Quale poema piu' consono per festeggiare
in tema i tre anni di vita di
LIBERI DI SOGNARE?!......
IL SOGNO
Duplice è la nostra vita: il Sonno ha il suo proprio mondo un confine tra le cose chiamate impropriamente
morte e esistenza: il Sonno ha il proprio mondo,e un vasto reame di sfrenata realtà;
e nel loro svolgersi i sogni hanno respiro,
e lacrime e tormenti e sfiorano la gioia;
lasciano un peso sui nostri pensieri da svegli,
tolgono un peso dalle nostre fatiche da svegli,
dividono il nostro essere; diventano
parte di noi stessi e del nostro tempo,
e sembrano gli araldi dell'eternità;
passano come fantasmi del passato, parlano
come Sibille dell'avvenire; hanno potere -
la tirannia del piacere e del dolore;
ci rendono ciò che non fummo, secondo il loro volere,
e ci scuotono con dissolte visioni,
col terrore di svanite ombre. Ma sono veramente così?
Non è forse tutto un'ombra il passato? Cosa sono?
Creazioni della mente? La mente sa creare
sostanza, e popolare pianeti, di sua fattura,
di esseri più splendenti di quelli mai esistiti, e dare
respiro e forma che sopravvivono alla carne.
Vorrei richiamare una visione che ho sognato
forse nel sonno, poiché in sé un pensiero,
un pensiero assopito, racchiude anni,
e in un'ora condensa una lunga vita.
Vidi due esseri nei colori della gioventù
stare su una collina, una collina gentile,"
verde e di pendenza lieve, l'ultima
come se fosse il promontorio di una lunga catena,
salvo che non vi era mare a bagnarne la base,
ma un paesaggio assai brioso, e l'onda
di boschi e di campi di granoturco, e le umane dimore
sparpagliate a intervalli, e il fumo innalzantesi
in spire dai tetti rustici, incoronata
era la collina da un insolito diadema
di alberi, in ordine circolare, così disposti
non dall'arbitrio della natura, ma dall'uomo:
i due, una fanciulla e un ragazzo, stavano là
in contemplazione - l'una di ciò che si stendeva in basso,
armonioso come lei, ma il ragazzo la fissava;
ed entrambi erano giovani, e una era bella
ed erano giovani entrambi, ma non per gioventù pari.
Come soave luna sul limite dell'orizzonte,
la fanciulla era alla vigilia della propria maturità;
il ragazzo contava meno estati, ma il suo cuore
aveva di molto superato i suoi anni, e al suo sguardo
vi era un solo volto amato sulla terra,
e ora splendeva su di lui: l'aveva guardato
finché non gli si impresse per sempre nella mente;
non aveva respiro, essere, se non nel suo;
lei era la sua voce; non le parlava,
ma tremava alle sue parole; era la sua vista,
poiché i suoi occhi seguivano quelli di lei, e con essi vedevano
colorando per lui tutti gli oggetti: aveva cessato
di vivere in se stesso; lei era la sua vita,
l'oceano per il fiume dei suoi pensieri,
in cui tutto terminava: a un cambiamento di tono,
a un tocco di lei, il suo sangue fluiva e rifluiva,
e il suo colorito cambiava tempestosamente: il suo cuore
ignorando la causa dello spasimo.
Ma lei a questi sentimenti non prendeva parte:
non erano per luci suoi sospiri; per lei lui era
simile a un fratello, ma non di più; era molto,
poiché non aveva fratelli, se non in nome
dell'amicizia giovanile che gli aveva concesso;
era la solitaria discendente superstite
di una razza dal tempo onorata. Era un nome
che gli piaceva, e che gli spiaceva tuttavia, e perché?
Il tempo gli insegnò una risposta profonda quando ella amò
un altro: anche ora amava un altro,
e dalla cima di quel colle stava
mirando lontano se ancora il destriero dell'amato
tenesse il passo della sua attesa, e volasse.
Un cambiamento subentrò nello spirito del mio sogno.
C'era un palagio antico, e davanti
alle sue mura un bardato destriero:
in un Oratorio antico stava
il Ragazzo di cui parlai; era solo
e pallido, passeggiava su e giù; all'improvviso
si sedette, e prese una penna, e tracciò
parole che non potrei indovinare; poi appoggiò
la testa chinata sulle mani, e come colto
da una convulsione fremette, si alzò di nuovo, e poi,
con i denti e le mani tremanti strappò
ciò che aveva scritto, ma lacrime non versò,
calmandosi, e s'impose un'espressione
di pace sul volto: durante questa pausa
la Signora del suo amore rientrò;
era serena e sorridente allora, eppure
sapeva di essere amata da lui; sapeva,
poiché ci vuole poco per intuire, che il io cuore
era oscurato dalla sua ombra, e vide
che era infelice, ma non vide tutto.
Si alzò, e in una fredda stretta gentile
le chiusi la mano; per un istante sul suo volto
una lapide di pensieri indicibili
fu incisa, e poi si cancellò, così, com'era apparsa;
lasciò cadere la mano che teneva, e a passi lenti
si ritirò, ma non come chi dice addio,
poiché si separarono con reciproci sorrisi; uscì
dall'ingresso imponente di quell'antico palagio,
e montando sul suo destriero andò per la sua via;
e quella veneranda soglia mai più riattraversò.
