De: solidea (Mensaje original) |
Enviado: 24/10/2011 11:58 |
Il giovane Tito studiò giurisprudenza all'Università di Padova. Durante lo studio, il suo talento venne scoperto da un amico di famiglia, che gli suggerì di studiare canto lirico. E così, nel 1932, Gobbi si trasferì a Roma per studiare canto. Ad accompagnarlo al pianoforte alla prima audizione fu Tilde De Rensis, figlia del musicologo Raffaello, che nel 1937 divenne sua moglie. Dal matrimonio nacque un'unica figlia, Cecilia, che si occupa dell'"Associazione Tito Gobbi", un sito per onorare la memoria del baritono scomparso. La prima esperienza per Tito Gobbi su un palcoscenico fu nel 1935, a Gubbio, interpretando il Conte Rodolfo in La sonnambula. Successivamente vinse il Concorso Internazionale di Canto a Vienna, cui seguì I condottieri, il primo dei suoi 26 film, e una borsa di studio al Teatro alla Scala di Milano. Nel 1937 debuttò come Giorgio Germont in La traviata al Teatro Adriano di Roma. Nel 1942, sempre alla Scala, fu protagonista della prima italiana del Wozzeck di Alban Berg (nel ruolo del titolo), uno dei suoi capolavori, che in seguito canterà ancora a Napoli e a Vienna; la sua ultima recita di Wozzeck sarà registrata per la RAI a Roma nel 1954. Oltre al Wozzeck, cantò Nebbie di Ottorino Respighi . Andando avanti con gli anni, il suo repertorio cominciò a diventare molto vasto, fino a comprendere oltre 136 personaggi in più di 100 opere liriche di epoche diverse e tanti altri teatri italiani sia in quelli esteri. Nel 1947 tornò alla Scala per cantare La dannazione di Faust in lingua italiana. Sempre nello stesso anno, con Rigoletto a Stoccolma cominciò la carriera internazionale, che lo portò in tutto il mondo, in un arco di tempo così vasto da avere come partner molti dei maggiori interpreti del teatro lirico del XX secolo. La sua voce divenne, verso gli anni cinquanta, più scura e potente, tale da consentirgli di cimentarsi anche nelle opere di Richard Wagner. Il suo repertorio comprendeva anche la musica rinascimentale e la musica barocca, per esempio L'Orfeo e il testo Il combattimento di Tancredi e Clorinda, Il Pompeo, canzoni di Giacomo Carissimi, Alessandro Scarlatti, Giuseppe Giordani, Antonio Vivaldi, Francesco Cavalli e canzoni napoletane. Inoltre si ricorda come grande Figaro in Il barbiere di Siviglia e come protagonista in Guglielmo Tell, e Lord Enrico in Lucia di Lammermoor di Donizetti. Cantò poi musica del classicismo, di Carl Maria von Weber e Wolfgang Amadeus Mozart. Dal 1952 al 1964 cominciò a fare molte incisioni in studio, soprattutto al Teatro alla Scala. La sua notorietà è rimasta legata a molti ruoli: oltre quelli già citati, vanno ricordati almeno Renato in Un ballo in maschera, Cinna in La Vestale di Gaspare Spontini, Nabucco, il Dottor Malatesta nel Don Pasquale, il Messaggero degli spiriti in La donna senz'ombra e tanti altri. Ma il ruolo da lui più frequentato è stato quello del Barone Scarpia (circa 900 recite) nella Tosca di Giacomo Puccini, a fianco di Renata Tebaldi, Maria Callas, etc.. Altro ruolo fu Jago nell'Otello di Verdi (circa 500 recite). Dell'arte di Tito Gobbi restano molti documenti: incisioni in studio di arie e di due opere complete, oltre a moltissime registrazioni "live"; restano anche alcuni film, in particolare quelli d'opera degli anni quaranta-cinquanta: Il barbiere di Siviglia, Rigoletto, La forza del destino, Pagliacci - Amore tragico (con Gina Lollobrigida), L'elisir d'amore, Cavalleria rusticana, ecc. In quell'epoca questi e altri film musicali contribuivano molto alla popolarità dei cantanti lirici. Il suo ultimo ruolo in teatro è stato il Narratore in Le Villi nel 1979, con la sua regia e con il direttore Lorin Maazel (incisione che ha vinto il Grammy Award). Il suo ultimo debutto in quanto alla regia è stato di Ernani, a Napoli nel 1982. A tutto questo si affiancò, dal 1973, l'insegnamento: varie masterclass live, in America (Rosary College e Juilliard School) e in vari paesi d'Europa, anche in Italia a Firenze (Villa Schifanoia) e ad Asolo, formando un gran numero di artisti. Egli stesso desiderava che i giovani amassero l'opera, come testimoniano queste frasi:
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« Io penso e credo che sia mio dovere trasferire alle giovani generazioni quello che io ho avuto la fortuna di apprendere in più di quarant'anni di carriera. Non credo che il patrimonio d'esperienza che ho accumulato debba sparire con me. » |
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« Il mio obiettivo è di affinare il talento dei giovani cantanti per farne degli interpreti, i cantanti-attori che voleva Verdi. Io insegno lasciando spazio allo sviluppo della personalità artistica degli allievi e alla loro interpretazione. » |
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