debba in qualche modo incominciare una chitarra. »
(Fabrizio De André, Amico fragile)
Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999
I testi delle sue canzoni, nelle quali ha raccontato storie di emarginati, ribelli, prostitute e persone spesso ai margini della società sono ritenute da alcuni delle vere e proprie poesie (tanto che alcuni di essi sono stati inseriti in alcune antologie scolastiche di letteratura).
Era conosciuto anche come Faber: si tratta di un soprannome datogli dall’amico d’infanzia Paolo Villaggio.
Nel periodo di attività musicale ha prodotto tredici album in studio, più alcune canzoni inedite pubblicate solo come singoli oppure in antologie. (wikipedia)
Ma il suo amore per la poesia e la cultura si è manifestato tra l'altro anche con la traduzione e la trasposizione in musica del famoso ed originale poema americano SPOON RIVER.
GIUGNO 73
Faber
perché sono sposato e in più canto
però canto bene e non so se tua madre
sia altrettanto capace a vergognarsi di me.
è morta, tua sorella ne ha pianto,
quel giorno non avevano fiori, peccato,
quel giorno vendevano gazze parlanti.
A dirmi "Ciao come stai ", insomma non proprio a cantare
per quello ci sono già io come sai.
I miei amici sono tutti educati con te
però vestono in modo un po' strano
mi consigli di mandarli da un sarto e mi chiedi
"Sono loro stasera i migliori che abbiamo ".
Nell'imbuto di un polsino slacciato.
I miei amici ti hanno dato la mano,
li accompagno, il loro viaggio porta un po' più lontano.
il tuo accendino sai io l'ho già regalato
e lo stesso quei due peli d'elefante
mi fermavano il sangue
li ho dati a un passante.
i tuoi "Aiuto" saranno ancora salvati
io mi dico è stato meglio lasciarci
che non esserci mai incontrati.