la silenziosa storia
di tanti piccoli Davide
che tutti i giorni sfidano l'imponderabile.




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