INIFINITA’ D’AMORE
– JOHN DONNE –
SUBLIME VISIONE DELL’AMORE
La poetica di John Donne, poeta e religioso inglese che visse a cavallo del '500 e del '600, si muove tra scienza religione… tra amore umano e divino… tra filosofia e teologia… pur se il poeta… … si abbandonava non di rado all’amore libero…
Tuttavia le sue opere raggiungono spesso un’incredibile profondità… e modernità di pensiero.
Ricordo la sua bellissima doppia poesia… NESSUN UOMO E’ UN’ISOLA… di cui abbiamo parlato più volte.
La genialità di Donne si manifesta anche in questo suo brano… noto sì… ma non a proprio notissimo… per cui mi fa piacere divulgarlo...
Certo stupisce che tra il pensiero dell'autore e la realtà che visse… non ci fosse proprio "sintonia" , ma questo, se appena ci guardiamo bene... bene... dentro… , non deve meravigliarci…
Ma veniamo a conoscere i suoi concetti sull’amore…
Prima di legger questo brano credevo d’aver letto tutto in materia d’amore… ma… mi sbagliavo…
Il massimo del pensiero sublime in questa sua riflessione si raggiunge, a mio parere, nel manifestarci l'idea mirabile di far coincidere, nel vero amore... ma proprio quello vero...,
IL TE con IL ME…
E' una visione che quasi... e senza quasi... trascende le nostre realtà quotidiane......
No… mi raccomando... il brano… non si può leggerlo tutto d’un fiato… si perderebbe quasi tutto il senso del profondo ragionamento...
Bè bando alle ciance… ed immergiamoci nella lettura…
Se ci va,
possiamo ascoltare un pò di musica new age
mentre leggiamo…
SEMPIRE D’AMOR
INFINITA’ D’AMORE…
Se ancor non ho tutto l’amore tuo, cara, giammai tutto l’avrò;
non posso esalare un altro sospiro per intenerirti, né posso implorare un’altra lacrima a che sgorghi;ormai tutto il tesoro che avevo per acquistarti – sospiri, lacrime, e voti e lettere – l’ho consumato.
Eppure non può essermi dovuto più di quanto fu inteso alla stipulazione del contratto;
se allora il tuo dono d’amore fu parziale, si che parte a me toccasse, parte ad altri, cara giammai tutta ti avrò
Ma se allora tu mi cedesti tutto, quel tutto non fu che il tutto di cui allora tu disponevi;
ma se nel cuore tuo, in seguito, sia stato o sarà generato amor nuovo, ad opera di altri, che ancor possiedono intatte le lor sostanze, e possono di lacrime, di sospiri, di voti, di lettere, fare offerte maggiori, codesto amore nuovo può produrre nuove ansie, poiché codesto amore non fu da te impegnato.
Eppur lo fu, dacché la tua donazione fu totale: il terreno, cioè il tuo cuore, è mio; quanto ivi cresca, cara, dovrebbe tutto spettare a me.
Tuttavia ancor non vorrei avere tutto; chi tutto ha non può aver altro, e dacché il mio amore ammette quotidianamente nuovo accrescimento, tu dovresti avere in serbo nuove ricompense;
tu non puoi darmi ogni giorno il tuo cuore: se puoi darlo, vuol dire che non l’hai mai dato.
Il paradosso d’amore consiste nel fatto che, sebbene il tuo cuore si diparta, tuttavia rimane, e tu col perderlo lo conservi.
Ma noi terremo un modo più liberale di quello di scambiar cuori: li uniremo; così saremo un solo essere, e il Tutto l’un dell’altro.
John Donne
Aggiungo anche che qui, a voler esser precisi, non si parla solo d’amore… ma… c’è dentro anche il cuore della filosofia ermetica… o alchemica... tanto in voga all’epoca…
TONY KOSPAN
UN MODO DIVERSO DI VIVER LE POESIE?
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