Progettiamo il futuro, con l’illusione che potrà essere esattamente come ce l’aspettiamo, e ci dimentichiamo di cogliere le meraviglie che ci offre il presente. Ci ancoriamo al passato, al tempo che fu, quando tutto appariva roseo, i cibi più gustosi, le relazioni più armoniche, e trascuriamo il fatto che proprio oggi possiamo rendere più appetibili le nostre pietanze e le relazioni più serene. Il presente ci offre in continuazione nuove opportunità: ne siamo consapevoli? Siamo in grado di coglierle, di metterle a frutto? O siamo troppo impegnati a lamentarci, oppure a fare progetti per sfuggire a ciò che concretamente si potrebbe fare ora? Siamo artefici attivi della nostra esistenza o ci limitiamo a lasciarci trasportare dalla corrente di un fiume in piena o di un rigagnolo stagnante? Vivere nel presente è come un “essere a casa”, dimorare in noi, cosicché quando qualcuno bussa alla nostra porta siamo pronti ad accoglierlo. Possiamo viaggiare, allontanarci dal nostro porto sicuro con la serenità d’animo di potervi fare ritorno, conoscendo la strada che ci riporta verso esso, arricchiti ed evoluti. Se questo non si verifica si vive con un senso costante di estraneità, come potrebbe essere il trovarsi in terra straniera: ci si sente sempre un po’ forestieri, mai perfettamente integrati, mai pienamente in grado di interagire con noi stessi e con chi ci circonda. Il senso di estraneità, di alienazione, di disconnessione è presente soprattutto a livello del corpo che cessa così di essere uno strumento per entrare in contatto e conoscere il mondo. Abdicare alla nostra esistenza, abbandonare la nostra responsabilità è come lasciare che un cavallo a cui siamo in groppa scelga la direzione ove procedere per poi lagnarci se non era quella che ci si attendeva. Prendiamo in mano le redini della nostra vita, facciamolo adesso. Torniamo a casa, a casa nostra, l’unica di cui siamo padroni, l’unica in cui possiamo sentirci veramente liberi di essere noi stessi. Vivere nel presente, essere in se stessi sono condizioni costantemente a portata di mano: siamo noi che decidiamo di afferrarle o meno.Non lasciamoci sopraffare dal marito o dai figli, per poi continuare a lamentarci Il senso di attenzione, di presenza a noi stessi, di autoconsapevolezza si può coltivare. A mano a mano che diviene parte di noi ci si rende conto di come sia una condizione del tutto naturale. A quel punto è come se il senso del tempo passasse in secondo piano: il suo scorrere non è più né troppo lento, né troppo veloce. E’ una sorta di dimensione ‘senza tempo’, in cui si può cogliere l’eternità in un istante. E’ una condizione opposta al senso di urgenza. E’ la risposta a ciò che è veramente prioritario, importante per se stessi qui e ora. Non nel passato, non nel futuro, ma nel presente.