Nacque a Bologna, unica figlia del Maestro Guido Guerrini, musicista e compositore originario di Faenza, e di Emilia Putti, nipote di Enrico Panzacchi. Per una congenita malformazione cardiaca, che rese sempre precaria la sua salute, Cristina crebbe isolata dai coetanei e non poté seguire regolari studi scolastici. Fino al 1925 i Guerrini vissero presso la residenza del professor Putti, nel parco dell'Ospedale Rizzoli di Bologna. Successivamente la famiglia si trasferì a Parma, e dal 1928 a Firenze, dove Guido Guerrini fu chiamato a dirigere il conservatorio Cherubini. L'ambiente culturale fiorentino fu determinante nella formazione di Cristina Campo, a cominciare dall'amicizia con il germanista e traduttore Leone Traverso, da lei chiamato affettuosamente "Bul", al quale, per qualche tempo, fu legata anche sentimentalmente (il loro carteggio è stato pubblicato nel 2007 dalla casa editrice Adelphi con il titolo Caro Bul. Lettere a Leone Traverso 1953-1967). Margherita Pieracci Harwell, la letterata che avrebbe curato la pubblicazione delle opere postume della Campo. La sua natura solitaria la portò a rifuggire da riconoscimenti e apprezzamenti (preferì firmare con nomi fittizi le poche opere pubblicate in vita), dimostrandosi sempre indifferente alle strategie e alle esigenze del mercato letterario. Di sé amava dire: "Ha scritto poco, e le piacerebbe aver scritto meno". Cristina Campo fu eccellente traduttrice, soprattutto di autori di lingua inglese. La traduzione era da lei concepita non come semplice riproduzione del significato, ma come reviviscenza, nella propria lingua, della spiritualità dell'autore, operazione che richiede sintonia e intuizione profonda. Nei primi anni Cinquanta lavorò alla compilazione di un'antologia di scrittrici, Il Libro delle ottanta poetesse, concepita come "una raccolta mai tentata delle più pure pagine vergate da mano femminile attraverso i tempi", non venne tuttavia mai pubblicata. Nel 1955 si trasferì a Roma, dove il padre fu chiamato a dirigere il conservatorio di Santa Cecilia e il Collegio di Musica. In questa città, verso la quale ebbe sempre un rapporto controverso. Al 1958 risale l'incontro per lei fondamentale, con lo studioso e scrittore Elémire Zolla, con il quale visse fino alla morte. Negli ultimi anni di vita ebbe un intenso scambio epistolare con il filosofo Andrea Emo, che come lei visse appartato e la cui opera solo di recente è stata scoperta e pubblicata postuma. Nel 1956 presso l'editore Vanni Scheiwiller di Milano apparve il suo primo libro, la raccolta di poesie Passo d' addio. Nel 1962 uscì da Vallecchi il volume di saggi Fiaba e mistero, in parte confluito nel libro successivo, Il flauto e il tappeto, pubblicato nel 1971 da Rusconi. L'ultimo decennio della sua vita la vide emarginata dalla scena culturale. Così Elémire Zolla ricorda quegli anni: «Durante la vita Vittoria non fu menzionata da nessuno di coloro che oggi si sentono liberi di parlarne. Non desidero valutare i loro criteri di silenzio e se mai volessi dichiararli, sarei portato molto lontano, dove non desidero andare. Fece eccezione Calasso, che osò scriverne un necrologio per il Corriere della Sera». La Campo fu tra i fondatori della prima associazione di Cattolici tradizionalisti, Una Voce. Sulla rivista Conoscenza religiosa, diretta da Elémire Zolla, apparvero gli ultimi scritti della Campo, tra i quali vanno ricordati lo stupendo saggio Sensi soprannaturali e le poesie ispirate alla liturgia bizantina. Cristina Campo morì a Roma nel 1977, a 53 anni. Si ritiene che parte delle sue carte sia andata perduta.
ma di noi sopra una sola teca di cristallo popoli studiosi scriveranno forse, tra mille inverni: «nessun vincolo univa questi morti nella necropoli deserta» » |
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(Cristina Campo, da Moriremo lontani)
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