Abbiamo pubblicato poesie strane e originali, ora proviamo a inserire le stranezze dei poeti.
Infatti i Sommi Poeti, famosi per le loro splendide opere letterarie, non sono però altrettanto noti per una vita sana, regolare e dentro gli schemi, di seguito una Top 5 sulle stranezze di questi illustri autori.
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5) Vittorio Alfieri
Sembra che, il buon Vittorio, oltre ad aver collezionato, nel corso della propria esistenza in giro per l’Europa, più malattie veneree di Madonna, dopo la rappresentazione, nel 1775, della tragedia “Cleopatra”, giudicò immeritati gli applausi, e, per mettersi in grado di meritarne davvero, si diede a studiare con quella foga e quell’accanimento che resero proverbiale la sua forza di volontà. Leggenda o realtà che si facesse legare ad una sedia dal suo cameriere, dandogli ordine di non slegarlo per date ore e spesso ripeteva la famosa frase: “Volli, sempre volli, fortissimamente volli”.
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4) Marcel Proust
Viene ricordato anche come “L’angelo della notte”. Ciò sta a indicare una abitudine che si consolidò a un certo punto della sua esistenza. Infatti, dopo anni di vita mondana con frequentazione di salotti alla moda, numerosi viaggi e addirittura un duello, si dette, in seguito all’aggravamento delle condizioni di salute, a vita ritirata e a una vera e propria autoreclusione. Nel 1909, lasciato l’appartamento di rue de Courcelles, si trasferì al n. 102 del Boulevard Haussmann a Parigi, nel quale fece rivestire di sughero – per garantirsi un isolamento acustico – le pareti della stanza da letto dove si dedicò interamente alla stesura della suo monumentale romanzo, “La ricerca del tempo perduto”, nel quale rievocò la sua vita precedente. Proust dormiva di giorno, con le imposte chiuse per evitare la luce, e scriveva di notte disteso a letto. Si abbonò addirittura al “Teatrofono”, che gli permetteva di ascoltare da casa, attraverso il telefono, rappresentazioni tenute nei teatri parigini. Curiosità riguardo la “Ricerca”: l’Albertina della romanzo era in realtà un autista che lui amava profondamente in quel suo modo malato e del tutto personale. Lo scrittore lo riempì di regali e regaletti, ma il ragazzo morì in un incidente stradale lasciando disperato il povero Marcel……
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3) Lev Tolstoj
Tolstoj litigava continuamente (Così riportano fonti dell’epoca) con la moglie pittrice (Lev preferiva la povertà piuttosto che fastidiose ricchezze….almeno così amava ripetere) e spesso e volentieri concludeva gli alterchi familiari con un tentativo di fuga da casa. (Per la cronaca l’unica volta che quest’azione erica gli riuscì, nel 1910, si allontanò di nascosto ma durante il viaggio si ammalò e morì di polmonite alla stazione ferroviaria di Astapov)
Il ragazzotto Russo non era certo uno stinco di santo: era stato innamorato, in gioventù, di una ragazza, che abbandonò per andare a fare le sue esperienze a spasso per l’Europa; tornato in Russia si ripresentò dall’amata, ma decise di virare sulla figlia dell’ormai cresciuta ex amante, sposandola qualche tempo più tardi.
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2) Giacomo Leopardi
Un’enciclopedia di stranezze e follie, come tramandato da Ranieri, suo ospite in quel di Napoli negli ultimi anni di vita del poeta.
Faceva colazione nel pomeriggio e pranzava anche a mezzanotte; e bisognava cucinare apposta per lui.
Obbediva alle prescrizioni del medico esagerandole: se gli si diceva che bisognava evitare la luce, si faceva rinchiudere al buio completo e inveiva contro chiunque facesse passare un solo spiragli di luce; se gli si diceva che abbisognava di un po’ di luce, faceva spalancare tutto e si esponeva al sole; se gli si raccomandava qualche passeggiatina quotidiana, correva per la città fino a stancarsi; se gli si diceva che aveva esagerato, si afflosciava sul letto per giorni…
Aveva passione per i gelati e i tarallini zuccherati, che però dovevano essere solo quelli di Vito Pinto, l’esclusivismo di Leopardi rasentava la paranoia: i gelati di Vito Pinto e i tarallini dovevano essere freschi; quelli del giorno precedente non erano più buoni. La paranioa fu tale che il pasticcere si arricchì al punto da poter comprare il titolo di barone.
Era trascuratissimo nel vestire: i suoi vestiti puzzavano sempre di tabacco; i suoi indumenti intimi avevano bisogno di un lavaggio preventivo in casa, prima di poterli affidare alla lavandaia, che diversamente non li avrebbe accettati.
Reclamava la morte, ma era convinto di essere longevo, ad onta dei medici, perché riteneva di avere soltanto una forma di asma nervosa.
Si illuse di risolvere definitivamente i suoi problemi economici con il giuoco del Lotto e studiò sistemi e combinazioni con il cuoco Pasquale.
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1) Gabriele D’Annunzio
Fatto curioso è l’idiosincrasia di D’annunzio per il cibo, o meglio per la ritualità ad esso connessa. D’annunzio aveva una bruttissima dentatura (carie, denti storti o mancanti ecc…) e quindi, per vergogna, preferiva mangiare in solitudine per poi, a pancia piena, presentarsi alla bella del momento. L’invito fatto ad una donna non prevedeva mai la cena, semmai solo il dopo-cena.
Invecchiando, odiando spogliarsi davanti alle sue donne mostrando il suo corpo ormai decomposto, si fece cucire un pigiama con un buco, cosi non aveva bisogno di togliersi i vestiti di dosso. Un’altra famosa leggenda metropolitana su D’Annunzio è quella che amava vedere le sue tante amanti mentre defecavano, per questo metteva sulla sua faccia un vetro su cui dovevano espletare i propri bisogni, talvolta non utilizzava neppure questo vetro.
Altre pillole curiose su Gabry: come pensatoio utilizzava una bara, amava cavalcare nudo per il parco del Vittoriale per farsi notare dalle donne di Gardone e aveva un rapporto di simpatia-antipatia per Mussolini: ogni volta che il Duce lo visitava al Vittoriale, lo faceva attendere per ore su una sedia scomoda prima di venire ricevuto. Praticava sesso bestiale con un’oca, le sue pantofole avevano la forma di un pene, l’imbottitura dei suoi cuscini era costituita dai capelli delle sue amanti e ultimo ma non ultimo: le sue pantofole avevano inserti di pelle umana.
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