Felice Cascione
è stato un partigiano e medico italiano comunista, eroe della Resistenza, che morì in uno scontro con i fascisti, e per questo fu insignito della Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. È noto anche per aver composto il testo della canzone Fischia il vento, uno degli inni del movimento partigiano di liberazione dal nazi-fascismo, la cui musica è quella della canzone russa Katjuša. Nato a Imperia da una famiglia di condizioni modeste, la madre maestra elementare ed il padre Gio Batta fonditore di campane, caduto nel 1918 in guerra, quando Felice aveva pochi mesi. Antifascista attivo dal 1940, si laureò a Bologna nel 1943 in medicina. Quando l'8 settembre i nazisti occuparono l'Italia e crearono la Repubblica Sociale Italiana, Cascione entrò subito nella Resistenza contro i tedeschi. Si mise a capo di una improvvisata brigata partigiana, la prima dell'Imperiese. Il suo nome di battaglie fu "u mégu" (il medico). In uno scontro con i fascisti in quella che si ricorderà come la battaglia di Montegrazie i partigiani guidati da Cascione catturano un tenente e un milite delle brigate nere, tal Michele Dogliotti. Si decide di eliminarli ma interviene Cascione ed impedisce l'esecuzione cercando di avvicinarli alla causa partigiana: i due fascisti seguono da quel momento tutti gli spostamenti della banda partigiana. Tuttavia non fu ricompensato per la sua generosità. Dogliotti verso la metà di gennaio del 1944 riuscì a fuggire e guidò le "brigate nere" contro i partigiani guidati da Cascione. I fascisti intercettarono la brigata e l'assalirono. Cascione allora, benché ferito, tentò di ricoprire la ritirata dei suoi. Emiliano Mercati e Giuseppe Cortellucci non riuscirono a vedere la probabile fine del loro compagno e tornarono ad aiutarlo. I nemici erano troppi e l'azione fallì subito. Mercati riuscì a fuggire ma Cortellucci fu preso e torturato per dire dove era il suo capo. Allora Cascione, ferito in maniera gravissima, si fece vedere e gridò "il capo sono io!". Morì crivellato di colpi, a soli 26 anni. Il comando della brigata, che prese poi il nome di Divisione Garibaldi "Felice Cascione", fu assunto dal suo fraterno amico Vittorio Bartolomeo Acquarone. All'indomani dell'uccisione di Felice Cascione per mano fascista, Italo Calvino aderisce, assieme al fratello Floriano, alla seconda divisione d'assalto partigiana "Garibaldi" intitolata allo stesso Cascione.
Onorificenze
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Medaglia d'oro al valor militare |
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«Perseguitato politico, all'annuncio dell'armistizio iniziava l'organizzazione delle bande partigiane che sotto la sua guida ed al suo comando compirono audaci gesta per la redenzione della Patria. Arditi colpi di mano, atti di sabotaggio, azioni di guerriglia sulle retrovie nemiche lo videro sempre tra i primi, valoroso fra i valorosi, animatore instancabile, apostolo di libertà. Ferito in uno scontro contro preponderanti forze nazifasciste rifiutava ogni soccorso e rimaneva sul posto per dirigere il ripiegamento dei suoi uomini. Per salvare un compagno che, catturato durante la mischia, era sottoposto a torture perché indicasse chi era il comandante, si ergeva dal suolo ove giaceva nel sangue e fieramente gridava: « Sono io il capo ». Cadeva crivellato di colpi immolando la vita in un supremo gesto di abnegazione.» — Val Pannevaire, 27 gennaio 1944. |
Il 27 aprile 2003 gli fu eretto un monumento, vicino al luogo in cui cadde. Numerosissime vie e piazze sono intitolate a Cascione.
« Fischia il vento, infuria la bufera scarpe rotte eppur bisogna andar a conquistare la rossa primavera dove sorge il sol dell’avvenir. » |
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