Un cambiamento subentrò nello spirito del mio sogno.
Il ragazzo proruppe nell'età virile: nei deserti
di climi ardenti si elesse la dimora,
e la sua anima ne bevve i raggi solari: fu attorniato
da gente di strane e oscure sembianze: egli stesso non era
così com'era stato; sul mare [più iio
e sul litorale era un errante:
una moltitudine d'immagini
s'affollarono su di me come onde, pure egli era
parte di tutte; e nell'ultima giaceva
riposandosi dall'afa del meriggio, us
adagiato tra colonne cadute, all'ombra
di mura crollate che avevano perpetuato i nomi
di coloro che le avevano innalzate; presso il suo fianco,
immerso nel sonno, stavano cammelli pascolanti e qualche splendido
destriero era legato accanto a una fonte; e un uomo
di un costume fluente abbigliato stava di guardia,
mentre molti della sua tribù sonnecchiavano intorno;
ed erano coperti dal baldacchino azzurro del cielo,
così sereno, chiaro e assolutamente bello,
che Dio unicamente poteva essere visto nel cielo.
Un cambiamento subentrò nello spirito del mio sogno.
La Signora dèl suo amore fu unita ín matrimonio'
con un uomo che non l'amava meglio; nella sua casa
a mille leghe da qui - nella sua casa natia
dimorava, circondata dall'Infanzia crescente
figli e figlie della Beltà, ma osserva
Sul suo volto c'era la sfumatura del dolore,
l'ombra stabile di una lotta interiore,
e un inquieto abbassarsi degli occhi,
come se le palpebre fossero appesantite da lacrime non versate.
Quale poteva essere la sua pena? Aveva tutto ciò che amava,
e colui che tanto l'aveva amata non era là,
per affliggere con speranze nocive, o desideri malvagi,
con afflizioni mal represse, i suoi candidi pensieri.
Quale poteva essere la pena? non l'aveva amato,
né poteva essere parte di ciò che devastava
la sua mente: uno spettro del passato.
Un cambiamento subentrò nello spirito del mio sogno.
L'Errante era tornato. Lo vidi in piedi
davanti all'altare - con una sposa gentile;`
il volto di lei era amabile, ma non era stato quello a formare
per la sua adolescenza la luce stellare; mentre stava
proprio davanti all'altare, sul suo volto apparve
la medesima espressione, e quella violenta emozione
che nell'Oratorio antico il seno
gli scosse in solitudine; e allora,
per un momento sul suo volto, come in quell'ora,
la lapide di pensieri indicibili
fu incisa, e si cancellò così com'era apparsa,
e se ne stette calmo e quieto, e pronunciò
gli opportuni voti, ma non sentì le proprie parole,
e tutte le cose a lui attorno rotarono; non poté vedere
né ciò che era, né ciò che avrebbe dovuto essere,
ma l'antico palagio, e la sala consueta,
e le dimenticate stanzi, e il luogo,
il giorno, l'ora, la luce del sole, l'ombra,
tutte le cose appartenenti a quel luogo e ora,
e lei che era il suo destino - ritornarono
e si frapposero tra lui e la luce;
che facevano là in tale momento?
Un cambiamento subentrò nello spirito del mio sogno.
La Signora del suo amore... Oh! era mutata
come dalla malattia d'amore; la sua mente
si era separata dalla sua dimora, e i suoi occhi
non avevano il proprio splendore, ma uno sguardo
che non è di questa terra; era diventata
la regina di uno strano reame; i suoi pensieri
erano combinazioni di disgiunte cose;
e forme impalpabii e non avvertite
dalla vista degli altri erano alla sua familiari.
E questo il mondo lo chiama delirio; ma i saggi
soffrono di una pazzia ben più profonda, e lo sguardo
della melanconia è uno spaventoso dono;
che cos'è se non il telescopio della verità?
Esso denuda la distanza delle proprie illusioni,
e avvicina la vita nella sua completa nudità,
rendendo la realtà gelida troppo reale!
Un cambiamento subentrò nello spirito del mio sogno.
L'Errante era come prima solo,
gli esseri che lo circondavano se n'erano andati,
o erano con lui in guerra; era bersaglio
degli influssi maligni e della disperazione, accerchiato
dall'Odio e dalla Polemica; la pena era commista
a tutto ciò che gli veniva servito, finché,
come nell'antichità il monarca del Ponto,
si nutrì di veleni, e non ebbero più effetto,
ma divennero una specie di dieta; sopravvisse
a esperienzeche la morte diedero a molti,
e divenne amico dei monti: con le stelle
e con lo Spirito vitale dell'Universo
soleva dialogare; ed essi gli insegnarono
la magia dei loro misteri;
per lui il libro della Notte era spalancato,
e voci dall'abisso profondo rivelarono
una meraviglia e un segreto. E così sia.
Compiuto fu il mio sogno; non subì più cambiamenti.
Era stranamente attendibile che la sorte
di queste due creature fosse delineata
quasi come reale: che l'una
dovesse giungere alla follia - all'infelicità entrambi.
G.Gordon Byron
COMPLIMENTI TONY......
E QUESTO ANCHE PER LA TUA PERSEVERANZA!!...
Ciaooo ANNAMARIA